Scaffale. A più di 40 anni dalla sua prima edizione, torna un classico della letteratura sociologica, «Carcere e fabbrica» di Dario Melossi e Massimo Pavarini, edito dal Mulino
di Patrizio Gonnella da il manifesto 30/10/2018
C’è più di un modo per interpretare la crisi della democrazia e dello stato di diritto in cui siamo precipitati. Ci si può affidare a modelli economici, a tecnicalità giuridiche, ad approfondimenti geo-politici oppure leggere (o rileggere) uno straordinario classico della letteratura sociologia e penologica contemporanea quale è Carcere e fabbrica di Dario Melossi e Massimo Pavarini (Il Mulino, pp.336, euro 15). A tre anni dalla scomparsa di Massimo Pavarini, e a più di quaranta dalla prima edizione del saggio risalente all’oramai lontano 1977, il volume arriva nelle librerie, nelle università e nelle biblioteche italiane in un momento nel quale abbiamo eccezionalmente bisogno di strumenti critici approfonditi di analisi. Nella postfazione, lo stesso Massimo Pavarini scrive che «Carcere e fabbrica appartiene a quel movimento revisionista che legge il carcere e la cultura correzionalistica come necessità della modernità».
di Patrizio Gonnella (presidente Antigone) e Riccardo De Vito (presidente Magistratura Democratica) da il manifesto del 28 ottobre 2018
Il Sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone ha annunciato – in un post su Facebook ripreso dalle agenzie di stampa – di concordare con il Ministro Alfonso Bonafede sull’apertura al taser per la Polizia Penitenziaria, sostenendo la necessità di dotare, in via sperimentale, gli Istituti di pena di questo strumento di deterrenza. Aspettiamo di conoscere la posizione ufficiale del Ministro, ma auspichiamo davvero che si prendano le distanze da questa idea pericolosa e controproducente. Il sistema penitenziario non si può governare con le armi. L’introduzione della pistola elettrica nelle carceri – in spregio al disposto dell’ultimo comma dell’art. 41 dell’ordinamento penitenziario, in base al quale gli agenti in servizio nell’interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore – riporterebbe il carcere ad essere quel luogo violento, conflittuale e non conforme a Costituzione che il nostro Paese ha conosciuto fino a prima della riforma penitenziaria del 1975. Un carcere ben diretto, con un clima sereno al proprio interno, con un trattamento aperto, occasioni di intrattenimento, di formazione, di istruzione, di informazione riduce i tassi di conflittualità ben di più che qualche scarica di elettroshock.
Oggi inizia dal Senato l'iter Parlamentare della proposta di legge sull'allargamento del regime della legittima difesa.
"Una legge manifesto - secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - che si fonda sull’assenza totale di bisogni reali di prevenzione criminale e che metterebbe a rischio la sicurezza, attaccando principi giuridici consolidati del nostro ordinamento, intaccando il monopolio dell’uso della forza da parte delle Forze di Polizia, e che vorrebbe mettere il bavaglio ai giudici".
"Oggi i dati degli omicidi - sostiene Gonnella - sono ai minimi storici e incentivare il possesso e l'utilizzo delle armi non farà altro che far aumentare il numero dei morti nel nostro paese. Inoltre anche i numeri delle rapine sono incomparabilmente minori rispetto a quelle dei furti in casa. La differenza tra le due è appunto l'uso della violenza".
Dal 17 settembre la nostra sede regionale di Antigone Molise ha dato il via ad una attività di sostegno per le esigenze dei detenuti del carcere di Campobasso e per le loro famiglie. Lo Sportello è operativo, per il momento, nelle sole giornate di martedì e giovedì (dalle ore 11 alle ore 13) presso la sede di Via Gioberti 20 (Passaggio a Livello San Pietro, Via Mazzini). Un gruppo di esperti, avvocati, medici, assistenti sociali, assicura consulenza a tutti i detenuti ed alle loro famiglie per l’approccio e la soluzione di problemi legati alle difficili opportunità di gestione.
Il 23 ottobre la legge per l’allargamento del regime della legittima difesa inizierà dal Senato il suo iter parlamentare. Questa proposta metterà a rischio la sicurezza, fondandosi sull’assenza totale di bisogni reali di prevenzione criminale.
Da qualche mese abbiamo lanciato una petizione popolare con la quale chiediamo al Parlamento di non approvare la legge. Attualmente 27.000 persone la hanno già firmata. In vista dell’approdo al Senato vogliamo rilanciare alcune iniziative per far sentire forte la nostra voce.
Mobilitati con noi. Ecco come puoi farlo:
Nei prossimi giorni inoltre organizzeremo altre iniziative per la consegna delle firme raccolte. Ne daremo notizia sul nostro sito e sui nostri account facebook e twitter e attraverso la nostra newsletter. Seguici (o iscriviti) per rimanere aggiornato su questa iniziativa.