Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator I numeri scendono meno di quanto dovrebbero, anche in alcune regioni focolaio della pandemia di coronavirus

I numeri scendono meno di quanto dovrebbero, anche in alcune regioni focolaio della pandemia di coronavirus

8197402220 564af88270 oVenerdì sono state pubblicati dal Ministero della giustizia i dati relativi alle presenze in carcere al 31 marzo disaggregati per regione e per posizione giuridica. Questo consente una prima analisi dell’andamento della popolazione detenuta che tenga in conto le differenze tra le varie regioni italiane. 

Al 31 marzo i detenuti presenti in carcere erano 57.846, 3.384 in meno rispetto alla fine di febbraio. Si tratta di un calo delle presenze complessivo del -5,5% della popolazione detenuta in Italia, ma come si può immaginare il calo è distribuito in modo molto disomogeneo nel territorio nazionale. 

In Emilia-Romagna nello stesso periodo la popolazione detenuta è calata del 16,3%, in Lombardia del 7,2%, valori fortunatamente superiori alla media, trattandosi di due regione tra le più colpite dalla attuale emergenza Coronavirus. Purtroppo si registra invece un calo inferiore alla media nazionale in Veneto, del 3,8%, e addirittura del solo 1% in Piemonte, regioni anche queste pesantemente colpite. E nello stesso periodo la popolazione detenuta nelle Marche ed in Calabria è addirittura cresciuta. 

Il calo registrato delle sole donne detenute, del 7,6%, è in media superiore a quello del totale della popolazione ed in Emilia-Romagna le donne sono calate addirittura del 25%.   

Se si guarda ai soli detenuti stranieri la loro diminuzione, del 4,7%, è di poco inferiore a quella del complesso dei detenuti, indice che per loro il ricorso al carcere continua comunque ad essere maggiore che per gli italiani nonostante, come è noto, in media commettono reati meno gravi.

Sorprende il calo limitato dei detenuti in semilibertà, che sono passati da 1.097 a 884 nel periodo considerato nonostante l’art. 124 del decreto Cura Italia paresse dover quasi azzerare la loro presenza negli istituti, per evitare il loro reingresso quotidiano in carcere. 

Ancora più sorprendente il fatto che, se si guarda ai soli detenuti in custodia cautelare, il loro calo è in proporzione addirittura maggiore di quello dei detenuti con una condanna definitiva: -7,6% gli uni, -4,5% gli altri. E questo nonostante tra le misure introdotte dal Governo non fosse previsto nulla per le persone in custodia cautelare. 

Evidentemente il senso di responsabilità di chi è stato chiamato a giudicare sul ricorso al carcere come misura cautelare ha contribuito in modo significativo sull’attuale calo delle presenze. 

Questi numeri, in parte ormai superati (il 9 aprile i detenuti in carcere erano 55.939) mostrano però come il calo delle presenze in carcere che si sta registrando, oltre a non essere ancora sufficiente, è anche distribuito in maniera diseguale e purtroppo particolarmente limitato in regioni come il Veneto o il Trentino-Altro Adige, dove oggi si registrano in carcere alcune delle situazioni più allarmanti: è di venerdì scorso la notizia che a Verona, risultano 25 detenuti e 17 agenti della polizia penitenziaria positivi al Covid 19.

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