Il 21 novembre, dalle ore 10 alle 18, presso la Sala Ilaria Alpi (via Monti di Pietralata 16, Roma), si terrà l’Assemblea organizzata da Antigone dedicata al passato, presente e futuro delle istituzioni di garanzia delle persone private della libertà. L’evento, dal titolo "GARANTI. 1997-2025. Da quando Antigone propose l'istituzione dei Garanti alla necessità odierna di nuove prospettive", sarà un’importante occasione di confronto e riflessione sul ruolo del Garante, a partire dall’istituzione della figura, fino alle sfide e prospettive attuali e future.
Apriranno i lavori Patrizio Gonnella e Stefano Anastasia, mentre le conclusioni saranno affidate a Mauro Palma.
Nel 2024 a 5.837 persone detenute nelle carceri è stato riconosciuto di essere state sottoposte dall'Italia a trattamenti inumani o degradanti. Servono urgenti riforme.
Nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo, con la sentenza Torreggiani, ha condannato l’Italia per le condizioni inumane o degradanti delle nostre carceri. Circa 4.000 ricorsi erano stati presentati da altrettante persone detenute italiane. Quella sentenza pilota aprì le porte ad una stagione di riforme, dove le condizioni di detenzione erano al centro dell'attenzione pubblica.
Oggi i numeri sono peggiori: nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto 5.837 istanze da parte di persone detenute, riconoscendo loro condizioni contrarie all'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura: "nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti".
Si tratta di numeri drammatici che aumentano all'aumentare del sovraffollamento. A fine agosto il sistema penitenziario italiano è tornato a contare oltre 63.000 persone detenute, con una crescita costante che ha portato il paese a superare un limite che non era stato più raggiunto proprio dagli anni che costarono all'Italia la condanna della Corte europea.
L’Italia continua a violare i diritti fondamentali, ed il numero esorbitante di suicidi, anche tra il personale, o di incidenti di ogni tipo, sta a dmistrarlo. Non possiamo accettare che la privazione della libertà diventi privazione della dignità.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di intervenire subito con una nuova stagione di riforme per garantire condizioni di detenzione rispettose dei diritti umani.
Ogni condanna in queste condizioni è un corpo violato, una vita umiliata.
Dobbiamo agire ora!
A questo link trovi le nostre proposte.
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Il 28 ottobre dalle 16.00 alle 19.00 presso la Fondazione Basso in Via della Dogana Vecchia 5 a Roma, Antigone organizza - in collaborazione con l’associazione Costituente Terra e la stessa Fondazione Basso - il convegno dal titolo “Genocidio e tortura. Una giustizia penale internazionale per una Costituzione della Terra”.
L’incontro sarà aperto da una relazione di Luigi Ferrajoli.
Genocidio e tortura sono crimini contro l’umanità contro i quali dovrebbe operare la giustizia penale internazionale. Senza giustizia non può che aumentare lo spazio della guerra. Nella proposta di Luigi Ferrajoli di una Costituzione della Terra c'è la consapevolezza che bisogna dare forza alle Corti internazionali.
Il genocidio in corso a Gaza e le torture in Libia ne sono una tragica prova, testimoniata nei report di Physiciens for Human Rights Israel e Medici Senza Frontiere che verranno presentati nel corso dell’evento da queste stesse organizzazioni.
L'evento sarà introdotto e coordinato da Susanna Marietti, coordinatrice nazionale Antigone. Oltre alla relazione di Luigi Ferrajoli, Presidente Costituente Terra, ci saranno i seguenti interventi: "Il genocidio oggi", Presentazione del report “A health analysis of the Gaza genocide” - Physicians for Human Rights Israel (in collegamento); Antonio Marchesi, Università di Teramo, già presidente Amnesty International, co-autore del volume "Genocidi"; "La tortura oggi", Presentazione del report “Disumani” - Marco Bertotto, Medici Senza Frontiere e Patrizio Gonnella, presidente Antigone. Le conclusioni sono affidate a Franco Ippolito, presidente Fondazione Basso.
A seguito delle indagini sulle supposte gravissime violenze all’interno dell’Istituto Penale Minorile (IPM) “Cesare Beccaria” di Milano, Antigone ha indirizzato nei giorni scorsi tre lettere aperte al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, all’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, al Garante per l’infanzia della Regione Lombardia e al Sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Le lettere, firmate dal presidente Patrizio Gonnella, richiamano la necessità che le istituzioni competenti si costituiscano parte civile nel processo che si aprirà a seguito dell’inchiesta della Procura di Milano.
