Migrazioni e criminalità dentro e fuori le mura

Migrazioni e criminalità dentro e fuori le mura

Carcere e stranieri

Migrazioni e criminalità dentro e fuori le mura

Atlante carcerario, il “contenitore
di marginalità”

Valeria Verdolini

La relazione tra migrazioni, criminalità e pena mostrano in una prospettiva storica e sociale una profonda variazione tra i paesi in cui la migrazione è fenomeno consolidato e quelli in cui il processo di mobilità sociale è costante e ancora in corso. Nei primi, infatti, come sostiene Melossi1, è possibile osservare una diminuzione dei tassi di criminalità e di incarcerazione dei migranti, nei secondi, invece, i processi di etichettamento e di selettività sono strettamente intrecciati a processi migratori. Questo assunto ci permette quindi di collocare il nostro paese all’interno di quegli spazi e quei processi di mutamento sociale che offrono come risposta al cambiamento processi di criminalizzazione.

I processi di selettività

Se si analizza il processo migratorio nel nostro paese, ma più in generale in Europa, i dati raccontano di una crescita costante nel numero degli arrivi, interrotta saltuariamente dalle pratiche politiche di controllo delle frontiere (l’accordo UE-Ankara, l’accordo Italia-Libia sono solo due dei processi che hanno inciso sulle presenze) e da politiche più o meno tolleranti rispetto all’irregolarità2.

Il numero di stranieri ristretti e la loro percentuale maggiore rispetto alla presenza di stranieri nel nostro paese (secondo ISTAT gli stranieri regolari residenti in Italia al 1° gennaio 2016 sono 5.026.153 e rappresentano l’8,3% della popolazione residente) risente di una differente prospettiva di calcolo: se il numero di persone presenti all’interno delle strutture carcerarie è certo in un dato momento e in un dato luogo (pur subendo delle fluttuazioni), lo stesso non si può dire del numero di migranti (regolari e irregolari) presenti sul territorio. Come sostiene Palazzo (2016) la riflessione “non può prescindere da una fondamentale distinzione: quella tra stranieri “regolari” e stranieri “irregolari”. Occorre, dunque, separare il dato relativo al totale degli stranieri denunciati da quello degli “regolari”, cioè dei residenti. Come osserva il rapporto citato, “solo depurando gli stranieri denunciati della componente irregolare potremo dire se l’incidenza degli stranieri regolari tra i denunciati è superiore rispetto a quella che si riscontra nella popolazione residente in Italia”3.

Secondo l’autore, infatti, è complesso determinare in che modo la condizione di irregolarità influenzi la propensione al crimine, o quanto la propensione al crimine sia fattore che incide sulla irregolarità, mentre questa pulizia del dato, permette di vedere come, fuori, la condizione di irregolarità sia uno dei fattori che incide sulla sovrarappresentazione.

Sebbene alcuni studiosi sostengano che la presenza di alti tassi di incarcerazione di migranti rispetto alla popolazione presente sul territorio siano attribuibili ad una maggior delittuosità dei migranti4 (Barbagli, 2008) molti autori hanno confutato questa tesi.

le difficoltà dei processi di regolarizzazione hanno creato
una “irregolarità istituzionalizzata”

Intanto la difficoltà di regolarizzazione e le emergenze securitarie oltre ai processi di selettività nei controlli dei migranti sono alcuni dei fattori criminogeni che influiscono e ingrossano il numero di migranti ristretti rispetto alla popolazione generale.

Le difficoltà dei processi di regolarizzazione nel nostro paese, sempre crescenti, hanno di fatto, creato un’area sempre maggiore di “irregolarità istituzionalizzata”: si pensi solamente che l’ultima sanatoria è stata nel 2012 e da quell’anno sono stati previsti solamente “decreti flussi” in numero nettamente inferiore agli ingressi nel paese (circa 30.000 ingressi concessi all’anno, più della metà riservati a lavori stagionali).

