L'incostituzionalità è accertata (per violazione degli artt. 3 e 27 Cost.) e non si potrà tornare indietro. Ora la palla è al Parlamento che entro un anno dovrà deliberare. Ovviamente avremmo sperato in un intervento della Corte che dichiarasse l’illegittimità incostituzionale immediata della disciplina vigente. Noi eravamo nel procedimento con un nostro atto di intervento a sostegno dell’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo. Ragioni esplicite di politica criminale hanno indotto la Consulta a rinviare la decisione di un anno qualora il legislatore non intervenga prima. Faremo da pungolo affinché questo accada e ricorderemo in modo costante alle forze politiche e al Parlamento la data del maggio 2022.
Ci riserviamo l’esame dell’ordinanza, ma notiamo dal comunicato stampa che la Corte Costituzionale ritiene che “tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l’unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto sia con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Lavoreremo incessantemente affinché il legislatore superi gli automatismi preclusivi alla reintegrazione in società. Il percorso individuale va sempre esaminato caso per caso dal magistrato. Oggi gli ergastolani ostativi sono oltre 1.200 e costituiscono quasi i tre quarti del totale dei detenuti condannati all’ergastolo.
Il viaggio etno-musicale di Joe Perrino dentro gli istituti penitenziari della Sardegna. E il libro di Sergio Abis, «Chi sbaglia paga», con le lettere dei detenuti a don Ettore Cannavera, fondatore della comunità La Collina. Le prigioni dell’isola sono ormai utilizzate come un confino: per esempio ad Arbus Is Arenas e Onanì gli stranieri sono circa il 78%, rispetto a una media nazionale del 32%
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 3 aprile 2021
Please Governor Neff mi lasci libero. E il Governatore del Texas Pat Morris Neff, effettivamente lo lascio liberò e lo graziò. Eravamo negli anni Trenta del secolo scorso. Senza i blues di Leadbelly non ci sarebbe stata buona parte della musica folk e rock dei decenni successivi. E senza il viaggio etnomusicale di John Lomax e di suo figlio Alan nessuno avrebbe avuto modo di assaporare quei blues di Leadbelly che parlano all’anima. La Library of Congress aveva incaricato i Lomax di registrare la musica degli Stati Uniti del Sud, che fino ad allora si tramandava oralmente e rischiava di andare perduta. John Lomax capì che le prigioni negli anni Trenta americani erano posti preziosi dove si potevano incontrare biografie musicali meravigliose, proprio come quella di Leadbelly.
ALTRETTANTO STRAORDINARIO è il viaggio etno-musicale di Joe Perrino in Sardegna in giro per le dieci carceri dell’isola. Un viaggio che per ora è un disco – «Canzoni di malavita n. 3. Per grazia non ricevuta» – ma che diverrà a breve anche un film girato insieme a Giovanna Maria Boscani, artista musicale sassarese. Joe Perrino, rocker cagliaritano, diciotto dischi sulle spalle, ha dato vita a un eccezionale progetto di recupero di una tradizione musicale che nasce dietro le sbarre, così raccogliendo e tramandando racconti di vita, gelosie, lamentele, sogni, frustrazioni. In alcuni casi ha fatto proprio la stessa cosa dei Lomax, ossia è andato a recuperare una tradizione musicale galeotta che fino ad allora non aveva mai avuto occasione di diventare testo scritto e cantato da non detenuti. Joe Perrino ha sia tradotto in canzoni scritti, disegni, dipinti e piccole sculture di detenuti dai quali ha estrapolato il cuore pulsante, ha sia restituito vita a brani tradizionali, come nel caso della traccia Milano-Livorno-Binario 21.
Una volta fuori: percorsi è opportunità a Bologna dopo la pena è una guida (che potete scaricare qui in italiano e qui in inglese) che nasce con l’obiettivo di fornire uno strumento volto a sostenere le persone in uscita dal circuito penitenziario in una fase particolarmente delicata del loro percorso biografico.
Le dimissioni dal carcere e, in forma diversa, la conclusione di percorsi in misura alternativa, rappresentano un momento di forte disorientamento, in particolare per coloro che si trovano privi di risorse o di contatti sul territorio.
