Provvedimenti straordinari per superare il sovrafollamento carcerario. Li chiedono le Nazioni Unite al Governo

photoCarceri e detenzione arbitraria, Gonnella (Antigone): “Si seguano le indicazioni dell'Onu, si faccia meno ricorso possibile alla custodia cautelare e si nomini il garante nazionale”

 

“Provvedimenti straordinari, come le misure alternative alla detenzione, al fine di superare il sovraffollamento carcerario”. È quanto ha chiesto il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria al Governo italiano al termine di una visita tenutasi dal 7 al 9 luglio al fine di verificare l'attuazione delle raccomandazioni fatte dopo l'ultima loro visita in Italia nel 2008. Durante questi giorni, oltre alle istituzioni italiane, gli esperti dell'Onu hanno anche audito Antigone e Save The Children.
Secondo l'Onu importanti passi avanti sono stati fatti per quanto riguarda l'attuazione di quelle raccomandazioni, tuttavia si fa presente come serva ora un'azione rapida e determinata al fine di garantire il rispetto dei diritti umani.

Il Gruppo di lavoro ha accolto con favore in particolare le recenti riforme per far fronte al sovraffollamento negli istituti penitenziari e il ricorso eccessivo alla custodia cautelare. Secondo l'articolo 8 del Decreto Legge 92/2014, la custodia cautelare non può essere più applicata nei casi in cui il giudice ritenga che l'imputato, se riconosciuto colpevole, sarà condannato a meno di tre anni o gli verrà data la sospensione condizionale della pena. "Questo – secondo gli esperti del Gruppo di lavoro – limiterebbe l'uso improprio della custodia cautelare, usata come pena". 

Destano preoccupazione anche l'eccessiva durata della detenzione amministrativa degli stranieri (con un limite massimo stabilito per legge di 18 mesi) e le condizioni di detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), anche se vengono ritenute incoraggianti le recenti iniziative legislative per ridurre il periodo massimo di trattenimento a dodici o anche sei mesi. Apprezzamento va anche alla decisione di abrogare il reato di "ingresso e soggiorno illegale", anche se la preoccupazione resta per il fatto che questo si configuri ancora come un illecito amministrativo.
Si è discusso anche di Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dove la contrarietà del Gruppo di lavoro per la mancata chiusura viene in parte controbilanciata dal fatto che “le ultime iniziative legislative prevedono la valutazione di tutti i singoli casi, nonché criteri rigorosi di monitoraggio e documentazione dei progressi compiuti”.
Il Gruppo di lavoro commenta inoltre la recente ratifica della Convenzione contro la tortura e l'istituzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, ritenendoli due passaggi importanti. Infine si sofferma sul regime carcerario del 41 bis che – secondo il gruppo di lavoro – non è stato ancora reso conforme agli standard internazionali in materia di diritti umani.

“Si seguano le indicazioni dell'Onu e non il sentire dell’opinione pubblica” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “È folle pesare che si recluda preventivamente chi, per reati lievi (con pene fino a tre anni) in carcere non andrà da condannato. Per questo abbiamo fatto notare al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite, che ha condiviso la nostra impostazione, come sia importante che il decreto approvato dal governo sulla custodia cautelare non venga riformato”.
“Si approvi urgentemente il reato di tortura e – conclude Gonnella – si proceda urgentemente ad affrontare tutte le criticità che le Nazioni Unite hanno evidenziato in questa loro ricognizione, nominando anche un garante nazionale delle persone detenute autorevole e indipendente”.

 

Il comunicato del gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite (in inglese)
La traduzione (a cura di Antigone)