Criminalità e sicurezza

Criminalità e sicurezza

150 150 Un anno in carcere - XIV rapporto sulle condizioni di detenzione a cura di Associazione Antigone

Andrea Oleandri

Reati e carcere. Un rapporto non lineare

L’andamento dei reati e dei detenuti viaggiano in direzione opposta. Segno che la crescita del carcere non risponde all’andamento della criminalità, ma piuttosto al clima culturale e politico

Il Commissario Montalbano, l’Ispettore Coliandro, il Commissario Schiavone. Sono queste alcune delle fiction italiane di genere poliziesco che hanno caratterizzato (o caratterizzano ancora) la televisione italiana, luogo in cui – possiamo dire – avvengono la maggior parte dei crimini commessi in Italia.

Già, perché se è vero che tutte queste serie televisive partono da un comune denominatore, ovvero la commissione di un reato, nella maggior parte dei casi uno o più omicidi, altrettanto non accade nella realtà dove i crimini sono in costante calo negli ultimi anni.

Per quanto possa sembrare un paradosso, non lo è se si vanno a guardare i dati più recenti a nostra disposizione.

A partire dagli omicidi volontari denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, scopriamo infatti che nel 2016, quelli commessi, sono stati 400. Un calo costante si è registrato a partire dal 2007, quando furono 627.

Solo nel 2013 si è registrato un picco. Quell’anno gli omicidi volontari commessi furono 868. A spiegare questo dato però c’è stato un evento che in molti ricorderanno. Il 3 ottobre, in prossimità delle coste di Lampedusa, affondò una nave carica di migranti. A perdere la vita furono 366 persone. Tutti questi morti furono inclusi nelle statistiche relative appunto agli omicidi volontari, facendo lievitare il loro numero.  

Andando a guardare il dato geografico scopriamo che l’area del Paese dove nel 2016 si sono consumati più omicidi volontari è stato il Sud con 149 reati denunciati. Una situazione di sostanziale equilibrio si registra invece nelle altre aree: sono stati 70 gli omicidi nel Nord-Ovest, 64 nel Nord-Est, 63 nel Centro Italia e 54 nelle Isole. Scomponendo il dato a livello regionale si scopre che 82 sono stati quelli commessi in Campania, 39 in Sicilia, 38 in Puglia e 37 in Lombardia. L’unica regione dove nessun omicidio volontario è stato denunciato all’autorità giudiziaria è la Valle D’Aosta.

Un dato, questo degli omicidi, tra i più bassi a livello europeo. In Italia, prendendo in questo caso come riferimento il 2015, si commettevano 0,77 omicidi ogni milioni di abitanti. Minori di quelli del nostro paese, nell’Europa a 28, solo i tassi di Polonia (0,75%), Svizzera (0,69%), Spagna (0,65%) e Austria (0,49%).

Tasso di omicidi in alcuni paesi europei

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Germania 0,8 0,88 0,85 0,86 0,77 0,77 0,8 0,81
Belgio 1,9 1,76 1,74 1,95 1,85 1,84 1,86 1,96
Grecia 1,24 1,29 1,58 1,65 1,49 1,28 0,96 0,79
Spagna 0,89 0,89 0,86 0,82 0,78 0,65 0,69 0,65
Francia 1,6 1,27 1,23 1,32 1,2 1,18 1,2 1,53
Italia 1,05 1 0,89 0,93 0,89 0,84 0,78 0,77
Paesi bassi 0,91 0,93 0,87 0,86 0,87 0,74 : :
Polonia 1,21 1,29 1,15 1,18 0,99 0,78 0,74 0,75
Romania 2,28 1,94 1,88 1,56 1,88 1,68 1,49 1,46
UK 1,45 1,44 1,44 1,32 1,10 1,05 0,98 1,25

All’interno di questa categoria una nota a parte meritano gli omicidi che vedono vittime le donne. Infatti, nel corso del 2016 questi sono stati 149, il 37,25% di tutti quelli commessi. In molti casi si può parlare di femminicidio se si analizza la relazione autore/vittima. Di quei 149 omicidi, infatti, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente.

Concentrandoci sulle altre fattispecie criminose, scopriamo che a calare non sono solo gli omicidi volontari. Negli ultimi 10 anni c’è stata una contrazione di tutti i reati, sia quelli contro la persona che quelli contro il patrimonio. Se nel 2006 infatti quelli denunciati erano vicino ai 3 milioni (2.771.490), nell’ultimo anno interamente disponibile, il 2016, sono scesi sotto i 2 milioni e mezzo (2.487.389), arrivando in molti casi ai minimi storici.

I tentati omicidi nel 2016 sono stati 1.079 quando solo 10 anni prima erano circa 400 in più, con un calo dell’11,3% in un solo anno. A diminuire sono stati anche gli omicidi colposi. Ne sono stati registrati 1.628 (circa il 7% in meno rispetto all’anno prima), il dato più basso degli ultimi 10 anni, fatta esclusione per il 2013 quando erano stati 1.597. Nel 2006 furono 2.148.

Una contrazione dei reati si registra anche prendendo in considerazione furti e rapine.

