Tortura, una legge per fermarla, F.D'Elia, Liberazione 21/5/04

Presentato a Roma un progetto di ratifica del protocollo Onu

Tortura, una legge per fermarla

 

 

 

In una situazione internazionale delicatissima, le torture avviate nei confronti dei prigionieri iracheni impongono un'iniziativa indifferibile sul piano della protezione dei diritti umani. E' doveroso, quindi, attivarsi in tutte le sedi per prevenire il perpetrarsi di tale crimine e per sanzionarne gli autori.

 

L'Associazione Antigone ha promosso ieri, in una conferenza stampa al Senato, un disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, che vede come prima firmataria la senatrice De Zulueta e raccoglie, finora, le firme di 45 senatori di diverse forze politiche - tra i quali, i senatori Malabarba, Pagliarulo, Martone, presenti all'iniziativa, insieme a Mauro Palma, componente italiano del Cpt, ed Enrico Calamai, portavoce del comitato per la protezione dei diritti umani. Un'analoga proposta è stata già presentata anche alla Camera da Giuliano Pisapia, con l'auspicio di raccogliere numerose adesioni.

Il Protocollo opzionale, adottato dall'Onu nel dicembre 2002 e firmato dall'Italia nell'agosto 2003, segna un decisivo passo in avanti rispetto alla Convenzione dell'84, che istituiva un Comitato contro la tortura dal valore sostanzialmente simbolico e privo di poteri incisivi di controllo. Tale Protocollo, firmato fino ad oggi da 24 Paesi e ratificato dalle sole Albania, Malta e Inghilterra - e che entrerà in vigore al momento della ventesima ratifica - prevede l'istituzione di un meccanismo universale di controllo dei luoghi di detenzione (anche in aree di conflitto), e impone nel contempo a ciascun Paese firmatario la creazione immediata di un sistema di ispezione di tutti i luoghi di privazione della libertà personale sul territorio nazionale (istituti penitenziari, ma anche stazioni di polizia, centri di permanenza temporanea per stranieri, ecc.), ovvero un organo indipendente con poteri incondizionati di visita, la cui costituzione andrà regolamentata a livello di legislazione nazionale. E' evidente l'importanza di un segnale di questo tipo da parte dell'Italia in un momento in cui le vicende internazionali che ci vedono coinvolti riportano drammaticamente in primo piano l'argomento della tortura. Inoltre, l'auspicata ratifica del Protocollo da parte del nostro Paese si "salderebbe" perfettamente alla discussione, già avviata in Commissione Affari Costituzionali alla Camera dei Deputati, sul garante nazionale delle persone private o limitate nella libertà personale. E non solo. Oltre a far da traino a molti altri Stati, l'Italia compierebbe un primo passo per rimediare allo "scivolone" vergognoso dell'emendamento, approvato alla Camera, sull'introduzione della reiterazione quale requisito per la punibilità del reato di tortura.