INTERROGAZIONE
Al
Ministro della Giustizia
Al
Ministro della Salute
Premesso
che
·
Con decreto legislativo n. 230 del
22 giugno 1999 sono state trasferite al Servizio Sanitario Nazionale le funzioni
sanitarie svolte dall’amministrazione penitenziaria con riferimento ai soli
settori della prevenzione e della assistenza ai detenuti e agli internati
tossicodipendenti a partire dal 1 gennaio 2000. Il passaggio complessivo della
sanità penitenziaria al SSN doveva avvenire in via sperimentale anche per le
altre funzioni in tre regioni che un decreto del 20 aprile 2000 aveva
individuato nella Toscana, nel Lazio e nella Puglia. Tale sperimentazione
avrebbe dovuto estendersi anche ad altre tre regioni che ne hanno fatto espressa
richiesta: Emilia-Romagna, Molise e Campania. La sperimentazione deve terminare
entro giugno 2002.
·
Il principio di cui all’art. 1
del decreto 230, stabilisce che “i detenuti e gli internati hanno diritto, al
pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di
prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla
base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e
uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani
sanitari regionali e in quelli locali”.
·
La sperimentazione almeno in due
delle tre regioni originariamente prescelte, ossia Puglia e Lazio, non avrebbe
fatto passi concreti in avanti.
·
Secondo quanto riferito
dall’associazione Antigone, in Puglia nulla è stato approntato che abbia la
parvenza di una attuazione della riforma. All'Assessorato della sanità pugliese
sostengono che il processo applicativo della legge è stato bloccato dall'attesa
delle disposizioni degli organismi centrali, mai giunte. Nel frattempo la
Regione Puglia ha approvato nel dicembre 2001 il primo piano sanitario regionale
che regolamenta le linee di sviluppo della sanità regionale per i prossimi tre
anni e il tema del carcere e degli operatori sanitari penitenziari è
drammaticamente assente.
·
La legge Finanziaria del 2002 ha
ridotto gli stanziamenti a favore della sanità in carcere.
Considerato
che
·
Molte sono le segnalazioni di
carenze del servizio sanitario penitenziario che sembrano essersi incancrenite
nel corso del tempo, anche nelle stesse regioni dove avrebbe dovuto avvenire la
sperimentazione. Nella regione Lazio sono stati fortemente ridotti i
finanziamenti per la sanità nelle carceri della regione. Nella casa
circondariale di Lecce molti detenuti lamentano ritardi nell'effettuare analisi
di laboratorio e nella somministrazione dei farmaci, in particolare quelli
inerenti all'HIV. Sono state segnalate anche carenze dal punto di vista degli
strumenti d'intervento per la medicina d'urgenza, ritenuti indispensabili
considerata la distanza piuttosto considerevole che intercorre tra l'istituto
penitenziario e il più vicino ospedale, nonché carenze strutturali come camere
d'attesa per gli utenti in condizioni igieniche e di arredo assolutamente
inadeguate. Disagi non minori si sono verificati anche a Bari, dove la forte
presenza di detenuti stranieri e la conseguente incidenza di patologie
relativamente rare nel nostro continente hanno ulteriormente aggravato la
situazione sanitaria. Si sono riscontrati ritardi nella somministrazione del
metadone con conseguente venir meno della continuità terapeutica, tempi
eccessivamente lunghi per effettuare esami di laboratorio e visite
specialistiche, casi di detenuti affetti da tubercolosi reclusi con compagni di
cella sieropositivi con altissimi rischi di contagio, episodi di reclusi
sieropositivi che si sono rifiutati di assumere cibo per poter abbassare il
livello di linfociti e poter essere scarcerati, difficoltà per i detenuti
stranieri tossicodipendenti ad ottenere la certificazione da parte del Ser.T.
per accedere ai servizi previsti per tale tipologia di condannato, reclusi
portatori di handicap fisici "parcheggiati" nel centro clinico per
l'impossibilità di attuare lavori di abbattimento delle barriere
architettoniche nell'istituto, casi di mala-sanità o, per meglio dire, di
mala-assistenza come quello di una persona rimessa in libertà in dialisi e con
problemi psichiatrici senza che gli venissero forniti i mezzi necessari per
ritornare al suo paese d'origine in Sardegna, nonostante non fosse totalmente
capace di intendere e di volere (situazione rispetto alla quale ha dovuto
sopperire ancora una volta l'iniziativa di un'associazione di volontariato). A
fine febbraio 2002 sempre nel carcere di Bari è morto un detenuto per presunti
problemi cardiaci.
