ROMA - In un anno almeno 2.778 migranti, ma forse anche di più, sono stati rimandati in Libia poche ore dopo il loro arrivo a Lampedusa, "senza avere avuto accesso a metodi appropriati di identificazione né alla procedura di asilo, e dopo essere stati selezionati in tutta fretta sulla base della loro nazionalità presunta".
Lo afferma un rapporto della sezione italiana di Amnesty International - "Lampedusa: ingresso vietato" - che sintetizza l'ultimo anno di mobilitazione contro quelle che definisce "deportazioni e contro le gravi violazioni del principio di non-respingimento dei rifugiati e richiedenti asilo".
Contro queste violazioni - sottolinea una nota dell'organizzazione - hanno preso posizione molte altre ong, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati e il Parlamento europeo. Nel rapporto, Amnesty International "denuncia gli accordi fra l'Italia e la Libia, risalenti al 2000, il cui contenuto è tuttora segreto, e la preoccupante situazione dei diritti umani nel paese nordafricano.
Il rapporto, inviato al ministro dell' interno, ricorda anche l'allarmante situazione dei cpt, la mancata assistenza legale e le condizioni di detenzione inadeguate dei cittadini stranieri che arrivano alla frontiera marittima italiana".
(21 dicembre 2005)