L’approccio repressivo nei confronti dei fenomeni migratori ha caratterizzato a fasi alterne quest’ultimo trentennio, producendo distorsioni e incidendo sulle statistiche.

Il numero di stranieri presenti nelle carceri italiane, a partire dai primi anni ’90, è aumentato in maniera inarrestabile. Dopo una battuta d’arresto e una inflessione discendente a partire dal 2010, la percentuale ha ripeso a salire.

i migranti e i “nuovi consociati” sono oggetto di etichettamento e criminalizzazione

I testi dei recenti decreti Minniti-Orlando, convertiti in legge (L. 13 Aprile 2017, n.46 in tema di immigrazione e L. 18 aprile 2017, n. 48 in tema di sicurezza) sono due esempi di come i migranti e i “nuovi consociati” siano oggetto di etichettamento e di processi di controllo e di criminalizzazione.

Questa sovrarappresentazione, perciò, non si lega nella fase di ingresso ad una maggior propensione al crimine, ma ad una serie di circostanze fattuali e politiche che influiscono sui processi di incarcerazione.

Alcuni studi5 (Crocitti, 2014) dimostrano come la percentuale dei migranti irregolari tra quelli incarcerati si attesti tra il 60 e l’80% a seconda del tipo di crimine. La maggior visibilità dei migranti nello spazio urbano, i controlli su treni e la maggior attenzione rivolta alla loro presenza connessa a processi di allarme sociale sono solo alcune delle variabili che possono influire sul loro contatto con il sistema penale. Si assiste a quello che in letteratura viene chiamato un doppio numero oscuro: non solo il crimine che viene intercettato dagli agenti di controllo rappresenta una percentuale inferiore a quella più generale dei crimini commessi, ma le forme di selettività che si soffermano su spazi pubblici e su crimini cosiddetti di strada, incidono maggiormente ad una selezione che svantaggia i migranti.

Per quel che ci riguarda, pur non conoscendo le singole specificità, è lecito pensare che una condizione di invisibilità giuridica da una parte escluda quasi completamente da un processo produttivo, dall’altra diventi un fattore che incide sulle scelte soggettive, rendendo reati contro la proprietà, il patrimonio, o reati legati alla vendita di stupefacenti soluzioni percorribili da una parte della componente di irregolarità.

A questi fattori di profiling6 che permettono di intercettare con più facilità le persone migranti rispetto a quelle italiane nella lotta alla criminalità, si possono aggiungere altri fattori che incidono significativamente sulla sovrarappresentazione dei migranti in carcere rispetto alla popolazione italiana: la presenza di crimini specifici dei migranti (connessi alla legge sull’immigrazione), possibili discriminazioni o pregiudizi (in sede processuale o difensiva); l’accesso ad una difesa adeguata, la comprensione corretta del momento processuale, la difficoltà di applicazione dei benefici pre-processuali (come la custodia domiciliare, o l’accesso a misure alternative dalla libertà) che influiscono, ancora una volta, ad ingrossare il numero.

Atlante carcerario: i numeri

Cosa ci raccontano i dati? Il 30/4/ 2017 i detenuti stranieri presenti erano 19.268 a fronte di 56.436 presenti (34,14%). Nei primi quattro mesi del 2017, si assiste quindi ad una crescita generale della popolazione detenuta che aumenta di 1783 unità (rispetto ai 54.653 presenti a fine anno). Di questi, 647 sono stranieri.

Il dato aumenta di interesse se si prendono in esame le serie storiche: il 31 dicembre 2006 (poco dopo l’indulto), il numero di detenuti cala ma la percentuale di stranieri aumenta, aumentando di due punti percentuali nei sei mesi successivi, fino a raggiungere il picco più alto su scala nazionale il 31/12/2007 (37,48%).