·
In questo contesto di riforma in stand by si sono moltiplicate le
segnalazioni di episodi di malasanità o di condizioni a rischio per la salute
delle persone recluse.
Visto che
·
Molti detenuti versano in condizioni di salute gravissime nelle
carceri senza possibilità di accedere a misure di sospensione della pena o di
ricovero all’esterno.
·
Ad esempio il Sig. STAIANO Giuseppe (13-03-61) al momento
detenuto nel Centro clinico penitenziario di Secondigliano a Napoli, (con
condanna a 10 anni e 5 mesi, con termine nel 2004) versa in condizioni di salute
gravissime. Dall’età di anni 23 gli sono state riscontrate gravi e ripetute
turbe psichiche in seguito ad un incidente causato dallo scoppio di un petardo
che gli ha provocato la perdita della mano destra per amputazione, a cui fanno
seguito episodi di disturbi del comportamento, tanto da essere ricoverato presso
l’OPG di Montelupo Fiorentino;seguono episodi depressivi, autolesionistici e
ripetuti tentati suicidi. Gli è stata riconosciuta una invalidità civile del
100% con accompagnamento per mancanza della mano destra e psicosi cronica. Nel
1999 gli viene diagnosticato un tumore per cui viene ricoverato per un primo
ciclo di chemioterapia a cui non fanno seguito altri cicli per la comparsa di
gravi complicanze dovute al trattamento, di cui non esiste documentazione e non
ben specificate. L’ultima diagnosi effettuata dalla Direzione sanitaria del
carcere di Secondigliano certifica e ribadisce le sue patologie a cui si devono
aggiungere rifiuto del cibo (tanto da perdere ben 20 chili) e rifiuto di cure
·
Nel Carcere
di Enna il 18 maggio 2001 muore C.G., 59 anni, ad un mese dalla richiesta
non accolta di sospensione della pena per ragioni mediche o di ricovero
all’esterno;
·
Nel carcere di Opera Milano il 16 settembre 2001
P.S. muore in carcere per un’embolia senza che i medici si accorgessero delle
sue gravi condizioni pregresse;
·
Nel carcere di Palermo il 18 gennaio 2001 muore subito dopo un intervento chirurgico A.L.B. .Secondo notizie di
stampa cinque medici sono attualmente indagati e l’autopsia avrebbe mostrato
un errore nell’uso della sonda durante l’operazione;
·
Nel carcere di Vigevano il primo agosto 2000
G.D.G. muore per emorragia interna. Due medici vengono indagati per omicidio
colposo il 10 novembre 2001 in quanto non avevano predisposto in tempo il
ricovero;
·
Nel carcere di Padova un detenuto,
Giuseppe Ugone, viene colpito da infarto e non viene mai creduto fino al secondo
e letale infarto. Due medici del carcere sarebbero stati condannati in primo
grado.
Per
sapere
1.
Qual è lo stato attuale della riforma della sanità penitenziaria, sia
nelle regioni della sperimentazione che di tutte le altre dove avrebbe dovuto
esserci il passaggio di competenze in materia di tossicodipendenze e di medicina
preventiva.
2.
Quali iniziative intendano intraprendere per consentire il passaggio
definitivo della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e quindi
per garantire il diritto alla salute delle persone private della libertà
personale.
3.
Quali iniziative intendano intraprendere per assicurare il diritto alla
salute del sig. Staiano Giuseppe.
4.
Quali sono gli esiti delle inchieste disciplinari e/o penali, ove
attivate, nei casi e nelle vicende soprarichiamati.
|