Per ciò che riguarda i furti, nel 2016, sono stati 1.346.630 con un calo dell’8% rispetto all’anno precedente. Per trovare dati – di poco – inferiori bisogna andare al biennio 2009-2010. A calare sono tutte le sottocategorie riferite a questo reato: di furti nelle abitazioni a quelli negli esercizi commerciali, da quelli con strappo a quelli di autovetture e motocicli. Le aree geografiche dove se ne subiscono di più sono il Nord Ovest e il Centro Italia.

Venendo alle rapine, invece, nel 2016 sono state 32.918 (meno 6,1% rispetto al 2015), il numero di reati denunciati all’autorità giudiziaria più basso dal 2006 ad oggi.

A salire leggermente rispetto al 2015 sono stati invece gli omicidi preterintenzionali e le violenze sessuali. Tuttavia proprio il 2015 per questi due reati ha segnato il livello più basso considerando sempre l’arco temporale degli ultimi 10 anni e, i reati del 2016, sono in entrambi i casi il secondo dato migliore, segnando anche in questi casi il trend di decrescita che si registra per tutte le altre fattispecie criminose. Per quanto riguarda gli omicidi preterintenzionali ne sono registrati 24, erano stati 20 nel 2015, mentre negli altri anni si viaggiava costantemente sopra i 30 per arrivare al picco di 54 nel 2007. Le violenze sessuali invece sono state 4.046 nel 2016, erano 46 in meno l’anno precedente ma, anche in questo caso, molto lontane dagli anni passati quando, in alcuni casi, si erano avvicinate alle 5.000.

A crescere, in percentuale importante, sono stati invece i reati rientranti nella normativa sugli stupefacenti che hanno visto un incremento di circa il 10% rispetto al 2015. Relativamente a quest’ultima fattispecie, osservando il dato di chi entra in carcere, sappiamo che gran parte di questi reati afferiscono alla sfera relativa alla cannabis, la cui legalizzazione porterebbe ad un calo di questo tipo di crimine, liberando al contempo risorse a livello di polizia, tribunali e carceri.

Diminuiscono i reati, crescono i detenuti

Passando in rassegna i dati relativi alla commissioni di reati, la prima cosa che emerge è come l’Italia sia un un paese in cui l’emergenza criminalità, certamente utile in campagna elettorale, non trova però riscontro nella realtà.

Tuttavia la percezione pubblica, costruita anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, può incidere anche sull’operato delle forze dell’ordine e dei giudici e, di conseguenza, sul piano penale e penitenziario.

Volgendo lo sguardo al numero degli ingressi in carcere dalla libertà, anche in questo caso prendendo in riferimento i dati dal 2006 ad oggi, possiamo vedere come proprio nel 2006 questi furono 90.714 (quando i reati commessi erano quasi 2.8 milioni). Da allora, salvo un picco nel 2008, il numero è sempre calato, senza che tuttavia calassero i reati commessi. La decrescita è proseguita fino al 2015, quando gli ingressi in carcere dalla libertà furono 45.823 a fronte di poco meno di 2.7 milioni di reati, per poi ricominciare a salire. Così nel 2016 – ultimo dato comparabile – gli ingressi erano circa 1.500 in più dell’anno precedente, mentre i reati denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria erano 200.000 in meno.

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
REATI 2771490 2933146 2709888 2629831 2621019 2763012 2818834 2892155 2812936 2687249 2487389
DETENUTI 39005 48693 58127 64791 67961 66897 65701 62536 53623 52164 54653

Osservando il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane, l’assenza di qualsivoglia rapporto tra reati commessi e incarcerazione è ancora più evidente. Sempre nel 2006 le persone presenti nei penitenziari italiani erano 39.000. Con un aumento costante nel numero dei detenuti il picco di presenze si registrò nel 2010 quando arrivarono ad essere quasi 68.000. Ciò nonostante in questo arco di tempo, salvo un aumento nel 2007, il numero di reati era rimasto pressoché stabile, diminuendo proprio tra il 2009 e il 2010. Proprio a partire da questo ultimo anno il numero dei detenuti è iniziato a scendere, mentre i reati denunciati hanno iniziato a salire. La diminuzione delle presenze nelle carceri ha raggiunto il suo minimo nel 2015, per poi iniziare a risalire. Nel 2016 i detenuti erano 54.653 e i reati meno di 2.5 milioni. Incrociando i dati definitivi forniti dal ministero della Giustizia sul numero dei detenuti e quelli provvisori forniti dal Ministero dell’Interno, possiamo senz’altro dire che questo andamento divergente è proseguito anche nell’ultimo anno.

In tal senso possiamo certamente sottolineare due cose. Da una parte è evidente come non siano le politiche penali a rappresentare un deterrente contro la criminalità, di qualsiasi tipo essa sia. Non è la promessa di più carcere o pene più dure a far calare il numero di reati, come dimostrano ampiamente i dati che abbiamo preso in esame. Dall’altra parte è evidente come l’aumento del numero delle persone presenti nelle carceri italiane, registrato negli ultimi due anni, nulla abbia a che vedere con la questione criminalità, ma sia figlio di un sistema politico che per accrescere i propri consensi ha fatto leva sulla paura dei cittadini e agitando lo spettro della sicurezza. Elementi, questi, tipici del populismo penale e dell’utilizzo dello stesso diritto penale in senso repressivo e antigarantista, senza – come detto – nessuna efficacia nel prevenire i crimini.