"Prevenire l'epidemia di COVID-19 nelle carceri: un compito impegnativo ma essenziale per le autorità". E' un report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in cui si danno alcune linee guida per i governi per affrontare al meglio l'emergenza.
Queste alcune delle indicazioni:
- In tutte le fasi dell'amministrazione della giustizia penale, da quella cautelare a quella processuale così come in quella dell'esecuzione della condanna, si dovrebbe prendere maggiormente in considerazione il ricorso a misure non detentive. Queste misure non detentive dovrebbero essere concesse in via prioritaria a imputati e detenuti considerati non pericolosi o con responsabilità assistenziali verso altre persone, favorendo in particolare le donne in gravidanza o con figli a carico.
- Le reazioni psicologiche e comportamentali dei detenuti e di tutti coloro altrimenti privati della libertà personale possono differire da quelle delle persone libere che hanno la possibilità di osservare le distanze di sicurezza. Occorre quindi considerare di offrire sostegno emotivo e psicologico, favorire la corretta informazione sulle precauzioni da adottare e sull'andamento del virus e garantire un continuo contatto con le famiglie e i parenti.
Ancora una volta, dunque, ci appelliamo al Governo e al Parlamento affinché adottino, a partire dalle nostre proposte, misure di buon senso per tutelare la salute pubblica.
Foto credit: Michael_Swan via flickr - Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)
“Esprimiamo grande preoccupazione per le numerose segnalazioni di violenze e abusi che sarebbero stati perpetrati ai danni di persone detenute a noi arrivate negli ultimi giorni”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
“Le segnalazioni – sottolinea Simona Filippi, avvocato dell'associazione - hanno riguardato alcune carceri italiane, tra le quali quella di Milano-Opera. In relazione a quest’ultimo istituto di pena, ben otto diverse persone (madri, sorelle, compagne di detenuti ivi reclusi) si sono rivolte ad Antigone raccontando quanto sarebbe stato loro comunicato dai congiunti o da altri contatti interni. Le versioni riportate, le quali parlano di brutali pestaggi di massa che avrebbero coinvolto anche persone anziane e malati oncologici e che avrebbero portato a mascelle, setti nasali e braccia rotte, risultano tutte concordanti”.
Tali azioni violente sarebbero avvenute, in tutte le carceri interessate, in momenti successivi a quelli in cui sono stati attuati gli interventi per far fronte alle rivolte che hanno coinvolto 49 istituti penitenziari. “Antigone – spiega l'avvocato Filippi - ha inviato alla procura competente le segnalazioni su Opera, presentando un esposto al riguardo. La stessa cosa si appresta a fare per gli altri istituti”.
“La situazione nelle carceri è drammatica. E resta drammatica anche oggi a primo decreto approvato. Le norme in materia penitenziaria, inserite all'interno del nuovo decreto del governo, pubblicato ieri in gazzetta ufficiale, sono evidentemente insufficienti per rispondere alle esigenze di estrema gravità e urgenza che la situazione richiederebbe. Troppe le cautele. Nell’interesse e nel rispetto della salute e della vita di detenuti e operatori bisogna liberare le carceri di almeno altre diecimila persone”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
“Le carceri rischiano di diventare una bomba sanitaria che si può ripercuotere sulla tenuta stessa del sistema sanitario nazionale – sostiene Gonnella. La grande promiscuità in cui sono costretti a vivere i detenuti può facilmente far degenerare il numero di contagi. Inoltre lo stato di salute di chi vive in carcere, con il 67% dei reclusi che ha almeno una patologia pregressa, potrebbe rendere necessario il ricorso al ricovero nei reparti di terapia intensiva. Senza contare che un contagio in carcere può oltrepassare quelle mura con il personale penitenziario a far da veicolo tra il dentro e il fuori. Intervenire urgentemente non è quindi un regalo ai detenuti, ma una logica e irrimandabile necessità a tutela della salute pubblica”.
Gli eventi tragici dei giorni scorsi hanno scosso alle fondamenta il sistema penitenziario italiano. Quasi 50 istituti sono stati coinvolti in proteste che in alcuni casi, fortunatamente pochi, sono degenerate in manifestazioni violente. Tra le conseguenze più tragiche vi sono i 14 morti e le diverse persone detenute in ospedale in condizioni precarie. La paura, la solitudine, la disperazione, il sovraffollamento e i rischi di contagio da Covid-19 sia per i detenuti che per lo staff penitenziario impongono risposte urgenti ed efficaci, allo scopo di non recidere i rapporti con il mondo esterno.
I posti disponibili nelle carceri italiane sono 50.931, cui vanno sottratti quelli resi inagibili nei giorni scorsi. I detenuti presenti, alla fine di febbraio, erano 61.230. Alcuni istituti arrivano a un tasso di affollamento del 190%. Ogni giorno i detenuti sentono dire alla televisione che bisogna mantenere le distanze, salvo poi ritrovarsi in tre persone in celle da 12 metri quadri. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti: in quasi la metà c’erano celle senza acqua calda, in più della metà c’erano celle senza doccia. Spesso mancano prodotti per la pulizia e l’igiene. Con questi numeri, se dovesse entrare il virus in carcere, sarebbe una catastrofe per detenuti e operatori. Per gli uni e per gli altri bisogna muoversi subito.
Queste le proposte da noi elaborate per superare l’isolamento dei detenuti, per deflazionare il sistema penitenziario senza ripercussioni per la sicurezza, per proteggere i lavoratori. Ci auspichiamo che siano immediatamente adottate.
"12 morti tra le carceri di Modena e Rieti. E' questo il tragico bollettino delle proteste verificatesi in molti penitenziari italiani. Una violenza verso cose e persone che abbiamo chiesto in più occasioni, attraverso appelli diretti ai detenuti, di cessare e che ha anche danneggiato la maggior parte dei reclusi che hanno protestato pacificamente. Proprio la fine delle violenze è elemento fondamentale per portare avanti alcuni dei provvedimenti che già nei giorni scorsi auspicavamo per rispondere alle limitazioni che l'emergenza coronavirus ha portato anche nelle carceri". Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
"L'emergenza legata al diffondersi del Covid-19 - prosegue Gonnella - richiede nelle carceri provvedimenti diretti ad affrontare quanto sta accadendo, salvaguardando i più vulnerabili e i rapporti con le famiglie. Per questo, come Antigone, abbiamo avanzato 6 proposte all'Amministrazione Penitenziaria e alla Magistratura di Sorveglianza che potrebbero essere implementate nell'arco di pochi giorni, rispondendo all'urgenza e alla serietà che la situazione richiede" conclude il presidente di Antigone.
Di seguito le 5 proposte: