"Anche nel caso relativo alla concessione della detenzione domiciliare per motivi di salute a Pasquale Zagaria si sta creando un polverone strumentale e inaccettabile. La magistratura di sorveglianza deve poter svolgere il proprio lavoro in modo indipendente applicando la legge. La legge, a partire dalla nostra Costituzione, prevede che il diritto alla salute sia garantito ad ogni individuo (art. 32) e che la pena non possa consistere in trattamenti contrari al senso di umanità (art. 27). Disposizioni che valgono per tutti, senza eccezioni di sorta.
La preannunciata ispezione ministeriale sembra quasi voler disincentivare il ruolo di garanzia giurisdizionale dei magistrati e sembra voler rispondere ad un montare di prese di posizioni strumentali, di chi concepisce la pena come vendetta e pensa, in spregio al disposto della nostra Carta costituzionale, che i detenuti debbano marcire in carcere.
Venerdì sono state pubblicati dal Ministero della giustizia i dati relativi alle presenze in carcere al 31 marzo disaggregati per regione e per posizione giuridica. Questo consente una prima analisi dell’andamento della popolazione detenuta che tenga in conto le differenze tra le varie regioni italiane.
Al 31 marzo i detenuti presenti in carcere erano 57.846, 3.384 in meno rispetto alla fine di febbraio. Si tratta di un calo delle presenze complessivo del -5,5% della popolazione detenuta in Italia, ma come si può immaginare il calo è distribuito in modo molto disomogeneo nel territorio nazionale.
In Emilia-Romagna nello stesso periodo la popolazione detenuta è calata del 16,3%, in Lombardia del 7,2%, valori fortunatamente superiori alla media, trattandosi di due regione tra le più colpite dalla attuale emergenza Coronavirus. Purtroppo si registra invece un calo inferiore alla media nazionale in Veneto, del 3,8%, e addirittura del solo 1% in Piemonte, regioni anche queste pesantemente colpite. E nello stesso periodo la popolazione detenuta nelle Marche ed in Calabria è addirittura cresciuta.
Qualora sia vero che non ci saranno modifiche rilevanti agli articoli 123 e 124 del decreto Cura Italia, per quanto riguarda le carceri, si commette un errore gravissimo, sulla pelle di operatori penitenziari, poliziotti, detenuti. In questa fase grave per il paese ci si affida giustamente in tutti gli ambiti ad esperti italiani ed internazionali per affrontare l’emergenza.
Questo per ora non sta avvenendo per le carceri, dove al ministero della Giustizia non ci si affida alle indicazioni provenienti da Onu, Consiglio d’Europa, Garante nazionale delle persone private della libertà e garanti territoriali, professori di diritto e procedura penale, alti magistrati a partire dal Procuratore generale presso la corte di Cassazione, avvocati, magistrati di sorveglianza, funzionari penitenziari, ma anche autorità morali come papa Francesco. Tutti chiedono misure urgenti e straordinarie per ridurre drasticamente il sovraffollamento. Misure che creino spazio fisico, misure utili ad assicurare il distanziamento sociale.
In carcere abbiamo bisogno di liberare 10 mila persone almeno mandole ai domiciliari o in misure alternative, anche perché sempre più sono gli operatori e i poliziotti costretti a stare a casa in quanto risultati positivi. Se c’è tempo si rimedi e si prendano provvedimenti incisivi. Evitiamo che le carceri diventino le nuove Rsa.
Ci appelliamo a chiunque abbia a cuore la salute delle persone e la solidarietà affinchè non si dia ascolto a chi dice - sono pochi ma influenti, pare- che in carcere si sta più sicuri e al riparo dal virus. Non è vero. Il carcere non è, al pari di tutte le strutture affollate, il luogo dove affrontare la pandemia. Si liberino tutti coloro che sono a fine pena, a prescindere dalla disponibilità dei braccialetti elettronici. Si liberino tutti gli anziani e i malati oncologici, immunodepressi, diabetici, cardiopatici prima che contraggano dentro il virus che potrebbe essere letale. Si dia ascolto a che le prigioni le conosce bene e non a persone che non hanno mai vissuto l’esperienza carceraria e non sanno cosa significhi respirare l’ansia e la tensione in quel contesto.
In molte carceri italiane sono attive delle cliniche legali che offrono gratuitamente assistenza alle persone recluse. Tra queste ci sono anche quelle attivate dalla nostra associazione in alcuni istituti della penisola. Le attività di queste cliniche sono ormai da oltre un mese bloccate a causa dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus e ai limiti imposti dai decreti governativi. Tuttavia forte resta la preoccupazione per quanto sta avvenendo nelle carceri e per quanto potrebbe avvenire se si diffondesse il covid-19, cosa che peraltro sta iniziando ad avvenire. Per questo il coordinamento nazionale delle cliniche legali ha inviato un appello, a cui anche noi abbiamo aderito, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia e al Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria affinché si intervenga in maniera decisa per tutelare un bene preziosissimo e costituzionalmente garantito, quale quello alla salute.
Di seguito il testo dell'appello:
E' risultato positivo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un detenuto che, a quanto abbiamo saputo, già dal 26 marzo manifestava sintomi di malessere riconducibili ad un contagio da Covid19.
"Questo caso ci era stato segnalato lo scorso 31 marzo dai famigliari dell'uomo, preoccupati per il suo stato di salute e per le minime cure a cui era stato sottoposto fino a quel momento. Con il nostro difensore civico e la nostra sede regionale campana lo abbiamo dunque preso in carico e seguito, chiedendo al carcere quali fossero le condizioni dell'uomo, a quali cure fosse stato sottoposto e sollecitando la richiesta di sottoporlo al tampone per verificare il possibile contagio". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
"Dal provveditorato regionale eravamo stati messi al corrente del fatto che il tampone sarebbe stato eseguito nel pomeriggio di ieri, e oggi abbiamo avuto conferma della sua positività e del trasferimento dell'uomo nella terapia intensiva dell'Ospedale Cotugno" chiarisce Luigi Romano, presidente di Antigone Campania.