Sono 28 gli indagati per le violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Ivrea a cavallo tra il 2015 e il 2016. 27 sono agenti penitenziari e uno un medico in servizio presso il carcere. I reati contestati sono, a vario titolo, lesioni e falsi aggravati. I fatti emersi nel tempo sarebbero a tutti gli effetti riferibili alla fattispecie della tortura, introdotto tuttavia nel codice penale solo successivamente a queste contestazioni e per questo non contestabile.
"Ad Antigone - sottolinea l'avvocata Simona Filippi, che per l'associazione segue il contenzioso legale - erano stati riportati questi fatti e si era proceduto alla presentazione di diversi esposti alla Procura di Ivrea, territorialmente competente. Altrettante denunce erano state presentate anche dal Garante comunale della città piemontese. Nei mesi successivi - sottolinea Filippi - si era registrato un sostanziale immobilismo da parte della Procura eporediese. La mancanza di indagini che avevamo più volte denunciato portò a ben due richieste di archiviazione. Ad entrambe ci opponemmo chiedendo infine l'avocazione delle stesse indagini al Procuratore generale presso la Procura di Torino. Istanza di avocazione che venne accolta. A settembre scorso erano arrivati gli avvisi di garanzia e oggi l'iscrizione nel registro degli indagati".
L'8 marzo 2023 Antigone presenta "Dalla parte di Antigone", primo rapporto sulle donne detenute in Italia. Con esso si intende offrire uno sguardo completo su tutte le carceri e le sezioni femminili nel nostro Paese, comprese quelle minorili e i reparti che ospitano detenute trans collocate in carceri maschili. Le donne in carcere in Italia sono una minoranza della popolazione detenuta, ma scontano il peso di un sistema detentivo plasmato sulle esigenze, i bisogni e la peculiarità maschili.
All'interno del Rapporto ci saranno tutti i dati relativi alle presenze, alle tipologie di reato, alla criminalità femminile, alle misure alternative, alle nazionalità, alle età, ai bambini con le mamme. Ma anche analisi e approfondimenti sulla vita interna alle carceri femminili, i bisogni specifici, il personale dell'amministrazione e tanto altro. Verranno inoltre riportate alcune storie, anche attraverso contributi video e audio.
La presentazione del rapporto si terrà a partire dalle ore 10.00 presso il Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani, Sala Zuccari, Via della Dogana Vecchia, 29 - Roma. Sarà possibile seguire l'incontro anche in diretta sulla Web Tv del Senato.
La sede dell'Emilia-Romagna di Antigone ha pubblicato nei giorni scorsi un rapporto dove fa il punto sulle carceri della regione che, nel corso del 2022, sono state visitate con l'Osservatorio sulle condizioni di detenzione della nostra associazione.
Il quadro che emerge è molto complesso. Le carceri della regione registrano spesso elevati livelli di sovraffolamento; a fronte di un numero molto alto di detenuti condannati in via definitiva il numero degli educatori (funzionari giuridico pedagocici) è al di sotto di quanto previsto dalle piante organiche. Le maggiori problematiche si riscontrano all’interno delle sezioni di media sicurezza ove, peraltro, è ristretta la maggior parte della popolazione detenuta. È all’interno di queste che si rilevano spesso condizioni strutturali peggiori, soprattutto all’interno delle celle che appaiono in molti degli istituti visitati caratterizzati da mobilio vecchio, sprovviste di docce all’interno, prive di acqua calda. Si tratta di istituti piuttosto datati, le cui carenze strutturali non sembrano poter essere sanate con meri interventi di manutenzione. Le visite del 2022 restituiscono inoltre un ulteriore elemento di complessità dovuto alla carenza di personale sanitario all’interno degli istituti.
Tutte criticità che vengono messe in risalto in questo rapporto.
In queste settimane in cui il caso di Alfredo Cospito ha riacceso l'attenzione intorno al regime detentuvo di cui all'articolo 41-bis, secondo comma dell'Ordinamento Penitenziario, abbiamo deciso di realizzare un dossier nel quale si ricostruisce la normativa relativa a questo regime, a partire dal 1992 sino alla giurisprudenza più recente.
Tornare alle radici della misura è utile per comprendere quanto nel tempo si sia espanso nei numeri e nelle restrizioni.
In conclusione proponiamo, attraverso alcune raccomandazioni, anche alcune sostanziali modifiche al regime, questo alla luce delle considerazioni del Garante Nazionale e del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, nonché delle sentenze delle Corti interne e internazionali.
Ieri si è tenuto un convegno (qui la registrazione completa) nel quale si è discusso del caso Cospito e dell'intervento che Antigone ha predisposto e con cui interverrà presso la Corte costituzionale, nell'ambito della questione di costituzionalità sollevata dalla Corte di assise d'appello di Torino, in merito ad una disposizione contenuta nella legge Cirielli.
In particolare, la questione di legittimità costituzionale sollevata riguarda l'art. 69, quarto comma, del Codice penale, che non consente che ai recidivi vengano riconosciute circostanze attenuanti prevalenti sulle aggravanti, in modo da consentire una quantificazione della pena adeguata alla minore gravità del reato in concreto commesso.
Il caso riguarda Alfredo Cospito ed un suo attentato del 2006 ad una caserma di Carabinieri nel quale nessuno rimase ucciso o ferito. Se fosse riconosciuta l'incostituzionalità della norma, a Cospito potrebbe essere comminata una pena massima che va dai 20 ai 24 anni, anziché l'ergastolo.
Questo è il testo dell'amicus curiae di Antigone.