Costruire sicurezza, non carceri. Le proposte di Antigone per il Recovery Fund

recovery fund instafeedDal Recovery Fund dovrebbero arrivare all'Italia oltre 200 miliardi di euro. Una parte andranno alla Giustizia e al sistema penitenziario. Stando ad alcune anticipazioni della stampa si parlerebbe di circa 600 milioni di euro che vorrebbero essere utilizzati, in buona parte, per costruire nuove strutture detentive. A questa logica opponiamo le nostre ragioni e lo facciamo attraverso un documento che abbiamo inviato a governo e parlamentari.

Questa legata ai fondi europei è un'occasione da non sprecare, per questo non ci si può affidare alla solita, vecchia, ricetta basata su piani di edilizia penitenziaria. Non è costruendo carceri che si innova un sistema che invece ha bisogno di modernizzazione, creatività e investimenti nel campo delle risorse umane. Ogni detenuto costa circa 130 euro al giorno. In confronto, le misure alternative costano meno di un decimo e hanno un ben più significativo impatto nella lotta alla recidiva e negli obiettivi di recupero sociale dei condannati. E' su quelle che bisogna investire.

Bisogna investire nella ristrutturazione delle carceri esistenti. E’ questo il momento per cablare gli istituti, per potenziare le infrastrutture tecnologiche, per prevedere ipotesi aggiuntive di didattica a distanza, per assicurare la formazione professionale anche da remoto, per consentire ancor più incontri con il mondo del volontariato, per aumentare le possibilità di video-colloqui con familiari e persone care che si aggiungano ai colloqui visivi.

Bisogna investire di più nel capitale umano, assumendo più personale civile - direttori, educatori, mediatori, psicologi - ed equiparando il loro trattamento economico a quello di chi porta la divisa, fermo restando che anche per questi ultimi è importante prevedere una gratificazione economica.

Usiamo i fondi del Recovery per un nuovo sistema penitenziario e non per nuovi penitenziari.

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