Razzisti fuori legge Ritorno al passato, Il Manifesto, 26/01/07

Razzisti fuori legge Ritorno al passato
Il consiglio dei ministri dà il via libera al contestato ddl Mastella. Nonostante le proteste degli storici. Non si punisce più il pensiero negazionista. Ma torna il reato di opinione depenalizzato un anno fa
Sara Menafra
Roma
Il reato d'opinione non piace a nessuno. Ma spunta dal cilindro quando si tratta di infilare nel discorde consiglio dei ministri un regalino semplice e indolore per la giornata della memoria. Dopo aver subito per giorni i «no» di storici, intellettuali, membri della comunità ebraica e compagni di banco al governo, ieri il ministro della giustizia Clemente Mastella ha incassato l'unanimità dei consensi dal consiglio dei ministri per una legge che non parla più di «negazionismo» e che serve solo a riportare in vita la vecchia legge Mancino sull'«odio razziale».
Non ci vuole troppa memoria per ricordare (e il ministro lo spiega diffusamente nella relazione acclusa alla legge e pubblicata su giustizia.it) che giusto un anno fa, il 24 febbraio 2006, con la legge 85 furono aboliti o comunque ridimensionati buona parte dei reati di opinione. Nell'elenco c'era anche la legge Mancino, nata nel 1993 per combattere i gruppi di estrema destra e l'odio razziale e cresciuta senza raggiungere nessuno dei due obiettivi. Con una decisione che per una volta aveva convinto sia la destra che la sinistra, le pene di quella legge erano state ridotte dal massimo di quattro anni ad un anno e sei mesi (convertibile in una multa di seimila euro) e le condotte limitate ai casi di «propaganda» e «istigazione» all'odio razziale. Passati undici mesi siamo di nuovo al via: le pene tornano ad essere fino a tre anni, ma sta volta accompagnate da una serie di sanzioni accessorie tra cui il ritiro della patente e l'obbligo di dimora. C'è ancora la «diffusione, in qualsiasi modo, delle idee fondate sulla superiorità o l'odio razziale» (invece della propaganda) e l'«incitamento» all'odio (invece dell'istigazione), per cui si può finire in carcere anche per quattro anni.
L'unica novità rispetto alla legge Mancino è che il nuovo testo prevede che siano puniti allo stesso modo anche gli atti di discriminazione legati all'identità di genere o all'orientamento sessuale. Ed è questo allargamento che ha fatto gridare alla vittoria il diessino Franco Grillini, secondo il quale la legge «realizza ciò per cui l'Arcigay si batte da anni: l'introduzione del reato di istigazione all'odio motivato sulla base dell'orientamento sessuale». E' soddisfatta anche la Comunità ebraica, che ha accolto con favore soprattutto l'articolo in cui si stabilisce che i vitalizi per i sopravvissuti ai campi di sterminio possono essere cumulati alla pensione. Poche le voci contrarie anche tra i deputati. Alza la voce solo Margherita Boniver di Forza Italia secondo la quale «la memoria della Shoah non sarà certamente tutelata da una misura così anacronisticamente illiberale», seguita poco dopo da Roberto Villetti della Rosa nel pugno: «L'orrore per la Shoah e la ripulsa politica e morale per quanto sostengono i negazionisti non può portare a sancire reati di opinione di nessun tipo».
Più o meno mentre Mastella finiva di illustrare la ri-legge Mancino, e mentre il presidente Napolitano lanciava l'allarme sull'«antisemitismo mascherato da antisionismo» alla Camera la discussione su memoria e shoah finiva nel baratro. Passato il minuto di silenzio in aula, la commissione cultura si è spaccata su un testo semplice semplice, proposto ed approvato dal centrosinistra. Il documento impegna il parlamento a «far vivere i principi della legge per la giornata della memoria» e a «sollecitare iniziative che rendano approfondito e critico lo studio del '900, in particolare del dramma della Shoah e della deportazione di zingari, omosessuali, oppositori politici dal nostro Paese». Ma tutta la Cdl, e in particolare i rappresentanti di Forza Italia, è uscita di senno quando ha notato che nel documento si parlava del «riconoscimento della Resistenza e la lotta contro il nazifascismo come atto fondante della democrazia repubblicana». Voto contrario degli azzurri e astensione di tutta la destra. «Ci siamo astenuti sulla risoluzione relativa alla Shoah perché la maggioranza non ci ha consentito di votare a favore» ha provato ad argomentare Nicola Bono di An, «Quel documento trasudava strumentalizzazioni ideologiche, del tutto estranee al tema della Shoah».