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Il digiuno dei mille per la grazia a Sofri


Iniziato il 28 gennaio, sta raggiungendo quota mille il digiuno a staffetta contro l'oblio e per la grazia ad Adriano Sofri e Ovidio Bompressi. Chi digiunando un giorno, chi una settimana, in tanti hanno rifiutato il ruolo di «spettatori passivi» di fronte a quella che ormai (quasi) tutti considerano una carcerazione «insensata». I verdi Franco Corleone e Silvio Di Francia, promotori della staffetta, non hanno fissato un termine all'iniziativa di solidarietà e sensibilizzazione. Il digiuno proseguirà per tenere accesa sia la speranza che l'attenzione su una vicenda controversa che non ha altra soluzione che la grazia. D'ufficio per Sofri, che non l'ha chiesta. Su richiesta per Bompressi, al quale il giudice di sorveglianza ha prolungato di sei mesi la sospensione pena accordatagli a febbraio per gravissiome condizioni di saltute. Dopo il no dello scorso agosto, la pratica della grazia per Bompressi è stata nuovamente istruita. Al momento è ferma sul tavolo del giudice di sorveglianza di Pisa che dovrà inviarla a Milano per il parere della procura generale. Quanto a Sofri, «non c'è alcuna istruttoria, non ha mai fatto domanda di grazia», ha dichiarato di recente il ministro della giustizia Roberto Castelli. Il punto è proprio questo: creare le condizioni perché il ministero - d'intesa con il Quirinale - apra l'istruttoria per la grazia d'ufficio. «Ora tutto diventa più complicato», aveva detto Castelli subito dopo l'assassinio di Marco Biagi. Ad agosto aveva bocciato la grazia a Bompressi perché «inopportuna» dopo i «fatti di Genova». Sorprende che il ministro non abbia ancora accampato i «fatti di Napoli» come alibi per non istruire la grazia per Sofri.