DatiPopolazione straniera detenuta sul totale,
1991 - 2017

detenuti stranieri

56.436

detenuti

19.268

stranieri (34,1%)

30 Aprile

2017

detenuti presenti

‘91

‘06

‘07

‘09

‘15

70000

60000

68.258

50000

52.754

48.693

40000

39.005

35.469

24.966

30000

20000

18.252

5.365

17.207

10000

13.152

0

‘91

‘92

‘93

‘94

‘95

‘96

‘97

‘98

‘99

‘00

‘01

‘02

‘03

‘04

‘05

‘06

‘07

‘08

‘09

‘10

‘11

‘12

‘13

‘14

‘15

‘16

detenuti stranieri

56.436

detenuti

19.268

stranieri (34,1%)

30 Aprile

2017

detenuti presenti

‘91

‘06

‘07

‘09

‘15

70000

60000

68.258

50000

52.754

48.693

40000

39.005

35.469

24.966

30000

20000

18.252

5.365

17.207

10000

13.152

0

‘92

‘94

‘96

‘98

‘00

‘02

‘04

‘06

‘08

‘10

‘12

‘14

‘16

detenuti stranieri

detenuti presenti

30 Aprile2017

19.268

stranieri (34,1%)

56.436

detenuti

‘91

‘06-’07

‘15

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70

68.258

60

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52.754

48.693

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39.005

30

24.966

35.469

20

5.365

10

13.152

17.207

18.252

Fonte: DAP
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Allo stesso modo, il picco numerico si raggiunge a giugno 2010, con il massimo sovraffollamento (153,15%) a fronte delle 68259 unità, gli stranieri rispetto agli italiani rappresentano un numero meno significativo, quasi un leggero calo. La percentuale continua a scendere nell’era delle “svuotacarceri” (17207 presenze il 30 Giugno 2015) per poi riprendere a salire, costantemente, nei due anni successivi, guadagnando oltre 2000 unità. Come sostiene Torrente la chiusura del “fascicolo Italia” da parte della CEDU ha siglato la fine della “Emergenza carceri” e la nuova ondata di paura legata agli attacchi terroristici in territorio europeo è stata attenuata con un ritorno sempre più marcato al populismo penale

La crescita appare ancora più forte se si scorporano i dati di Nord, centro e Sud.

DatiDistribuzione detenuti stranieri
per area geografica

Dati la 30.4.2017

51,6

26,3

22,1

Nord

Centro

Sud

9.950

5.064

4.254

51,6

26,3

22,1

Nord

Centro

Sud

9.950

5.064

4.254

51,6

Nord

9.950

26,3

Centro

5.064

22,1

Sud

4.254

Fonte: DAP
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In alcune regioni, la percentuale supera sensibilmente il 50% e la presenza in termini numerici assume cifre consistenti. È il caso del Trentino Alto Adige, che raggiunge il 70,81%, o la Lombardia che è quella con il numero maggiore in assoluto di migranti ristretti (3746). Possiamo dedurre quindi, che il 51,6% della popolazione straniera detenuta risieda nelle carceri del Nord, solo il 26,28 al centro e il 22,08 al sud.

DatiPopolazione detenuta straniera per Regione

Dati al 30 aprile 2017

  • 0% - 14,9%
  • 15% - 29,9%
  • 30% - 44,9%
  • 45% - 59,9%
  • ≥60%
Italia


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Il confronto con il 2016 ci permette di vedere come il numero sia cresciuto di quasi 500 unità, ma che queste hanno ridotto di poco la rappresentatività rispetto al generale aumento della popolazione soprattutto al Nord. Crescono, invece, rispetto all’anno precedente, le presenze di stranieri nelle carceri del centro e soprattutto del Sud.

Atlante carcerario: le provenienze

Secondo le statistiche ISTAT, la comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 22,9% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (9,3%) e dal Marocco (8,7%).

Questi dati rispecchiano esattamente le prime tre nazionalità dei migranti ristretti, giustificando la variabile numerica con la maggior presenza percentuale delle comunità sul territorio.

