Antigone, in direzione ostinata e contraria

Antigone, in direzione ostinata e contraria

Editoriale

Antigone, in direzione ostinata e contraria

Michele Miravalle e Alessio Scandurra

Torna il carcere. Non che sia mai sparito in realtà. Almeno da quando lo Stato moderno ha deciso che la privazione della libertà fosse lo strumento più utile per salvaguardare la società, poiché più “umano” rispetto alle pene corporali.
Insomma il carcere esiste, nonostante la storia dell’Uomo ne abbia a lungo fatto a meno. A cambiare è ciò che sta intorno al carcere, cioè noi.
Noi, che creiamo quel “clima sociale” che finisce per influenzare le decisioni della politica, le pratiche degli operatori, i nostri stessi comportamenti.
Dunque, il prepotente aumento delle persone detenute, millecinquecento in più soli in sei mesi, non può essere né frutto di casualità, nè, come potrebbe sembrare logico, conseguenza di un aumento dei tassi di criminalità - che, al contrario, sono in costante calo.
Di questo passo, nel 2020, sfonderemo quota 67.000 persone detenute.
Stiamo tornando agli stessi numeri che, nel 2013, avevano causato l’onta della condanna per trattamenti inumani e degradanti da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani).
Dopo quel giudizio ci eravamo illusi che qualcosa potesse cambiare, che il Paese di Cesare Beccaria e del garantismo penale non potesse più permettersi di avere un sistema sanzionatorio giudicato contrario alla dignità dell’uomo.
Il nostro non era ottimismo ingenuo, ma la valutazione critica di quello che stava succedendo intorno a noi: i provvedimenti che incentivavano l’utilizzo delle misure alternative, le proposte degli Stati Generali dell’Esecuzione penale, l’istituzione (finalmente) del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà…ci avevano resi fiduciosi in un positivo cambio di clima politico. E invece. Dobbiamo ricrederci.
Ma quali sono le cause? Quanto è ineluttabile?
In ognuno dei capitoli di questo Tredicesimo Rapporto tentiamo di dare una spiegazione a questo repentino cambio di stagione.
Lo facciamo con un approccio tematico, per mettere a fuoco le tante facce dell’atlante penitenziario. Lo facciamo partendo dai numeri, che vanno contestualizzati e analizzati con pazienza.
Lo facciamo affidando per la prima volta il nostro lavoro a quel grande mare che è il web, rivoluzionario strumento di comunicazione. Spesso proprio sul web vengono vomitati i peggiori istinti e veicolate le più sfacciate falsità. Noi vogliamo invece dargli fiducia.
Lo facciamo in totale gratuità, rendendo libera la consultazione e la divulgazione dei contenuti del Rapporto.

Abbiamo organizzato il nostro lavoro in quattro parti, immaginandole come autonome le une dalle altre, senza un prima e un dopo obbligati.
Ne Le politiche e i numeri descriviamo proprio quel cambio di stagione.
Ne Le emergenze (vere o presunte), affrontiamo senza remore le questioni di cui spesso si (stra)parla, a cominciare dal delicato tema della radicalizzazione e di come il carcere affronta la questione del terrorismo internazionale. In Chi vive dentro e Chi lavora dentro diamo uno sguardo all’umanità dentro le mura.

Usate questi contenuti come meglio credete: diffondeteli, approfonditeli, contestateli. Ma fatelo con la consapevolezza che sono il frutto del lavoro attento delle autrici e degli autori, a cui va il nostro grazie.

Questo Rapporto non potrebbe esistere senza l’Osservatorio sulle condizioni detentive, che dal 1998 entra nelle oltre duecento carceri italiane ed è strumento di conoscenza per chiunque si avvicini alla realtà penitenziaria: media, studenti, esperti, forze politiche.

Ringraziamo dunque l’impegno volontario di tutti i nostri Osservatori:
Francesco Alessandria, Marco Aliverti, Perla Arianna Allegri, Rosalba Altopiedi, Andrea Andreoli, Samuele Animali, Chiara Babetto, Alessandra Ballerini, Erica Barbaccia, Mario Barone, Hassan Bassi, Sara Bauli, Sergio Besi, Paola Bevere, Giorgio Bisagna, Giulia Boldi, Martina Bondone, Sara Brunori, Antonella Calcaterra, Valentina Calderone, Monica Callegher, Francesca Cancellaro, Carolina Canziani, Manuela Cardone, Monia Caroti, Carlotta Cherchi, Filomena Chiarelli, Brunella Chiarello, Antonio Ciliberti, Laura Crescentini, Francesca Darpetti, Emanuela De Amicis, Giada De Bonis, Elia De Caro, Elisa De Nardo, Assunta Delle Donne, Sarah D'Errico, Roberta Di Fiore, Valentina Diamante Tosti, Piero Donadio, Giulia Fabini, Alice Franchina, Silvia Giacomini, Stefano Giordano, Patrizio Gonnella, Corallina Lopez Curzi, Alessandro Maculan, Barbara Mancino, Susanna Marietti, Gian Mario Fazzini, Simona Materia, Giuseppe Mosconi, Maria Vittoria Nardi, Andrea Oleandri, Paolo Orabona, Grazia Parisi, Claudio Paterniti Martello, Benedetta Perego, Caterina Peroni, Ilaria Piccinno, Graziano Pintori, Ornella Piras, Valentina Pizzolito, Daniele Pulino, Alberto Rizzerio, Luigi Romano, Daniela Ronco, Nicola Rossi, Luciana Sammarco, Simone Santorso, Alvise Sbraccia, Vincenzo Scalia, Maria Pia Scarciglia, Daniele Scarscelli, Cristina Sodi, Michele Spallino, Luca Sterchele, Lorenzo Tardella, Flavia Trabalzini, Valeria Verdolini, Francesca Vianello.
Dal 1998 il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ci autorizza a visitare gli istituti di pena. Fu Alessandro Margara a darci la prima autorizzazione e lo ricordiamo con immenso affetto e gratitudine. Ringraziamo di cuore il consigliere Santi Consolo, capo del Dap, per consentirci ancora in piena trasparenza il nostro lavoro di osservazione. Ringraziamo anche il dott. Massimo De Pascalis, da pochissimo in pensione, senza la cui apertura e intuizione non avremmo avuto tale opportunità. Infine un ringraziamento alla dott.ssa Assunta Borzacchiello per la pazienza e l’entusiasmo.

Antigone, grazie agli enti e alle fondazioni che la sostengono, continuerà a rimanere voce indipendente. Non si piegherà alla paura, non costruirà muri, non accetterà la compressione dei diritti individuali e collettivi, respingerà i populismi.
Continuerà, insomma, a promuovere libertà. In direzione ostinata e contraria.

Buona lettura.