Quando lo Stato si autoassolve, il razzismo è un’invenzione, meltingpot.org, 07/10/08

Quando lo Stato si autoassolve, il razzismo è un’invenzione

Un commento alle dichiarazioni del Ministro Maroni sulla donna somala denudata a Ciampino

Il ministro Maroni ha annunciato che il ministero dell’Interno si costituirà parte civile contro la donna somala che ha denunciato di essere stata “umiliata, maltrattata ed oltraggiata, tenuta nuda per ore per ore all’aeroporto di Ciampino”.

Secondo Maroni, si tratterebbe di “ una clamorosa montatura, fatta anche dalla stampa, che non c’entra nulla col razzismo e non c’entra nulla con la prevaricazione della Polizia. Anzi - ha spiegato Maroni - direi che è tutto il contrario.
La Polizia, infatti - secondo Maroni - ha applicato con rigore la legge. Per questo motivo è stata presentata un querela contro questa signora, alla quale io aggiungerò una richiesta di danni, costituendomi, come ministero, parte civile. Non si può permettere - continua il ministro - che si infanghi la Polizia accusandola di comportamenti razzisti. Ed è veramente incredibile che i giornali diano credito a queste affermazioni senza nemmeno riportare correttamente ciò che è stata l’azione della polizia».

Alle dichiarazioni del Ministro ha fatto seguito il sostegno di Maurizio Gasparri e la soddisfazione del Sap, un sindacato di polizia. Per Gasparri, «fa bene il Viminale a reagire alla somala che probabilmente mente attaccando la polizia. Tra la sua parola e quella degli agenti non ho dubbio a credere alla seconda. Così come a Castelvolturno prima di parlare di razzismo bisogna far luce tra le cosche di varia nazionalità, tutte da spazzare via, locali o immigrate» Le posizioni espresse dal .

ministro dell’interno, che già aveva lodato il sindaco “sceriffo” Gentilini che alla festa della Lega nord a Venezia, lo scorso settembre, aveva espresso posizioni apertamente xenofobe e razziste, confermano come ormai in Italia si sia passati dallo stato di diritto allo stato di polizia, al punto che da parte di un ministro sembra normale una dichiarazione politica di assoluzione preventiva dei poliziotti, accusati di gravi abusi nelle ispezioni corporali inflitte alla donna somala fermata all’aeroporto di Ciampino, prima che la magistratura emetta il suo verdetto.

Evidentemente per il ministro, per il suo governo e per i loro adepti la presunzione di innocenza (art. 27 Cost.) funziona a seconda del colore della pelle e della divisa che qualcuno indossa. Colpevoli fino a prova contraria i migranti, innocenti sempre, i poliziotti.

E la previsione costituzionale secondo cui “ tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi (art. 24 Cost.) non vale più per i migranti, come si è già verificato nel corso di espulsioni sommarie e trattenimenti arbitrari, censurati da numerosi interventi dei magistrati, giunti però dopo che le misure di allontanamento forzato, poste in essere dalle autorità di polizia, avevano avuto esecuzione. Ed in questa stessa direzione Maroni annuncia adesso di volere limitare i diritti dei richiedenti asilo.

La presa di posizione da parte del ministro dell’interno rischia oggettivamente di diffondere un senso di impunità che potrà essere fonte di altri abusi nell’ ordinaria gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza ben al di là delle prassi amministrative applicate agli immigrati.
Quanto affermato da uno dei più importanti esponenti del governo Berlusconi, costituisce un attacco alla indipendenza della magistratura, chiamata a verificare la fondatezza delle accuse rivolte dalla donna somala agli agenti di polizia che l’hanno perquisita.
L’art. 101 della Costituzione sancisce che “ i giudici sono soggetti soltanto alla legge”, ed è auspicabile che i magistrati che si occuperanno del caso esercitino la loro funzione giurisdizionale in piena autonomia rispetto alle chiare indicazioni di colpevolezza fornite dal ministro dell’interno. Almeno fino a quando l’indipendenza della magistratura potrà essere salvaguardata, e dunque fino a quando non saranno approvate le riforme sulla giustizia proposte dal governo che, tra l’altro, con il conforto di qualche autorevole membro dell’opposizione, vorrebbe sottrarre ai pubblici ministeri il controllo sulle indagini di polizia giudiziaria. Se queste proposte di riforma fossero già legge, nei casi come quello verificatosi all’aeroporto di Ciampino, non vi sarebbero più margini per un accertamento delle responsabilità dei pubblici ufficiali.

Le associazioni antirazziste saranno accanto alla donna somala sottoposta ancora una volta ad una gravissima violenza morale, dopo la denuncia dei fatti. E lo stesso dovrebbero fare le associazioni di avvocati e dei giornalisti anche perché, a questo punto, la minaccia di ritorsioni può colpire non solo le vittime, ma tutti coloro che si schierano dalla loro parte, anche soltanto per svolgere una funzione professionale o una attività di informazione.

Non è solo questione di razzismo, e già sarebbe una questione gravissima, è in gioco il diritto di difesa ( art. 24 Cost.) e la libertà d’informazione ( art. 21 Cost.), cardini della democrazia in qualsiasi paese.

Fulvio Vassallo Paleologo - Università di Palermo