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Covid19. Detenuto positivo a S.M. Capua Vetere. Antigone: "caso che mette in risalto le criticità del sistema penitenziario"

carcere-santa-maria-capua-vetereE' risultato positivo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un detenuto che, a quanto abbiamo saputo, già dal 26 marzo manifestava sintomi di malessere riconducibili ad un contagio da Covid19. 

"Questo caso ci era stato segnalato lo scorso 31 marzo dai famigliari dell'uomo, preoccupati per il suo stato di salute e per le minime cure a cui era stato sottoposto fino a quel momento. Con il nostro difensore civico e la nostra sede regionale campana lo abbiamo dunque preso in carico e seguito, chiedendo al carcere quali fossero le condizioni dell'uomo, a quali cure fosse stato sottoposto e sollecitando la richiesta di sottoporlo al tampone per verificare il possibile contagio". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

"Dal provveditorato regionale eravamo stati messi al corrente del fatto che il tampone sarebbe stato eseguito nel pomeriggio di ieri, e oggi abbiamo avuto conferma della sua positività e del trasferimento dell'uomo nella terapia intensiva dell'Ospedale Cotugno" chiarisce Luigi Romano, presidente di Antigone Campania.

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Carceri e Covid-19. I provvedimenti assunti dai tribunali

In questa pagina riportiamo alcuni dei provvedimenti in materia di detenzione domiciliare e sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere, emessi recentemente da alcuni tribunali penali e uffici di sorveglianza alla luce della attuale epidemia di covid-19.
La pagina è curata dall'Avvocato Dario Di Cecca.

Tribunale Penale di Roma in composizione monocratica, VIIa Sezione, sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari, provvedimento del 18/03/2020. Per il detenuto malato che necessita di indagini strumentali già programmate, si tiene conto delle «attuali restrizioni degli spostamenti dei detenuti dal carcere verso strutture sanitarie esterne, a motivo della diffusione del COVID 19». Il provvedimento.

G.I.P. del Tribunale di Milano, ordinanza di sostituzione della misura cautelare del 23/03/2020. La misura della custodia cautelare in carcere è sostituita con gli arresti domiciliari anche «in considerazione della attuale situazione di emergenza sanitaria evidenziata nella nota prot. N. 347/2020» del Procuratore Aggiunto e del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano. L'ordinanza.

Ufficio di Sorveglianza di Milano, ordinanza del 20/03/2020 con cui si concedere l’ammissione provvisoria all’affidamento in prova al servizio sociale ex art 47 comma 4 OP. Il magistrato, «quanto all’esistenza del grave pregiudizio legittimante una pronuncia in via provvisoria» considera che «l’ammissione alla misura alternativa consentirebbe al condannato di riprendere l’attività lavorativa, attualmente interrotta a causa della sospensione dell’esecutività degli art. 21 OP in ragione della attuale emergenza sanitaria da Covid-19, al fine di limitare il rischio di contagio all’interno delle carceri». L'ordinanza.

Ufficio Sorveglianza Milano, ordinanza del 16/03/2020 con cui viene concesso il differimento pena ex artt. 47 ter co. 1 ter e co. 1 quater OP e 147 cp. Viene «considerata l’incidenza, sul rischio di una evoluzione negativa della grave patologia, il fattore di stress costituito dallo stato detentivo e dai rischi connessi all’emergenza sanitaria in atto, che in una situazione di salute così compromessa e a fronte della possibilità di evoluzione in senso peggiorativo può comprensibilmente costituire esso stesso causa di aggravamento». L'ordinanza.

Ufficio Sorveglianza Pavia, decreto del 20/03/2020 con cui si dispone il rigetto ex 47 ter co.1 quater OP. Il Magistrato di Sorveglianza di Pavia non ha ritenuto di concedere il beneficio penitenziario richiesto (ammissione provvisoria alla detenzione domiciliare), «ritenuto che il paventato pericolo cui il soggetto sarebbe esposto in ragione delle descritte condizioni di salute rispetto al possibile contagio da COVID-19, non costituisce un elemento di incompatibilità con la detenzione carceraria, non essendovi indicazioni in merito a frequenza di contagio da Covid 19 maggiore in carcere rispetto che all’ambiente esterno». Il Magistrato ha anche ritenuto che «nel caso di specie, il domicilio del condannato è situato in Garbagnate Milanese, ovvero in piena zona rossa». Il decreto.

