Lo sostiene l’associazione Antigone che ieri ha presentato un proprio dossier: oltre 25 mila gli scarcerati al 31 gennaio 2007. Gonella: "Adesso servono riforme per il sistema penale, penitenziario e amministrativo".
Gli effetti dell’indulto si faranno sentire sulla popolazione carceraria per oltre 25 anni a venire. L’associazione Antigone, che svolge attività di osservatorio e tutela dei diritti nel settore del sistema penitenziario, ha presentato ieri il proprio dossier sull’indulto, aggiornato al 25 ottobre 2006. In realtà i numeri complessivi, riguardanti solo le presenze e le scarcerazioni avvenute grazie alla legge 241/06 approvata dal Parlamento il 29 luglio 2006, sono stati aggiornati al 31 gennaio di quest’anno. Così gli ultimissimi numeri dicono che le persone uscite dal carcere grazie all’indulto sono 25.563, mentre quelle uscite dalle misure alternative sono 5764; le presenze negli istituti di pena il 31 maggio 2006 erano 60633 mentre il 31 gennaio scorso arrivavano a 39663.
"La gran parte delle scarcerazioni - ha detto Susanna Marietti, responsabile della pubblicazione di Antigone - ha interessato i beneficiari immediati dell’indulto, vale a dire quei detenuti con sentenza definitiva che, senza avere condanne per reati ostativi alla sua applicazione, alla data dell’entrata in vigore del provvedimento di clemenza del Parlamento, aveva un residuo di pena inferiore ai tre anni". Secondo Marietti, "il ritmo di circa 1500 scarcerazioni mensili è quello che dobbiamo aspettarci nella quotidianità del futuro più prossimo, andando a riguardare coloro che, con un residuo di pena superiore a tre anni al momento dell’entrata in vigore del provvedimento di clemenza, scendono a mano a mano al di sotto di quella soglia".
I dati pubblicati ieri da Antigone, però, divergono leggermente da quelli già ufficializzati dal Guardasigilli Clemente Mastella a novembre del 2006, quando scoppiò la polemica dei dati riguardanti le scarcerazioni dovute all’indulto. Secondo l’associazione, le persone rientrate in carcere dopo aver beneficiato delle misure di clemenza al 25 ottobre 2006 erano 1.336, mentre per il ministro della Giustizia, intervenuto il 21 novembre 2006 a Palazzo Madama davanti alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali, fino al 15 novembre i detenuti rientrati in carcere erano 1.715. Dei 1336 rientrati secondo i dati di Antigone, ben 1.115 sono stati arrestati in flagranza di reato. Di questi 537 stranieri di cui "un alto numero arrestato per aver commesso altro reato che la mancata ottemperanza al provvedimento di espulsione che automaticamente li aveva raggiunti al momento dell’uscita dal carcere". Quasi tutti gli stranieri sono rientrati in carcere nelle regioni settentrionali: in Emilia Romagna sono rientrati 77 stranieri e 42 italiani, in Toscana 82 stranieri e 39 italiani in Veneto 37 stranieri e 22 italiani, in Lombardia 149 stranieri e 108 italiani, mentre in Calabria è rientrato un solo straniero contro 17 italiani, in Campania 11 stranieri contro 154 italiani, in Puglia 5 stranieri e 58 italiani in Sicilia nessuno straniero e 83 italiani.
L’associazione ha evidenziato che l’indulto non è ancora stato applicato in maniera rilevante all’area penale esterne: al 30 giugno 2006 le persone interessate dalle misure alternative erano 37.175 di cui 24.883 in affidamento in prova al servizio sociale, 2.637 in semilibertà e 9.655 in detenzione domiciliare. Al 25 ottobre, solo 4.708 persone hanno visto finire la misura alternativa anticipatamente, il che secondo Antigone, fa supporre che l’esame delle posizioni di tutti coloro che hanno avuto accesso alla misura alternativa grazie alla Simeone-Saraceni sia stato rimandato nel tempo. Per il magistrato del tribunale di sorveglianza di Napoli, Rosa Labonia, questo potrebbe dipendere semplicemente dal fatto che non sia arrivata ancora la pronuncia per coloro che sono ancora in attesa dell’esecuzione della pena. "Man mano che arriveranno le richieste da parte della Procura e il Tribunale di sorveglianza si pronuncerà sulle misure alternative, arriverà anche l’applicazione dell’indulto". A Napoli, ha detto Labonia, l’indulto non è stato negato a nessuno.
Al termine della presentazione dei dati, l’associazione ha chiesto riforme per il sistema penale, penitenziario e amministrativo. Il presidente dell’associazione, Patrizio Gonella, ha chiesto "un nuovo Codice penale, l’abrogazione della ex Cirielli, della Fini-Giovanardi e della Bossi-Fini (leggi sulle droghe leggere e sul contrasto all’immigrazione clandestina, ndr), un nuovo ordinamento penitenziario per i minori, il riconoscimento del diritto di voto per le persone in esecuzione penale e per gli ex detenuti, l’approvazione di una legge istitutiva del difensore civico nazionale delle persone private della libertà e l’esclusione dal circuito carcerario dei bambini figli di madri detenute".