Secondo quanto ricostruito dal GIP Stefania Donadeo nell’ordinanza del 22 aprile 2024 e dall’informazione di garanzia emessa l’8 agosto 2025, emergerebbe un quadro di violenze sistematiche e reiterate commesse da decine di agenti e dirigenti tra il 2021 e il 2024. Gli atti parlano di maltrattamenti, torture, pestaggi, isolamento prolungato di minori in condizioni degradanti, falsificazione di referti e omissioni consapevoli.
«Se confermato in sede processuale, non si tratterebbe di episodi isolati, ma di un vero e proprio sistema di violenze istituzionali», ha dichiarato Patrizio Gonnella. «Tutte le vittime erano minori, molti dei quali stranieri non accompagnati. Ragazzi vulnerabili che Milano avrebbe dovuto proteggere e non abbandonare».
di Patrizio Gonnella su Il Manifesto del 15 agosto 2025
Che pena, che tristezza, che vergogna e quante mistificazioni! È penosa ogni minimizzazione del numero dei suicidi e dei morti in carcere da parte del ministro della giustizia Carlo Nordio. È triste vedere che non c’è alcuna differenziazione nella maggioranza.
E che vergogna leggere che il Garante delle persone private della libertà, con un comunicato di una delle componenti del collegio, si accodi a quell’interpretazione, per evitare ogni conflitto con chi li ha nominati.
In passato sulle pagine di questo giornale a più riprese avevamo sottolineato l’evidente mancanza di indipendenza di chi è stato nominato al vertice di tale struttura. Si può mai essere il controllore delle condizioni di vita in carcere se sino al giorno prima eri il controllato, ossia dirigente generale dell’amministrazione penitenziaria? Ciò ovviamente vale anche per tutte quelle realtà territoriali cadute nello stesso equivoco. Proprio sul manifesto il terzo componente dell’autorità del Garante ha manifestato la propria distanza da quel comunicato. Forse le sue dimissioni potrebbero sollevare il caso di un’Autorità non indipendente e portarlo davanti alle Camere e al Capo dello Stato. Sappiamo perfettamente che non si arriverà fino al punto da sottrarre al governo una nomina di garanzia ma quanto meno verrà posta pubblicamente la questione.
"La tragedia delle morti in carcere arriva anche negli Istituti Penali per Minorenni dove un ragazzo di 17 anni si è suicidato, poche ore dopo il suo arresto, nell'IPM di Treviso. Era stato soccorso ancora vivo e portato in ospedale dove è deceduto poche ore dopo. Si tratta di un dramma che testimonia la crisi del sistema della giustizia minorile. L'ultimo episodio di un ragazzo che si era tolto la vita nelle carceri per minori risaliva al 2003. Questo arriva proprio all'indomani delle minimizzazioni e l'indifferenza del ministro della Giustizia Nordio sui suicidi, cui si è accodato il Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà con un proprio comunicato. Abbiamo spesso denunciato come, a partire dal DL Caivano, si sia iniziato a registrare un sovraffollamento mai esistito prima, nonché la chiusura delle carceri minorili con un approccio sempre più punitivo, al posto di quello educativo che aveva portato tutta Europa a guardare con interesse al modello della giustizia minorile italiano. Abbiamo raccontato di crescenti tensioni, sfociate in forme di protesta che hanno interessato tutti gli IPM, proteste che raccontano un disagio profondo da intercettare e che invece il governo preferisce punire con il decreto sicurezza. Abbiamo denunciato l'abuso di psicofarmaci. Recentemente, insieme a Defence for Children Italia e Libera abbiamo promosso un appello firmato da cento tra associazioni, autorità garanti e personalità, attraverso cui abbiamo chiesto al governo di fermarsi e tornare indietro ad un sistema che metta al centro la persona e i suoi bisogni. Non possiamo perdere i ragazzi così giovani. Non possiamo vederli morire in carcere".
Queste le dichiarazioni di Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell'osservatorio sulla giustizia minorile di Antigone.
Antigone, Defence for Children Italia e Libera – hanno portato la crisi del sistema di giustizia minorile italiano direttamente all'attenzione delle Nazioni Unite. Hanno inviato un documento ufficiale al Comitato ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, che quest'anno esaminerà l'Italia.
Il rapporto lancia un allarme chiaro: il nostro modello di giustizia minorile, un tempo un esempio in Europa, ha perso la sua vocazione educativa per diventare sempre più punitivo. I problemi principali sollevati sono:
Un sovraffollamento senza precedenti;
L'apertura di sezioni minorili all'interno di carceri per adulti;
L'utilizzo di psicofarmaci e la permanenza dei giovani in cella per troppe ore al giorno.
Oltre 100 tra organizzazioni, Garanti e personalità individuali hanno sostenuto questo appello. Per affrontare la crisi, il documento propone l'abolizione del Decreto Caivano e la chiusura della sezione giovani adulti del carcere Dozza di Bologna, chiedendo di tornare a un sistema che sia realmente educativo, e non solo contenitivo.

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