A decisione di segno opposto è giunto il Tribunale di Sorveglianza di Milano che, con ordinanza del 31/03/2020, ha disposto il differimento pena nelle forme della detenzione domiciliare, ritenendo che le patologie di cui soffre il detenuto « possano considerarsi gravi, ai sensi dell’art. 147 co.1 n. 2 c.p., con specifico riguardo al correlato rischio di contagio attualmente in corso per COVID 19, che appare - contrariamente a quanto ritenuto dal MdS – più elevato in ambiente carcerario, che non consente l’isolamento preventivo». L'ordinanza.

Il G.U.P. del Tribunale di Trani, con provvedimento del 26/03/2020, rigetta l’istanza di sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari. Il G.U.P. afferma che «lo stato di restrizione, in ambiente difficilmente permeabile dall’esterno (…) meglio garantisce la salute del detenuto». Il provvedimento.

United States District Court - Eastern District of Michigan, provvedimento del 27/03/2020. La Corte ha ritenuto che «the danger posed to Defendant in the Saginaw County Jail by the COVID-19 pandemic constitutes an independent compelling reason to temporarily release him from custody». Il provvedimento.

Il 01/04/2020 la Procura Generale della Corte di Cassazione ha diffuso una nota avente ad oggetto indicazioni per i Pubblici Ministeri per la riduzione della presenza carceraria durante l'emergenza di coronavirus, dove si invita ad incentivare la decisione di misure alternative idonee ad alleggerire la pressione delle presenze non necessarie in carcere, arginando la richiesta e l’applicazione delle misure a rischio e procrastinando l’esecuzione delle misure già emesse dal GIP. La nota.

Tribunale Penale di Velletri in composizione collegiale e in funzione di giudice dell’esecuzione, con ordinanza del 07/04/2020 accoglie l’istanza di sospensione dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione, sulla base della sentenza n. 32 del 12/02/202 della Corte Costituzionale sulla irretroattività della c.d. legge “spazza corrotti”. L'ordinanza.

Il Tribunale penale di Palmi, con ordinanza del 10/04/2020 ha deciso la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari ritenendo che «il quadro patologico cui è affetto l’imputato pone in serio pericolo la salute dello stesso in ragione dell’epidemia di COVID 19 che sta investendo il nostro paese» e che, «stante l’emergenza del momento appare del tutti inopportuno il ricovero dell’imputato in una struttura ospedaliera impegnata in questo momento a fronteggiare l’epidemia di COVID 19». L'ordinanza.

Recentemente, anche la rivista giuridica “Giurisprudenza Penale” ha pubblicato on-line alcune delle prime pronunce di merito che hanno interessato detenuti, anche “assolutamente ostativi”, nell’ambito della emergenza sanitaria di COVID 19. I provvedimenti.

Il Magistrato di Sorveglianza di Torino, nel mese di aprile, ha disposto in via provvisoria il differimento dell’esecuzione della pena nelle forme della detenzione domiciliare ex art. 47 ter co. 1 quater O.P. in favore di detenuto risultato affetto da Covid-19, ritenendo che le sue condizioni di salute «appaiono inconciliabili con il regime detentivo». Nell’ordinanza, si fa riferimento a una nota trasmessa dalla Direzione sanitaria del carcere, in cui si riferisce che il soggetto è «a rischio di improvvise crisi di insufficienza respiratoria, che non sarebbero trattabili in questa sede, in assenza di impianto di ossigenoterapia. Anche il ricorso al 112 richiederebbe dei tempi di interventi che non garantirebbero rispetto alla sopravvivenza del soggetto». L'ordinanza.