DatiConfronto percentuale per nazionalità
tra stranieri residenti in Italia e detenuti

Valori in %

% sul totale degli stranieri residenti in italia

% sul totale dei detenuti stranieri

22,9

Romania

14,2

9,3

Albania

13,6

8,7

Marocco

18,2

5,4

Cina

1,4

2,2

Egitto

3,6

1,9

Senegal

2,5

1,9

Tunisia

10,6

1,5

Nigeria

4,8

0,4

Algeria

2,3

Le altre nazionalità presenti rappresentano il 47,7% dei residenti

in Italia e del 28,8% dei detenuti nelle carceri italiane

% sul totale degli stranieri residenti in italia

% sul totale dei detenuti stranieri

22,9

Romania

14,2

9,3

Albania

13,6

8,7

Marocco

18,2

5,4

Cina

1,4

2,2

Egitto

3,6

1,9

Senegal

2,5

1,9

Tunisia

10,6

1,5

Nigeria

4,8

0,4

Algeria

2,3

Le altre nazionalità presenti rappresentano il 47,7% dei residenti

in Italia e del 28,8% dei detenuti nelle carceri italiane

% sul totale degli stranieri

residenti in italia

% sul totale dei detenuti

stranieri

22,9

Romania

14,2

9,3

Albania

13,6

8,7

Marocco

18,2

5,4

Cina

1,4

2,2

Egitto

3,6

1,9

Senegal

2,5

1,9

Tunisia

10,6

1,5

Nigeria

4,8

0,4

Algeria

2,3

Le altre nazionalità presenti

rappresentano il 47,7%

dei residenti in Italia

e del 28,8% dei detenuti

nelle carceri italiane

Fonte: DAP
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Le cifre, tuttavia, ci dicono anche che è il Marocco la comunità più rappresentata nel contesto inframurario. Come spiegare questo dato? La Romania è dal 2007 parte dell’Unione Europea, sebbene non ancora area Schengen, e perciò i cittadini rumeni presentano una stabilità giuridica sensibilmente maggiore rispetto ai cittadini di Marocco e Albania. Inoltre, la componente femminile supera quella maschile in termini di unità sul territorio, criterio che differisce dalla dimensione carceraria dove il numero di uomini è sensibilmente superiore a quello di donne. Per queste due ragioni, possiamo comprendere la discrasia tra presenze della comunità sul territorio italiano e dimensione inframuraria. Per quanto riguarda la maggior presenza di cittadini marocchini rispetto a quelle di cittadini albanesi, si può desumere sul piano meramente inferenziale che intanto la presenza di albanesi sul territorio è più consolidata nel tempo, quindi la possibilità di reti e connessioni appare maggiore; in secondo luogo, i criteri di profiling nei confronti soprattutto di reati connessi al traffico di stupefacenti fanno propendere per una maggior facilità di identificazione dei soggetti provenienti dal Marocco legate all’aspetto fisico che possono aver inciso sulla differenza percentuale. L’unico paese che manifesta un trend di crescita tra i ristretti è l’Egitto (che ha quasi raddoppiato le presenze in carcere in nove anni. Questi dati ci permettono, quindi, di confutare la correlazione tra provenienze e autori di reato e di poter contrastare le campagne di allarme sociale che tendono ad individuare nel clandestino, nell’irregolare, e, in tempi recenti, nel “profugo” il nemico perfetto e il catalizzatore di tutte le paure.

DatiConfronto detenuti italiani e stranieri
in attesa di primo giudizio

Dati al 31 dicembre di ogni anno, per il 2017 al 30 aprile
Valori in migliaia

Fonte: DAP
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Atlante carcerario: reati e posizioni giuridiche

Scendendo nel dettaglio della vita penitenziaria dei detenuti migranti, salta subito all’occhio la forte presenza di cittadini stranieri tra coloro che si trovano in attesa di primo giudizio. Mentre il numero degli italiani varia al variare delle politiche carcerarie (e subisce gli effetti delle c.d. “svuotacarceri”) il numero di stranieri in attesa di giudizio rimane costante, e va a far crescere progressivamente le schiere dei definitivi, spiegando quindi un minor turnover tra stranieri in ingresso e in uscita e una probabile crescita costante dei detenuti migranti in condizione di privazione della libertà.

