Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Coronavirus/Carceri. Antigone: "dopo decreto governo che apre a nostre proposte ci appelliamo a direttori e magistrati perché le attuino da oggi e in modo ampio"

Coronavirus/Carceri. Antigone: "dopo decreto governo che apre a nostre proposte ci appelliamo a direttori e magistrati perché le attuino da oggi e in modo ampio"

Carcere italiano chiave"Il nuovo decreto legge del governo per rispondere all'emergenza coronavirus contiene, nella parte relativa alla gestione degli istituti penitenziari, l'apertura a delle misure che avevamo sollecitato nei giorni scorsi riguardante l'aumento della durata delle telefonate e l'incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Ci appelliamo dunque - prosegue Gonnella - a tutti i direttori delle carceri e a tutti i magistrati di sorveglianza affinché assicurino un contatto telefonico quotidiano dei detenuti con i propri famigliari e affinché più gente possibile, che sta scontando una parte finale della propria pena, possa accedere alle suddette misure alternative alla detenzione. E' un grande sforzo - sottolinea il presidente di Antigone - che va fatto immediatamente, anche per allentare la tensione che sta crescendo negli istituti di pena, oltre che per riconoscere i diritti fondamentali".

"Gli strumenti normativi ci sono - ricorda Patrizio Gonnella. I direttori hanno come strumento sia il consiglio di disciplina che può proporre come premio l'accesso alla misura alternativa, sia gruppi di osservazione e trattamento allargato che possano proporre cumulativamente, per tutti i detenuti che hanno le caratteristiche per usufruirne, queste misure". 

"Ci rivolgiamo ancora poi a tutti i magistrati di sorveglianza, anche attraverso le loro rappresentanze, affinché capiscano la situazione drammatica di questo momento e facciano uno sforzo nella concessione di misure di questo genere. Evitiamo che le carceri diventino luoghi di tensione e di sofferenza estrema, facciamolo nel nome dei diritti dei detenuti, dei loro parenti, ma anche del personale penitenziario" conclude Gonnella.

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