L’Ufficio di Sorveglianza di Venezia, con l’ordinanza del 07.04.2020 ha concesso la detenzione domiciliare ex art. 123 DL 18/2020 nei confronti di una detenuta. Tuttavia, poiché la stessa aveva una pena residua superiore a sei mesi, ha disposto l’inizio della esecuzione domiciliare della pena detentiva «non appena sarà messo a disposizione il dispositivo di controllo elettronico», ovvero il c.d. braccialetto elettronico. L'ordinanza.

L’Ufficio di Sorveglianza di Milano con l’ordinanza del 20/04/2020, applicando l’art. 47 ter co. 1 ter O.P., ha disposto il differimento della pena in favore di persona condannata per associazione a delinquere di stampo mafioso, «tenuto conto dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio […] che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani ed affetti da serie patologie pregresse». Tale misura, infatti, può essere applicata, in ragione delle superiori esigenze di tutela della salute, anche a detenuti autori di reati di cui all’art. 4 bis O.P. L'ordinanza.

Coronavirus. Primo detenuto morto. Antigone: "confermate le nostre preoccupazioni. Ora non si perda più tempo"

Carcere infermeria"Il primo detenuto morto per covid-19 conferma tutte le nostre preoccupazioni sulle conseguenze tragiche di un contagio all'interno delle carceri. Per questo non si può più perdere tempo. Bisogna subito intervenire per ampliare le insufficienti misure previste nel decreto Cura-Italia. Bisogna mandare agli arresti domiciliari almeno altri 10.000 detenuti tra quelli che hanno un fine pena breve e coloro che soffrono di patologie o hanno età per cui un contagio potrebbe essere fatale. Sappiamo che il 67% dei detenuti ha almeno una patologia sanitaria. Di questi l’11,5% era affetto da malattie infettive e parassitarie, l’11,4% da malattie del sistema cardio-circolatorio, il 5,4% da malattie dell’apparato respiratorio. Inoltre che il 62% dei reclusi ha 40 anni o più e che, al 31 dicembre 2019, ben 5.221 persone avevano più di 60 anni.  In questo momento di grande sforzo da parte del governo il carcere rischia di essere un luogo a rischio anche per gli operatori. Oltre 120 poliziotti sono già risultati positivi, senza contare medici, infermieri penitenziari e ovviamente i detenuti. Il governo deve intervenire subito". 

Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

Coronavirus/Carceri. Antigone: "i braccialetti elettronici non possono essere la soluzione per ridurre il sovraffollamento"

braccialetto elettronico"Abbiamo appreso, dal decreto attuativo del "Cura-Italia", che i braccialetti elettronici messi a disposizione per il controllo delle persone detenute che potrebbero accedere agli arresti domiciliari sono 5.000, di cui 920 già disponibili. Il Provvedimento prevede l’installazione di un massimo di 300 apparecchi a settimana. Numeri ampiamente insufficienti per affrontare l'emergenza coronavirus e le ricadute drammatiche che potrebbe avere sul sistema penitenziario. Con il numero di installazioni attualmente previste, gli ultimi detenuti usciranno dal carcere infatti tra oltre tre mesi, quando ci auguriamo la fase acuta legata al diffondersi del Covid-19 sarà già ampiamente alle spalle". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. 

"Il Parlamento e il Governo insieme - prosegue Gonnella - devono disinnescare i rischi della bomba sanitaria in carcere, ponendo le condizioni affinché in carceri si assicuri distanziamento sociale a garanzia di detenuti e poliziotti. I detenuti con meno di due anni di pena sono circa 15 mila. Se due terzi di loro oggi uscissero le condizioni sarebbero nettamente migliorate. Si tratta di persone che vanno mandate agli arresti domiciliari entro un paio di settimane e non nell'arco di mesi, con forme di controllo diverse dal braccialetto, altrimenti dal punto di vista sanitario la misura non avrebbe senso. Noi - dice ancora Patrizio Gonnella - abbiamo presentato diversi emedamenti per arrivare all'obiettivo di ridurre in fretta i numeri, e qualsiasi intervento che vada in questa direzione è benvenuto". 

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Carceri. Antigone: “il Parlamento emendi il decreto Cura-Italia. C'è bisogno di agire subito”

Poggioreale“Ieri abbiamo inviato ai parlamentari delle commissioni bilancio e giustizia e a tutti i capigruppo parlamentari una serie di proposte emendative (che è possibile leggere qui) degli articolo 123 e 124 del decreto Cura-Italia. Si tratta di proposte che vogliono far accrescere la possibilità di avere provvedimenti di detenzione domiciliare, liberazione anticipata e affidamento al servizio sociale. Ciò che chiediamo è che vengano approvate affinché le carceri possano tornare ad una situazione di legalità che consenta di affrontare al meglio il diffondersi dei casi di coronavirus. Quello di cui abbiamo bisogno sono posti in terapia intensiva e non nuovi focolai”. Queste le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a proposito delle proposte che l'associazione ha avanzato insieme a Cgil, Anpi, Arci, Gruppo Abele, Ristretti, Cnvg, Diaconia Valdese, Uisp Bergamo e InOltre Alternativa Progressista. 

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Carceri e Covid-19. I dati forniti dal ministro Bonafede ci dicono che si deve fare di più, e presto

Alfonso BonafedeIl Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ieri è andato a riferire alla Camera dei Deputati sulla situazione delle carceri e sulle misure di prevenzione alla diffusione del coronavirus. In questo breve articolo cerchiamo di mettere in evidenza alcune delle informazioni e dei dati forniti dal ministro.

Innanzitutto Bonafede ha comunicato che 1600 smartphone sono stati distribuiti agli istituti e altri 1600 sono in via di acquisizione (anche grazie al contributo importante della Compagnia di San Paolo). Certamente un dato importante. Fin dal primo decreto del governo di sospensione dei colloqui avevamo chiesto di dotare le carceri di telefoni cellulari per poter garantire un contatto telefonico maggiore rispetto al passato. Ci auguriamo che tutte le carceri ora garantiscano ai detenuti un numero di chiamate superiori rispetto alla norma. L'incremento dei colloqui telefonici e delle videochiamate, così come l'innalzamento dei limiti di spesa per ciascun detenuto o la possibilità di ricevere vaglia postali online (misure annunciate dal Ministro) sono importanti, ma da sole non bastano.

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Il CPT detta i principi per il trattamento dei detenuti durante la pandemia del Coronavirus

164347266-40aefd82-e233-4fac-85fa-3448653e27ecDichiarazione dei principi relativa al trattamento delle persone private della libertà nel contesto della pandemia del Coronavirus (COVID-19). 
Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT). Pubblicato il 20 marzo 2020   

La pandemia del Coronavirus (COVID-19) ha posto di fronte a sfide straordinarie le autorità di tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa. Ci sono sfide specifiche e impegnative per il personale che lavora nei diversi luoghi di privazione della libertà, tra cui le strutture di custodia di polizia, gli istituti penitenziari, i centri di detenzione per migranti, gli ospedali psichiatrici e le case di cura sociale, così come nelle diverse strutture di nuova creazione dove le persone sono messe in quarantena. Pur riconoscendo l’indiscutibile imperativo di agire con fermezza per combattere COVID-19, il CPT deve ricordare a tutti gli operatori la natura inderogabile della proibizione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti. Le misure di protezione dal virus non devono mai tradursi in un trattamento inumano o degradante per le persone private della libertà. Secondo il CPT, i seguenti principi dovrebbero essere applicati da tutte le autorità competenti responsabili per le persone private della loro libertà all'interno dell'area del Consiglio d'Europa.   

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L'OMS invita i governi a implementare misure per prevenire l'epidemia di coronavirus nelle carceri

OMS doctor"Prevenire l'epidemia di COVID-19 nelle carceri: un compito impegnativo ma essenziale per le autorità". E' un report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in cui si danno alcune linee guida per i governi per affrontare al meglio l'emergenza.

