«Caro Walter, come ebrei ti diciamo: non cacciare gli zingari dalla città», Il Manifesto, 23/05/07

«Caro Walter, come ebrei ti diciamo: non cacciare gli zingari dalla città»

Come cittadini italiani appartenenti a una minoranza, quella ebraica, ci opponiamo alla cacciata dei rom da Roma per tre precisi motivi:
1) Come ebrei abbiamo memoria della storia di questo popolo vittima insieme a noi della più grande barbarie prodotta dalla civiltà occidentale, la Shoah. E' il popolo che ha pagato più di ogni altro l'industrializzazione del mondo occidentale con una crescente emarginazione produttiva ed esistenziale. Mentre con l'avvento della società moderna la maggior parte dei cittadini acquistava nuove libertà, i rom venivano stigmatizzati per la loro improduttività (d'altra parte l'accusa di devianza rispetto all'ottica della produttività non è molto dissimile da quelle portate storicamente contro noi ebrei), additati a pubblico disprezzo e discriminati, impedendo alla loro diversità culturale di mescolarsi a tutte le altre.
2) Come cittadini di fronte al problema della sicurezza, evidente nelle nostre metropoli (ma le cui cause vanno ricondotte ad un processo involutivo dovuto alle politiche urbanistiche degli ultimi decenni), riteniamo che la deriva securitaria che hanno preso alcuni sindaci di sinistra, partendo da Cofferati, passando per Chiamparino, Zanonato, per arrivare a Veltroni, ora legittimati dal ministro dell'interno Amato, rappresenti non solo una perdita di memoria storica ma anche un pericoloso rincorrere gli umori della cosiddetta gente aizzati a bella posta dai cosiddetti imprenditori politici del razzismo nostrano, un tempo tutti collocati a destra. Inoltre viene leso un caposaldo dello stato di diritto che vuole che le persone siano considerate come individui e non come gruppo, perché in caso di misure collettive viene trattato allo stesso modo chi ha diversi comportamenti e nel caso di misure repressive le pagano anche coloro che sono completamente estranee a condotte illecite, solo perché facenti parte della categoria sociale presa di mira. Un politico di sinistra, non cedendo sulle infrazioni della legge commesse dai singoli, dovrebbe porsi rispetto ai gruppi sociali con l'ottica dell'integrazione per promuovere la conoscenza reciproca tra le culture e nel caso specifico innanzitutto «fare storia della cultura rom».
3) E' da tempo in atto una campagna virulenta che partendo da specifici fatti di cronaca e ignorando altri episodi che vedono come vittime gli immigrati, vede schierate le televisioni, i giornali (purtroppo anche legati all'attuale maggioranza governativa come Repubblica), il centrodestra e parte del centrosinistra. Si alimenta un clima di paura che porta ad identificare nello «straniero» il capro espiatorio. Il concetto di «sicurezza» è declinato totalmente in chiave di ordine pubblico. Per noi sicurezza significa anche sicurezza di un posto di lavoro (o di un reddito), sicurezza di una casa, sicurezza di poter accedere a quei beni comuni, dall'acqua all'istruzione, fondativi di una comunità civica basata sull'inclusione e non sull'emarginazione sociale. La sicurezza o è sociale o non è! Con questo nostro appello sollecitiamo l'associazionismo politico, sociale e culturale, i singoli sensibili a fermare questa deriva, e parte della stessa classe politica non disposta a farsi arruolare in questa nuova, grave, crociata securitaria a prendere l'iniziativa e promuovere un appuntamento nei prossimi giorni a Roma per dare un segnale di civiltà e di opposizione a questa indecente campagna.
Irene Albert, Andrea Billau, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Ilan Cohen, Marina Del Monte, Gabriele Fiorentino, Giorgio Forti, Joan Haim, Dino Levi, Patrizia Mancini, Miriam Marino, Ernesto Muggia, Stefano Sarfati Nahmad, Carla Ortona, Renata Sarfati, Hanna Cristina Scaramella, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Jardena Tedeschi, Ornella Terracini.
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