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XV rapporto sulle condizioni di detenzione

Numeri della popolazione detenuta

Numeri della popolazione detenuta

Numeri della popolazione detenuta

1024 491 XV rapporto sulle condizioni di detenzione

Numeri della popolazione detenuta

Vent’anni di affollamento penitenziario in Italia

“Sono 60.439 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 aprile 2019. Quasi 10.000 in più dei 50.511 posti letto ufficialmente disponibili”

Sono 60.439 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 aprile 2019. Quasi 10.000 in più dei 50.511 posti letto ufficialmente disponibili – cui si debbono sottrarre gli eventuali spazi momentaneamente in manutenzione – per un tasso di affollamento ufficiale che sfiora il 120%. Le donne sono 2.659, pari al 4,4% del totale. Il 33,6% è composto da detenuti stranieri, che in numero assoluto sono 20.324.

“È dall’inizio del 2016 che si inverte nuovamente la tendenza, registrando un continuo aumento del numero dei detenuti. Un aumento non imputabile all’incremento degli ingressi in carcere”

Vent’anni fa, alla fine del 1998, i detenuti erano 47.811. All’inizio di quel decennio (30 giugno 1991) erano 31.053. Poco meno della metà delle presenze di oggi. Comincerà con il nuovo millennio la crescita impazzita della carcerazione, senza che ad essa corrisponda un parallelo aumento nel numero dei reati commessi.

Andamento della popolazione detenuta

Fonte: nostra elaborazione su dati DAP

1998 47.811
1999 51.814
2000 53.165
2001 55.275
2002 55.670
2003 54.237
2004 56.068
2005 59.523
2006 39.005
2007 48.693
2008 58.127
2009 64.791
2010 67.961
2011 66.897
2012 65.701
2013 62.536
2014 53.623
2015 52.164
2016 54.653
2017 57.608
2018 59.655
2019 60.611

Il dato del 2019 è riferito al 31 marzo. Tutti gli altri al 31 dicembre.

Fatta eccezione per la breve parentesi dell’indulto del 2006, la popolazione detenuta è stata tendenzialmente in continuo aumento fino al picco del 2010, quando a metà anno aveva raggiunto le 68.258 unità (tasso di affollamento ufficiale pari al 153%). Fu quello l’anno della dichiarazione governativa dello stato di emergenza penitenziaria, che vide il governo Berlusconi prendere il provvedimento deflattivo della possibile esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a un anno, portato nel 2011 a un anno e mezzo.

Il 2013 è l’anno della condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella nota sentenza Torreggiani relativa ai trattamenti inumani e degradanti legati al sovraffollamento carcerario. Con le misure prese a seguito della sentenza, i numeri della popolazione detenuta sono cominciati a calare ulteriormente, fino al 31 dicembre del 2015, quando le persone recluse nelle carceri italiane erano 52.164.

È dall’inizio del 2016 che si inverte nuovamente la tendenza, registrando un continuo aumento del numero dei detenuti. Un aumento non imputabile all’incremento degli ingressi in carcere, che nel 2018 è stato inferiore ai due anni precedenti (47.257 persone entrate in carcere durante l’anno, contro le 48.144 del 2017 e le 47.342 del 2016) ma che soprattutto è quasi dimezzato rispetto a dieci anni fa: nel 2008, quando al 31 dicembre si contavano 58.127 detenuti (circa 2.500 meno di oggi), gli ingressi in carcere dalla libertà erano stati 92.800. Per non parlare degli anni culmine della lotta alla mafia, all’indomani delle stragi del 1992, quando gli ingressi erano stati 98.119 nel 1993 (50.348 i detenuti presenti alla fine dell’anno, oltre 10.000 meno di oggi) e 98.245 nel 1994 (51.165 i detenuti al 31 dicembre).

“È riscontrabile tuttavia anche un allungamento delle pene scontate dai detenuti condannati in via definitiva, nonostante non si abbia un parallelo aumento della gravità dei reati commessi.

Ingressi dalla libertà

Andamento della popolazione detenuta

Fonte: nostra elaborazione su dati DAP

1998 87.134
1999 87.862
2000 81.397
2001 78.649
2002 81.185
2003 81.790
2004 82.275
2005 89.887
2006 90.714
2007 90.441
2008 92.800
2009 88.066
2010 84.641
2011 76.982
2012 63.020
2013 59.390
2014 50.217
2015 45.823
2016 47.342
2017 48.144
2018 47.257

Il dato del 2019 è riferito al 31 marzo. Tutti gli altri al 31 dicembre.

Ciò è spiegabile con diverse considerazioni, tra cui sicuramente una riduzione del fenomeno cosiddetto delle ‘porte girevoli’, vale a dire delle permanenze in carcere di arrestati in flagranza di reato per periodi brevissimi in attesa dell’udienza di convalida. È riscontrabile tuttavia anche un allungamento delle pene scontate dai detenuti condannati in via definitiva, nonostante non si abbia un parallelo aumento della gravità dei reati commessi. Se nel 2008 l’11% dei condannati scontava una pena inferiore a un anno, nel 2018 ciò accadeva solo al 4,4%. Se nel 2008 il 47,1% dei condannati scontava una pena compresa tra 1 e 5 anni, nel 2018 ciò accadeva al 41,4%. Se viceversa nel 2008 il 18% dei condannati scontava una pena più lunga e compresa tra i 5 e i 10 anni, nel 2018 questa percentuale saliva al 26,8%. Tali percentuali non sono però ascrivibili a un maggiore accesso odierno alle misure alternative per coloro che avrebbero da scontare pene detentive brevi, come mostra il confronto tra i numeri dell’esecuzione penale esterna e del carcere. La diminuzione del flusso in uscita è in generale responsabile nell’attuale crescita della popolazione reclusa.

La regione italiana con più detenuti è la Lombardia (8.610), seguita da Campania (7.844), Lazio (6.528) e Sicilia (6.509). La regione dove il tasso di affollamento è maggiore è la Puglia (160,5%), seguita – se escludiamo i piccoli numeri del Molise (solo 419 detenuti nei 3 istituti penitenziari, ma con un tasso di affollamento del 155,2%) – dalla Lombardia (138,9%). Le sole regioni che non presentano sovraffollamento sono la Sardegna, con un tasso del 79,4% complessivo nei suoi 10 istituti penitenziari, e le Marche, con un tasso del 98% per 7 istituti.

“Tra le 85 carceri visitate da Antigone nel 2018, sono 16 (il 18,8%) quelle in cui abbiamo avuto modo di osservare direttamente celle nelle quali non venivano garantiti i 3 metri quadri di spazio a persona.

Sono 42 gli istituti di pena con un tasso di affollamento superiore al 150%. Di questi, 10 si trovano in Lombardia e 6 in Puglia. Le carceri di Taranto e Como, con un tasso di affollamento rispettivamente del 199,7% e del 197%, sono percentualmente le più sovraffollate d’Italia. Seguono l’istituto di Chieti (193,6%), quello di Brescia Canton Mombello (193,1%) e quello di Larino (192,1%).

Ma ancor più significativo è il dato assoluto dei detenuti in sovrannumero rispetto ai posti letto disponibili. In 42 carceri italiane lo scarto tra numero dei detenuti e posti letto regolamentari supera le 100 unità. Tra queste, in 17 lo scarto supera le 200 unità, talvolta anche in maniera decisamente considerevole. Nel carcere napoletano di Poggioreale sono alloggiati 731 detenuti in più di quelli che l’istituto potrebbe contenere mentre nell’altro carcere cittadino, quello di Secondigliano, ‘solo’ 418. Anche il colosso penitenziario romano, il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, ospita oltre 400 detenuti in più della sua capienza. A Regina Coeli lo scarto è di 381 unità, a Milano Opera di 387, a Torino di 341, a Taranto di 305, a Bologna di 303 mentre a Lecce ben 415 detenuti vanno a sommarsi a quelli per i quali il posto letto è regolamentare.

Tra le 85 carceri visitate da Antigone nel 2018, sono 16 quelle in cui abbiamo avuto modo di osservare direttamente celle nelle quali non venivano garantiti i 3 metri quadri di spazio a persona, soglia considerata dalla Corte di Strasburgo quale parametro minimo al di sotto del quale estremo è il rischio di trattamento inumano o degradante. Compaiono tra queste il carcere di Milano Opera ed entrambi gli istituti napoletani. A questi si aggiungono le carceri di: Bergamo, Milano San Vittore, Monza, Voghera, Alba, Pisa, Campobasso, Civitavecchia Nuovo Complesso, Turi, Trani femminile, Catanzaro, Catania Piazza Lanza e Nuoro.