Queste alcune delle indicazioni: 

- In tutte le fasi dell'amministrazione della giustizia penale, da quella cautelare a quella processuale così come in quella dell'esecuzione della condanna, si dovrebbe prendere maggiormente in considerazione il ricorso a misure non detentive. Queste misure non detentive dovrebbero essere concesse in via prioritaria a imputati e detenuti considerati non pericolosi o con responsabilità assistenziali verso altre persone, favorendo in particolare le donne in gravidanza o con figli a carico. 

- Le reazioni psicologiche e comportamentali dei detenuti e di tutti coloro altrimenti privati della libertà personale possono differire da quelle delle persone libere che hanno la possibilità di osservare le distanze di sicurezza. Occorre quindi considerare di offrire sostegno emotivo e psicologico, favorire la corretta informazione sulle precauzioni da adottare e sull'andamento del virus e garantire un continuo contatto con le famiglie e i parenti. 

Ancora una volta, dunque, ci appelliamo al Governo e al Parlamento affinché adottino, a partire dalle nostre proposte, misure di buon senso per tutelare la salute pubblica.

Foto credit: Michael_Swan via flickr - Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)

Antigone: “tante segnalazioni di violenze dalle carceri”. Presentati esposti

Muro carceri“Esprimiamo grande preoccupazione per le numerose segnalazioni di violenze e abusi che sarebbero stati perpetrati ai danni di persone detenute a noi arrivate negli ultimi giorni”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

“Le segnalazioni – sottolinea Simona Filippi, avvocato dell'associazione - hanno riguardato alcune carceri italiane, tra le quali quella di Milano-Opera. In relazione a quest’ultimo istituto di pena, ben otto diverse persone (madri, sorelle, compagne di detenuti ivi reclusi) si sono rivolte ad Antigone raccontando quanto sarebbe stato loro comunicato dai congiunti o da altri contatti interni. Le versioni riportate, le quali parlano di brutali pestaggi di massa che avrebbero coinvolto anche persone anziane e malati oncologici e che avrebbero portato a mascelle, setti nasali e braccia rotte, risultano tutte concordanti”.

Tali azioni violente sarebbero avvenute, in tutte le carceri interessate, in momenti successivi a quelli in cui sono stati attuati gli interventi per far fronte alle rivolte che hanno coinvolto 49 istituti penitenziari. “Antigone – spiega l'avvocato Filippi - ha inviato alla procura competente le segnalazioni su Opera, presentando un esposto al riguardo. La stessa cosa si appresta a fare per gli altri istituti”.

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Coronavirus. Sulle carceri insufficienti le norme previste nel decreto del governo. Sono necessari altri provvedimenti, altrimenti a rischio la salute pubblica

d8e7c1f1c9124941ad3092060bd969e7-1“La situazione nelle carceri è drammatica. E resta drammatica anche oggi a primo decreto approvato. Le norme in materia penitenziaria, inserite all'interno del nuovo decreto del governo, pubblicato ieri in gazzetta ufficiale, sono evidentemente insufficienti per rispondere alle esigenze di estrema gravità e urgenza che la situazione richiederebbe. Troppe le cautele. Nell’interesse e nel rispetto della salute e della vita di detenuti e operatori bisogna liberare le carceri di almeno altre diecimila persone”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. 

“Le carceri rischiano di diventare una bomba sanitaria che si può ripercuotere sulla tenuta stessa del sistema sanitario nazionale – sostiene Gonnella. La grande promiscuità in cui sono costretti a vivere i detenuti può facilmente far degenerare il numero di contagi. Inoltre lo stato di salute di chi vive in carcere, con il 67% dei reclusi che ha almeno una patologia pregressa, potrebbe rendere necessario il ricorso al ricovero nei reparti di terapia intensiva. Senza contare che un contagio in carcere può oltrepassare quelle mura con il personale penitenziario a far da veicolo tra il dentro e il fuori. Intervenire urgentemente non è quindi un regalo ai detenuti, ma una logica e irrimandabile necessità a tutela della salute pubblica”. 

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