Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator La Conferenza Regionale Volontariato Giustizia delle Marche contro la costruzione del carcere a Camerino

La Conferenza Regionale Volontariato Giustizia delle Marche contro la costruzione del carcere a Camerino

 

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Basta! Politici, amministratori, operatori del settore non perdono occasione per ribadire che occorre costruire subito un nuovo carcere da 450 posti a Camerino perché c’è sovraffollamento nelle carceri esistenti, perché l’attuale penitenziario è vecchio e fatiscente, perché Camerino è una zona economicamente in declino e la costruzione di un carcere porta occupazione.

Noi non siamo d’accordo. Come rappresentanti delle principali associazioni di volontariato che operano nelle carceri delle Marche siamo rimasti in silenzio fino ad oggi perché nessuno ha chiesto la nostra opinione e perché non è nostra abitudine esprimere censure sulle scelte politiche; ma crediamo che il volontariato non debba avere una funziona ancillare rispetto al sistema carcere, come invece evidentemente ritiene chi allontana i volontari che dicono ciò che pensano o cerca di mettere il silenziatore a chi diffonde dati obiettivi (una recente circolare ha vietato ai direttori di fornire dati ad Antigone).

Esaminiamo qualche dato. Con la soppressione del Tribunale, la geografia regionale relega Camerino in una posizione ancor più marginale e scomoda rispetto al passato in quanto la popolazione, i mezzi di trasporto e gli uffici giudiziari si concentrano sulla fascia costiera e collinare. D’altra parte se venisse rispettato il principio della territorialità della pena non sarebbe necessario istituire nuovi posti nelle Marche, poiché, secondo le rilevazioni disponibili sul sito del Ministero al 31/12/2013, la capienza regolamentare nelle carceri Marchigiane era di 825 posti contro i 1072 detenuti realmente presenti, di cui 657 residenti e 274 nati nelle Marche.

Ora qualche domanda. Come si concilia l’isolamento di Camerino con la funzione del carcere di reinserire le persone nella società e nella famiglia e con la necessità di limitare l’onerosità delle traduzioni ? Con la mancanza di risorse per la manutenzione degli istituti che cadono a pezzi, per le assunzioni del personale (polizia penitenziaria, ma soprattutto civile: personale direttivo, psicologi, educatori, personale degli uffici esecuzione esterna…), per il trattamento dei detenuti – tanto che vi sono delle sezioni chiuse - ? Dove si reperiscono i fondi per le nuove costruzioni, che – tra l’altro - richiedono altre assunzioni? Se il sovraffollamento è un’emergenza, come si può pensare di risolvere il problema con la costruzione di nuove carceri, che richiedono anni di lavoro? Come non scandalizzarsi del fatto che l’apertura di un carcere sia considerata un modo per combattere il declino di un’ area montana e che si pensi a politiche per il lavoro fatte sulla pelle delle persone detenute? Infine non sarebbe ora di riprendere un discorso sulle architetture per adeguarle meglio alle funzioni del carcere ed a quanto prevedono l’ordinamento penitenziario ed il suo regolamento di esecuzione?

Le nostre risposte. Il piano carceri basato sull’edilizia non ci piace ma soprattutto non ci piace che la condizione delle persone detenute venga una volta di più strumentalizzata. Il sovraffollamento non è un’emergenza ma una condizione accettata e addirittura prevista, che ha padri ben riconoscibili in chi negli anni scorsi ha voluto sempre più carcerazioni, in particolare attraverso le normative sulle droghe, sulla recidiva, sull’immigrazione, norme che, direttamente o indirettamente, accanto ai criminali veri hanno abbandonato in cella sempre più tossicodipendenti, immigrati e poveracci italiani e non (specie quando non possono pagarsi buoni avvocati). Non dimentichiamo infine che il sovraffollamento è frutto dei tempi della giustizia che sono indegni di un paese civile e contribuiscono ad affollare il carcere di persone in custodia cautelare.

Non sappiamo dire se le riforme troppo timide di questi ultimi mesi rappresentino solo una reazione di facciata alle censure della Corte costituzionale e della CEDU oppure siano il segno che è stata imboccata una strada più “virtuosa” nella gestione della questione penale e penitenziaria ma, per i motivi che abbiamo cercato di spiegare, pensiamo che la costruzione del nuovo carcere di Camerino sia, oggi, una pessima idea.

Ancona 3 giu. 14

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