Ordine del Giorno
La Camera in sede di esame del Ddl 4636-bis-D
“Ordinamento giudiziario”, Premesso che:
la popolazione detenuta femminile in Italia
oscilla da sempre tra il 4% e il 5% del totale, non superando mai questa soglia;
le donne detenute in Italia si trovano allocate
in sette istituti femminili (Trani, Pozzuoli, Rebibbia, Perugia, Empoli, Genova,
Venezia) e in 62 sezioni all’interno di carceri maschili;
circa 70 bambini al di sotto del tre anni di
età si trovano in carcere con le loro madri, tanto in prigioni interamente
femminili quanto in sezioni ospitate all’interno di prigioni maschili;
le donne detenute devono in media scontare pene
di lunghezza molto inferiore a quelle degli uomini, la maggior parte non
superando i cinque anni;
l’Ordinamento Penitenziario prevede una serie
di strutture specifiche per le carceri e per le sezioni femminili, come ad
esempio gli asili nido là dove l’istituto o la sezione ospiti gestanti o madri
con bambini;
l’associazione Antigone ha reso noti,
attraverso una pubblicazione e alcuni seminari, i risultati di una ricerca
transnazionale cui l’associazione stessa ha preso parte sul reinserimento
socio-lavorativo delle donne ex-detenute, dalla quale emergono i seguenti punti:
1. nonostante l’esiguo numero di donne detenute in Italia e negli altri paesi
europei, la maggior parte dei problemi che esse si trovano ad affrontare durante
la detenzione e al momento del loro reingresso in società è diretta conseguenza
del sovraffollamento di cui soffrono i sistemi penitenziari europei,
sovraffollamento determinato in massima parte dalle presenze maschili e tuttavia
subito anche dalle donne medesime a causa della gestione amministrativa unitaria
di prigioni e sezioni maschili e femminili; 2. le donne detenute ed ex detenute
presentano problematiche peculiari legate alla loro condizione di genere - prime
fra tutte, ma non unicamente, quelle sanitarie e quelle legate alla maternità -
per far fronte alle quali si rivelano inadeguati gli strumenti utilizzati per
gli uomini; 3. la frammentazione della popolazione detenuta femminile, ospitata
spesso in piccole sezioni all’interno di prigioni maschili (in molte delle quali
si trovano non più di due o tre detenute), determina una tendenza a trascurare
tali sezioni, destinando alla detenzione maschile la quasi totalità delle
risorse economiche e umane. Tale problema non si risolve eliminando le sezioni
femminili all’interno degli istituti maschili e contenendo l’intera popolazione
detenuta femminile nelle poche prigioni interamente destinate a essa, in quanto
così facendo si costringerebbe la maggior parte delle donne a scontare la pena
lontano dal luogo di residenza del proprio nucleo famigliare;
impegna il Governo
ad istituire un apposito Ufficio del
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che si occupi specificamente del
trattamento delle donne detenute.
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