"In dubbio pro reo. Diciotto poesie civili e una d'Amore" di Guido Lopardo

COVER IDPRÈ un grido contro l’indifferenza, uno schiaffo a tutti noi per quelle volte che andiamo avanti e non guardiamo, oppure che guardiamo e non ci interessa dopotutto vedere. È la raccolta di poesie di Guido Lopardo “In dubio pro reo”, ovvero “Diciotto poesie Civili e una d’Amore”. E non è un caso che la raccolta si apra dentro le mura di un carcere, dove l’indifferenza è massima, lo sguardo sociale troppo spesso minimo, e dove finisce per grande parte quella umanità che sempre più vede ridurre il rispetto dei propri diritti. Le prime poesie sono dedicate all’ergastolo. Addirittura a quella forma di ergastolo cui ogni speranza è tolta, quella che vuole un essere umano inchiodato per l’eternità al proprio destino di irrecuperabile. Ma “quando la speranza si spegne”, scrive Lopardo, “la pena diventa Offesa”. E ad essere offesi siamo tutti noi, che accettiamo di vivere in una società che permette la morte della speranza. Il ritmo delle poesie di Lopardo è dolce e incalzante insieme, provoca ansia ma al contempo non chiude mai l’ultima porta all’entusiasmo e alla vita: “Nessuna resa, ma braccia distese, per provare a volare”, perché anche con le foglie d’autunno si può “fare clamore”. Nel periodo storico che stiamo vivendo, nel contesto politico che abbiamo attorno, salutiamo con il cuore un po’ più leggero questo “In dubbio pro reo”, che ricorda e dà forza a chiunque continui a puntare sui diritti umani e su una società più giusta e accogliente.