Sono 1294 gli ergastolani reclusi nelle carceri italiane. L'8% del totale dei condannati. A questi vanno aggiunti tutti i cd. ergastoli bianchi, ossia gli internati a vita negli ospedali psichiatrici giudiziari. Un quarto degli ergastolani ha avuto la forza e il coraggio di uscire dalla penombra carceraria e di riproporre pubblicamente la questione della pena detentiva a vita. Sappiano loro che dovranno convincere un'opinione di massa che vorrebbe invece trasformare tutti i detenuti, dico tutti, in ergastolani
E' palesemente riduttivo pensare che chi ha sparato a zero contro l'indulto ne contestasse solo l'uscita anticipata di qualche mese o di tre anni; è evidente che ciò che realmente avrebbe voluto era che queste persone non uscissero mai più. Carmelo Musumeci è il primo firmatario dell'appello al capo dello stato. Da anni viene trasferito punitivamente da un carcere all'altro solo perché non rinuncia a essere persona titolare di diritti. E allora li rivendica, li esige davanti a tutte le autorità costituite. Riterreste mai pericoloso un uomo che si rivolge a un magistrato di sorveglianza, a un sottosegretario o ad Antigone per poter completare gli studi universitari? L'ergastolo non è una pena esistente solo sulla carta. Chiedetelo a quei 310 che hanno firmato l'appello inviato al Quirinale e a Maria Luisa Boccia, senatrice del Prc, prima firmataria del disegno di legge per l'abolizione dell'ergastolo. E proprio il Prc sta conducendo una coraggiosa battaglia su questo fronte impopolare. Poco meno di dieci anni fa il Senato approvò la trasformazione dell'ergastolo in una pena massima di 34 anni. Poi la discussione si arenò a Montecitorio. Prevalse il senso comune giustizialista.
Il dolore delle vittime va rispettato. Bisogna farlo però in silenzio, assicurando loro una giustizia rapida e efficace. Le legittime ragioni delle vittime non possono trasformare il diritto penale in vendetta. L'ergastolo è una pena contraria al senso di umanità. Per questo è costituzionalmente illegittima. La Consulta con un ragionamento contorto e capzioso ne ha confermato la legittimità sostenendo che nella prassi penitenziaria non esiste più. La bozza di riforma del codice penale elaborata dalla Commissione Pisapia ne prevederebbe il superamento. I 310 ergastolani che hanno firmato l'appello hanno avuto la forza di porre il tema al centro della discussione politica e mediatica. Lo hanno fatto partendo dalle loro storie e dai loro corpi incarcerati. Pochi si sono resi conto qualche settimana fa che nello stesso giorno in cui il presidente della Repubblica in visita nel carcere romano di Rebibbia affermava che bisognava rivedere il sistema delle pene e che queste dovevano essere improntate a umanità, il Dipartimento di pubblica sicurezza snocciolava dati sull'aumento della criminalità dopo l'indulto. Una strana coincidenza, visto che Giorgio Napolitano aveva partecipato alla marcia per l'amnistia. Nella campagna per l'abolizione dell'ergastolo che intendiamo riproporre siamo certi che ora inizieranno a levarsi le voci contrarie. E ci sarà chi entrerà a gamba tesa. Chiunque lo faccia si ricordi che, come dicono i 310 firmatari dell'appello, «l'ergastolo è una pena che rende il nostro futuro uguale al passato, un passato che schiaccia il presente e toglie speranza al futuro... E' una morte bevuta a sorsi». * Presidente di Antigone