Decreto antirumeni, la sinistra avverte «O si migliora o non lo voteremo», Il Manifesto, 29/11/07

Decreto antirumeni, la sinistra avverte «O si migliora o non lo voteremo»
Da martedì si parte con gli emendamenti. Il governo dice sì alle richieste della Cosa rossa, ma resta il nodo dei Cpt. Il malumore di Veltroni, diniani pronti al voto con la destra. Russo Spena (Prc): «Ma se peggiora, nessuno si faccia illusioni»
Daniela Preziosi
Roma

Un decreto mal nato, dice Cesare Salvi, capogruppo di Sinistra democratica al senato. Ovvero nato sull'emergenza e su un dibattito mediatico dai toni razzisti. Che adesso rischia di finire peggio. La sinistra lancia il suo avvertimento da Palazzo Madama, dove oggi arriverà il testo sulle espulsioni facili. Si parte con i voti delle pregiudiziali, quindi la giornata dovrebbe trascorrere senza colpi di scena. La maggioranza inizierà a ballare da martedì 4 dicembre, quando inizierà il voto sugli emendamenti. In aula plana un provvedimento che non ha compiuto il suo iter in commissione, causa l'ostruzionismo della ex Cdl. Quindi, non ci sarà un relatore. Questo dettaglio tecnico può trasformarsi in un grosso guaio per Prodi.
Ma andiamo con ordine. Dopo il tentativo da parte del Pd di trovare un qualche corrispondenza con la destra, poi svanito, si va in aula con un accordo di maggioranza non precisamente a prova di bomba. «Delle sei questioni di merito che avevamo sollevato, quattro sono state accettate», spiega Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc. Nel merito: l'accordo c'è su una definizione più precisa della casistica dei reati a causa dei quali si può procedere alle espulsioni; c'è sulla convalida del giudice monocratico; c'è sull'eliminazione del coinvolgimento dei familiari, ciò che aveva fatto parlare di «espulsioni di massa»; c'è sul fatto che la pericolosità che provoca un'espulsione deve essere reale e attuale, non presunta. Non c'è, invece, sulle eventuali pene precedenti che la persona comunitaria espulsa dovrebbe espiare al rientro (ma su questo la soluzione è già indicata dalla direttiva europea). E soprattutto l'accordo non c'è dell'utilizzo dei centri di permanenza temporanea. Per la sinistra, l'uso del cpt per chi sta per essere espulso dovrebbe essere limitato al massimo. «Un fatto simbolico», spiega Manuela Palermi (Pdci): visto che nel programma di Prodi si prevedeva il 'superamento' dei cpt, meglio non fare provvedimenti che li rivitalizzino. Meglio trovare soluzioni alternative. In aula la sinistra riproporrà la soppressione di questo passaggio del testo. A nome del ministro Amato la sottosegretaria Marcella Lucidi ha promesso che verrà ricercata una formulazione migliorativa del testo.
In realtà, i due punti non risolti non sarebbero in se stessi scogli insormontabili. Se non fosse per l'aria che tira nella maggioranza. Ai centristi della maggioranza, infatti, non piacciono i correttivi garantisti che la sinistra ha spuntato. Ieri, per i corridoi di Palazzo Madama, gli ancorché rari diniani, mastelliani e dipietristi non facevano mistero di non apprezzare i toni più pacati che il testo assumerebbe. Per il diniano Giuseppe Scalera «il pacchetto che il governo ha messo in campo ha un asse strategico positivo. Se questo impianto venisse modificato, valuteremmo singolarmente gli emendamenti che vengono presentati». Tradotto: attenti, potremmo votare con la destra. La sinistra risponde colpo su colpo: «Il nostro gruppo voterà questo testo solo se ci saranno delle modifiche», dice Salvi. Più esplicito Russo Spena: «È chiaro che se una parte dei centristi della maggioranza convergesse con la destra, approvando emendamenti che peggiorano il testo, il nostro voto non potrebbe che essere negativo».
Oltreché per i centristi, la questione si pone anche per i veltroniani. Anche a loro non piace la riformulazione di un testo voluto dal sindaco di Roma per battere la destra sul terreno della 'tolleranza zero'. Saranno tutti leali all'accordo di governo (Amato-Ferrero) piuttosto che al leader? Come se non bastasse, c'è un altro problema, lo dicevamo all'inizio. Un dettaglio tecnico che si trasforma in un fatto politico. Il testo del decreto va in aula senza relatore. Quindi toccherà al governo, forse al ministro Amato in persona, segnalare con precisione gli emendamenti a cui l'esecutivo dà parere positivo. Perché alla fine sia chiaro, a chiunque sia tentato di votare diversamente, che non sta votando contro il Prc o la sinistra, ma contro il governo Prodi.