Ieri la commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato un testo base di riforma dell'ergastolo ostativo. La prima cosa che salta all'occhio è quanto questo non appaia in linea con quanto prescritto della Corte costituzionale e, al contrario, rischia di rendere, se approvato, più difficile di quanto già non sia oggi l'accesso ai benefici penitenziari.
Il testo approvato ieri contiene, infatti, una riscrittura peggiorativa della disciplina vigente: alza il numero di anni di pena da scontare prima di poter accedere alla liberazione condizionale da 26 a 30; con una forma meno diretta, ma prevede comunque un (inammissibile) onere della prova a carico del detenuto rispetto alla recisione del legame con l'organizzazione criminale; non riscrive in senso garantista l'intera disciplina dell'art. 4-bis dell'Ordinamento penitenziario.
Qualora questo testo fosse approvato, a nostro parere, lascerebbe un evidente conflitto con il contenuto della decisione della Consulta, che aveva già accertato l'incostituzionalità della disciplina vigente. Antigone, di conseguenza, si augura che la commissione Giustizia adotti un testo più coerente sia con le decisioni della Corte costituzionale, sia con quelle della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Una discussione aperta e a più voci, a partire dalle proposte della nostra associazione sulla riforma della vita negli istituti di pena. È quella che abbiamo organizzato per il prossimo 10 dicembre, a partire dalle 10.00, presso la Sala Ilaria Alpi, in via Monti di Pietralata 16 a Roma.
Nelle settimane scorse abbiamo infatti costruito un documento che prevede più possibilità di contatti telefonici e visivi, un maggiore uso delle tecnologie, un sistema disciplinare orientato al rispetto della dignità della persona, una riduzione dell'uso dell'isolamento, forme di prevenzione degli abusi, sorveglianza dinamica e molto altro. E a partire da questo inizierà la nostra discussione.
Il documento è a questo link.
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Carcere. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria elabora una circolare per ridisegnare il trattamento penitenziario nel circuito di media sicurezza, il quale è il più grande contenitore dei 54 mila detenuti presenti nelle carceri italiane
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 27 ottobre 2021
In questi giorni sono accaduti tre fatti che hanno a che vedere con la questione carceraria. Non vanno tutti nella stessa direzione. Primo fatto: la Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha nominato una Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, affidandone la presidenza al prof. Marco Ruotolo, che molti anni e impegno ha speso sul tema della dignità umana e dei diritti fondamentali dei detenuti. Si esplicita nel decreto di nomina che la Commissione avrà il compito di individuare “possibili interventi concreti per migliorare la qualità della vita delle persone recluse e di coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari”.
Dunque l’innovazione richiesta è funzionale ad aumentare la qualità della vita negli istituti di pena. È questo un fatto indubbiamente positivo. Secondo fatto: arriva nelle sale il film Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, meravigliosamente interpretato da Toni Servillo, Silvio Orlando e Salvatore Striano.
Antigone ha inviato ai componenti della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati un documento (consultabile a questo link) contente le proprie proposte in materia di ergastolo ostativo. È qui che sono in discussione attualmente tre proposte di legge che sembrano più orientate a salvaguardare le ragioni alla base del regime speciale di cui all'art. 4-bis dell'Ordinamento penitenziario che al rispetto delle chiare e vincolanti indicazioni provenienti dalla Corte Costituzionale nonché dalla Corte di Strasburgo.
Entro il prossimo maggio il Parlamento dovrà infatti modificare la disciplina dell’ergastolo ostativo prevedendo che la collaborazione con la giustizia non sia più il solo strumento per ottenere la liberazione condizionale. Così ha chiesto la Consulta con l’ordinanza 97 del 2021, affermando che “il condannato alla pena perpetua è caricato di un onere di collaborazione, che può richiedere la denuncia a carico di terzi, comportare pericoli per i propri cari, e rischiare altresì di determinare autoincriminazioni, anche per fatti non ancora giudicati. Ciò non significa affatto svalutare il rilievo e utilità della collaborazione, intesa come libera e meditata decisione di dimostrare l’avvenuta rottura con l’ambiente criminale, e che certamente mantiene il proprio positivo valore, riconosciuto dalla legislazione premiale vigente, qui non in discussione. Significa, invece, negarne la compatibilità con la Costituzione se e in quanto essa risulti l’unica possibile strada, a disposizione del condannato all’ergastolo, per accedere alla liberazione condizionale”.
Nel documento inviato al legislatore, Antigone precisa in particolare tre punti fra quelli in discussione, riguardanti l'onere probatorio, le condizioni generali per accedere alla liberazione condizionale e la proposta competenza unica nazionale in capo al Tribunale di sorveglianza di Roma.
Gli ergastolani in regime ostativo sono oggi circa il 70% del totale dei condannati alla pena perpetua, si tratta perciò di oltre 1.250 detenuti che – salve le ipotesi di collaborazione – non hanno alcuna possibilità di reintegrazione sociale, come invece prescrive l’art. 27 della Costituzione.
Sono aperte le iscrizioni alla Web School che la nostra associazione promuove insieme al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino.
La scuola si propone come momento di alta formazione sui temi del carcere, controllo sociale, penalità e tutela dei diritti fondamentali rivolto a studenti, laureati, dottorandi, avvocati, operatori e in generale a soggetti interessati ad acquisire una specifica formazione sul campo della privazione della libertà e della tutela dei diritti.
Questa quinta edizione si pone in continuità con l’evento dello scorso anno in via telematica, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, attraverso la predisposizione di un webinar di 10 incontri, in grado di coinvolgere un pubblico potenzialmente ampio e di delineare lo specifico orizzonte formativo proposto.
Relativamente a questa edizione, la Scuola si propone di esaminare il tema dei diritti all’interno del contesto penitenziario, attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi tra i maggiori esperti nazionali sul tema dei diritti fondamentali. I temi potranno essere trattati attraverso moduli distinti o come percorsi che si intrecciano durante i momenti formativi. A prescindere da tale scelta organizzativa, ciò che preme rilevare è la necessità che la formazione non si realizzi solo ed esclusivamente attraverso la forma di “lezione”, ma anche attraverso un dibattito aperto tra i relatori ed i partecipanti. È poi prevista – se le condizioni sanitarie lo permetteranno - una visita presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino come evento conclusivo della Scuola.
A questo link potrete trovare la brochure con tutte le informazioni su queste edizione della Web School, che trovate anche sul sito del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Torino.
La domanda di iscrizione va presentata entro il 27 settembre 2021.