Il progetto intende pertanto fornire un vademecum dettagliato a partire dai bisogni e dalle necessità maggiormente avvertite dai dimittendi.
Lo strumento è destinato in particolare alle persone detenute nel reparto maschile del carcere di Bologna: si tratta di una scelta voluta, sapendo come le esigenze, i desideri, le aspettative siano legate anche alla specificità di genere. L'Associazione Antigone Emilia Romagna ha infatti in programma di realizzare analogo strumento dedicato alle donne in uscita dai circuiti penitenziari della Regione.
In considerazione dell'articolata offerta di servizi presente sul territorio bolognese, la guida si propone di essere d'ausilio anche per i diversi operatori penitenziari e del sociale che si occupano a vario titolo dei percorsi di reinserimento.
Questo XVII Rapporto di Antigone sulle condizioni detentive arriva nel marzo 2021, all’alba della “terza ondata” di pandemia. L’Italia ha superato la tragica cifra di centomila morti per Covid 19. Il Paese spera in un’accelerazione della campagna vaccinale che possa finalmente condurlo “oltre” il virus. Anche le carceri italiane ed europee vogliono guardare “oltre”. É una simbolica coincidenza che questo Rapporto sia editato proprio nelle stesse ore in cui i vaccini varcano i cancelli delle prigioni e arrivino in quei luoghi fragili, di “umanità in eccesso”, di lavoratori e lavoratrici (poliziotti, educatori, direttori, operatori sanitari) che non si sono tirati indietro e hanno (fino ad ora) evitato che le carceri si trasformassero in lazzaretti manzoniani. Antigone, il suo Osservatorio, vogliono dunque guardare oltre e provare ragionare, con il loro consueto sguardo critico, su cosa abbia insegnato la pandemia al sistema penitenziario. Ogni capitolo di questo XVII Rapporto ha esattamente questo intento: raccontare e riflettere su un mondo trasformato. Un sistema in cui la tecnologia era un tabù pericoloso e oggi sembra strumento irrinunciabile per garantire i diritti. In cui la scuola e le attività lavorative si sono troppo spesso bloccate e faticheranno a riprendersi. In cui la medicina d’emergenza ha soppiantato ogni timido tentativo di intervento preventivo. Un sistema in cui, soprattutto, neanche la pandemia ha saputo azzerare il sovraffollamento. E anzi, dove i numeri, nell’ultimo trimestre (dicembre 2020 – marzo 2021) sono tornati a salire. Lenti ma inesorabili. Sul piano istituzionale, abbiamo assistito ad un cambio di governo e all’insediamento di Marta Cartabia come nuova ministra della Giustizia. Il mondo garantista guarda con grande speranza a questa nuova stagione. Proprio in questo Rapporto parliamo infatti di come non vadano sprecati i fondi del piano Next Generation EU.
Anche per quest'anno Antigone non rinuncia ad abbozzare alcune linee di intervento utili alla giustizia penale e penitenziaria. Nel XVII Rapporto ne elenchiamo quattro:
"Oltre il virus" è il titolo del XVII Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione che presenteremo giovedì 11 marzo alle ore 11.00 in diretta sulla nostra pagina facebook e il nostro canale youtube.
Il Covid-19 ha colpito duro anche il sistema penitenziario. Abbiamo assistito a migliaia di contagi, sia tra i detenuti che gli operatori; allo scoppio di focolai; ad alcuni decessi. La pandemia ha messo in risalto tutte le criticità che da tempo denunciavamo. Ha isolato ancora di più il carcere dal resto della società. Gli sforzi delle istituzioni, come ovvio che sia, si sono concentrati in questa fase sul contenimento del coronavirus. Tuttavia bisogna guardare oltre il Covid-19. Con la sua scomparsa, che ci auguriamo avverrà presto, anche grazie alla somministrazione dei vaccini, non spariranno i problemi del sistema penitenziario e la pandemia deve rappresentare, in questo senso, l'occasione per non tornare indietro.
Parteciperanno: Bernardo Petralia, Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria; Gemma Tuccillo, Capo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità; Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale.