Il 9 gennaio 2018, Oyub Titiev, Direttore della sede regionale del Human Rights Center “Memorial” di Grozny (Repubblica Cecena), è stato arrestato con l’accusa di possesso di stupefacenti. Oyub Titiev è uno stimato difensore dei diritti umani, diventato Direttore dell’Ufficio di Grozny dopo l’assassino della sua collega Natalia Estemirova nel 2009.
La pratica di arrestare gli attivisti accusandoli di possesso di stupefacenti sta crescendo in Cecenia come in Russia al fine di scoraggiare il loro lavoro di difesa dei diritti umani.
L’arresto di Oyub Titiev è stato eseguito in violazione dei suoi diritti e gli abusi e le intimidazioni contro di lui e la sua famiglia continuano tuttora. Una parte della sua famiglia ha dovuto lasciare la Repubblica Cecena dopo aver ricevuto minacce, mentre Oyub Titiev attraverso una lettera ha dichiarato che una sua eventuale ammissione di colpevolezza sarebbe il risultato di torture o minacce.
Abbiamo scritto al Ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, perché faccia pressioni per ottenere il suo rilascio.
Da quasi trent’anni Antigone propone una riflessione sul diritto penale improntata al paradigma di una sua minimizzazione, a quel diritto penale minimo capace di limitare il potere punitivo dell’istituzione al più basso livello necessario.
L’elenco dei reati andrebbe oggi ripensato sulla base di un serio principio di offensività. Andrebbero previste pene non detentive, togliendo al carcere la sua attuale centralità e riservandolo alla sola prevenzione e punizione di quei comportamenti capaci davvero di arrecare gravi danni ai diritti fondamentali della persona e alla convivenza sociale.
Alcuni punti più specifici e di immediata possibile attuazione devono costituire una priorità della prossima legislatura. Sono quelli che abbiamo incluso in un documento inviato a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Eccoli:
Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini secondo cui il numero degli stranieri in carcere è sintomo di scontro sociale, è utile chiarire le idee al segretario della Lega.
Innanzitutto I detenuti stranieri reclusi nelle carceri italiane non sono il 40% del totale, ma il 34% che, con i numeri attuali, significano 3.500 persone in meno rispetto a quanto lui dice. Dieci anni fa, nei periodi di governo del centro-destra (Lega compresa) erano di più, arrivando ad oltre il 37% del totale. Anche nel periodo del secondo governo Berlusconi (2001-2006), con il leghista Castelli al ministero della Giustizia, erano circa 20.000, lo stesso dato che si registra oggi, quando la retorica sull'invasione e sulla presunta criminalità straniera, agitata da Salvini, vorrebbe far pensare ad una situazione di allarme diffuso.
Inoltre gli stranieri hanno pene mediamente più basse dei detenuti di origine italiana, questo perché finiscono molto più facilmente in carcere, anche per quei reati per cui gli italiani accedono a misure alternative alla detenzione. Finiscono mediamente di più in carcere anche da presunti innocenti. Tra quelli in custodia cautelare gli stranieri sono il 41%. Dati questi che dimostrano come ci sia una sovra-rappresentazione nella presenza di stranieri nelle carceri italiane, anche a fronte del numero degli arresti. Ogni 100 persone fermate dalle forze dell'ordine solo 29 sono infatti straniere. Questi vengono quindi arrestati di meno ma finiscono di più in carcere.
“Con l'avvicinarsi della scadenza elettorale è importante che tutti i cittadini italiani che hanno diritto al voto possano esercitare questa loro prerogativa. Questo deve valere anche per i detenuti”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
“Il voto è un diritto costituzionalmente garantito, per questo, in occasioni di scadenze elettorali di questo rilievo è importante e necessario affermare ancora i diritti nella Costituzione contenuti, attivando tutte le misure necessarie affinché i tanti detenuti senza interdizione possano esprimere la propria opinione” dichiara ancora Gonnella.
Nelle ultime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio del 2013 i votanti furono complessivamente 3.426, pari a circa il 5,2% dei reclusi, mentre alle ultime elezioni europee del 25 maggio 2014 furono 1.236, pari al 2% circa dei reclusi. Questi dati tuttavia tengono conto dei presenti e non degli aventi effettivamente diritto.
“Chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria e alle direzioni delle carceri di attivarsi - conclude il presidente di Antigone - affinché ci sia informazione sul voto, sulla possibilità di votare e sulle procedure che i detenuti devono attivare per vedere garantito questo loro diritto”.
Il grafico dell'immagine, contentente tutte le percentuali relative ai detenuti che hanno votato nelle ultime tornate nazionali, suddivisi per regione, si trova a questo link.
Il lavoro del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà perrsonale confluisce in “Norme e Normalità”, una raccolta di raccomandazioni che gettano le basi per il miglioramento delle condizioni di detenzione. Monitorare per aumentare gli standard dei luoghi di privazione della libertà, un'attività che Antigone porta avanti da 20 anni.
Standard di detenzione non minimi, bensì elementari; questi i contenuti della raccolta “Norme e Normalità” presentata nella conferenza stampa del 29 Gennaio dal Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Si tratta una lavoro in progress, come ha sottolineato lo stesso presidente dell’ufficio del Garante, Mauro Palma, perché raccoglie in un unico volume le raccomandazioni relative ai 59 Istituti Penitenziari per adulti che il Garante ha visitato in quasi due anni di attività e perché con il proseguire delle visite aumenteranno le raccomandazioni che definiscono gli standard.
I luoghi di privazione della libertà personale che cadono sotto il monitoraggio del Garante, nonostante abbiano caratteristiche comuni, sono profondamente diversi fra loro. Per questo motivo gli standard raccolti si riferiscono alla realtà specifica degli Istituti Penitenziari. A questo volume ne seguiranno altre che comprenderanno gli standard relativi ad altri luoghi di detenzione.