DatiDetenuti stranieri per continente di provenienza, 2008-2017

Valori in migliaia

Fonte: DAP
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Rispetto invece alla tipologia di reati commessi, in valore assoluto la popolazione straniera viene trattenuta principalmente per reati commessi contro il patrimonio (8607, primo reato anche tra gli italiani) in aumento sia in percentuale che in valore assoluto (472 unità di stranieri in più, 572 di italiani) ma con un aumento percentuale più significativo per gli stranieri (2,6 vs. 5,76). E dai reati previsti dalla legge sugli stupefacenti, che nel 2016 registrano un incremento del 5.8% (10,46% in più tra gli stranieri, contro il 3,24% degli italiani) superando i reati contro la persona (secondo gruppo di pene per gli italiani) con 6922 incarcerati contro i 6751. Infine, gli stranieri superano gli italiani per i reati connessi alla prostituzione (77% del totale) e reati connessi alla legge stranieri (92,1% del totale). Sono invece considerevolmente meno degli italiani, gli stranieri condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis), appena 91 persone straniere a fronte dei 6876 italiani. La devianza degli stranieri si connota quindi per la connessione con fattori economici e possibili difficoltà di sostentamento, che rafforzano l’ipotesi del legame tra irregolarità e facilità di accesso nel circuito penitenziario. In altre parole, non potendo lavorare perché irregolari, e non potendo regolarizzarsi, la scelta dell’azione illecita (compreso il rischio di incarcerazione) risulta un’opzione di sopravvivenza.

Il carcere si connota quindi sempre più significativamente come un contenitore di marginalità, in cui i cittadini stranieri, che assorbono molteplici vulnerabilità, sono i primi e più facili destinatari del contenimento.

DatiReati commessi da Italiani e da stranieri, confronto tra 2015 e 2016

Valori in % sul totale dei reati commessi

italiani

stranieri

91,5

91,1

100

72,6

72,1

69,4

66,5

64,6

63

75

37

35,4

50

30,6

30,3

27,9

27,4

8,9

8,5

25

0

Legge droga

Legge armi

Ordine pubblico

Contro il patrimonio

84,7

83,6

100

76,9

76,2

73,4

72,8

69,2

69,3

75

50

30,7

30,8

27,2

26,6

23,8

23,1

16,4

15,3

25

0

Prostituzione

Contro la famiglia

Contro la persona

Contro l’amministrazione

della giustizia

italiani

stranieri

91,5

91,1

100

72,6

72,1

69,4

66,5

64,6

63

75

37

35,4

50

30,6

30,3

27,9

27,4

8,9

8,5

25

0

Legge droga

Legge armi

Ordine pubblico

Contro il patrimonio

84,7

83,6

100

76,9

76,2

73,4

72,8

69,2

69,3

75

50

30,7

30,8

27,2

26,6

23,8

23,1

16,4

15,3

25

0

Prostituzione

Contro la famiglia

Contro la persona

Contro l’amministrazione

della giustizia

italiani

stranieri

91,5

91,1

100

64,6

63

75

37

35,4

50

8,9

8,5

25

0

Legge droga

Legge armi

100

72,6

72,1

69,4

66,5

75

50

30,6

30,3

27,9

27,4

25

0

Ordine pubblico

Contro

il patrimonio

100

76,9

76,2

73,4

72,8

75

50

27,2

26,6

23,8

23,1

25

0

Prostituzione

Contro

la famiglia

84,7

83,6

100

69,2

69,3

75

50

30,7

30,8

16,4

15,3

25

0

Contro la persona

Contro l’am-

ministrazione

della giustizia

Fonte: DAP
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