Carceri. Antigone: “grazie alla Corte costituzionale un passo avanti per il diritto alla salute dei detenuti”

Salute in carcere“La sentenza depositato oggi della Corte Costituzionale, la n. 99, è importantissima per il diritto alla salute dei detenuti. Finalmente la malattia psichica viene considerata alla stessa stregua della malattia fisica, nel caso in questione ai fini della concessione della detenzione domiciliare”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, nel commentare la pronuncia della Corte in merito al dubbio di costituzionalità sollevato dalla Cassazione. 

“Con questa sentenza – dichiara ancora Gonnella - la Corte rimedia alle timidezze e alle paure del legislatore che aveva avuto l’occasione in sede di riforma dell’ordinamento penitenziario di introdurre questo principio sacrosanto, ma non lo aveva fatto ignorando la scienza ma anche la pratica medica. Una sorta di rimozione del problema del disagio psichico che finalmente viene superata. Ci auguriamo che da questa pronuncia si riproponga al centro dell’agenda politica l’equiparazione totale tra malattia fisica e psichica e dunque anche l’incompatibilità di quest’ultima con lo stato di detenzione arrivando, quando questa si presenta, a prevedere la sospensione o il differimento delle pena”. 

Nella sua pronuncia la Corte costituzionale ha sottolineato come l’assenza di una alternativa al carcere per chi fosse colpito da una grave malattia mentale, rappresentasse una violazione del diritto alla salute, sostanziandosi in un trattamento inumano e degradante che, provocando grave sofferenza e cumulandosi con l’ordinaria afflittività della privazione della libertà, arrivava a determinare un sovrappiù di pena contrario al senso di umanità e tale da pregiudicare ulteriormente la salute del detenuto. 

“In carcere – afferma ancora il presidente di Antigone - tutti sanno che c’è un disagio psichico enorme. Il carcere stesso è produttore di sofferenza e di malattia psichica. Non è un caso che fra i farmaci più usati, secondo rilevazioni effettuate dagli stessi medici, vi siano gli psicofarmaci. Dunque ci sono tantissimi detenuti con una malattia psichica certificata che potrebbero finalmente essere curati in modo adeguato, fuori da un ambiente a così alto rischio per la salute psico-fisica”. 

“Dalla sentenza – conclude Patrizio Gonnella – arriva anche indirettamente un monito a migliorare le condizioni di detenzione e l’intera offerta di salute all’interno delle carceri, essendoci un legame molto stretto fra la qualità della vita negli istituti e l’insorgenza di sofferenza psichica”.