Al carcere di Asti fu tortura. A chiarire definitivamente ciò che Antigone ha sempre sostenuto, anche come parte civile, è stata oggi la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che, per l'ennesima volta, ha condannato l'Italia per violazione dell'art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani, per le violenze e le torture subite da due detenuti nell'istituto di pena del capoluogo piemontese.
Il caso oggetto della sentenza odierna risale a ben 13 anni fa. Nel dicembre 2004 infatti i due detenuti vennero condotti nelle celle di isolamento prive di vetri nonostante il freddo intenso, senza materassi, lenzuola, coperte, lavandino, sedie, sgabello. Gli venne razionato il cibo, impedito di dormire, furono insultati e sottoposti nei giorni successivi a percosse quotidiane anche per più volte al giorno con calci, pugni, schiaffi in tutto il corpo e giungendo, nel caso di uno dei due, a schiacciargli la testa con i piedi.
Il 24 febbraio scorso Valerio Guerrieri, un ragazzo di 22 anni, si è suicidato nel carcere di Regina Coeli. Per questo fatto nei giorni scorsi a due agenti della polizia penitenziaria è stato contestato il reato di omicidio colposo.
“Questa prima parte delle indagini - dichiara Patrizio Gonnella - non tiene conto dell’elemento probabilmente principale, ovvero se Valerio Guerrieri si dovesse trovare in carcere o meno”. “Da quanto evidenziano le memorie della difesa sembrerebbe infatti di trovarsi dinanzi ad un caso di detenzione che non avrebbe dovuto esserci. Un fatto molto grave - conclude Gonnella - che assume però ulteriore gravità nella vicenda specifica conclusasi con il suicidio di questo ragazzo”.
Dal 13 al 15 Novembre saremo a Ginevra in occasione della sessantaduesima sessione del Comitato contro la Tortura dell’ONU.
Ogni quattro anni gli Stati membri della Convenzione contro la Tortura, fra cui l’Italia, presentano un rapporto sull’implementazione della Convenzione. L’Italia ha inviato il suo ad ottobre 2015 e una settimana fa le organizzazioni non governative hanno potuto consegnare i loro rapporti alternativi a quello del Governo. In particolare, il nostro report contiene informazioni e raccomandazioni riguardanti tre grandi tematiche: legge contro la tortura, carceri e immigrazione.
Nei giorni fra il 13 e il 15 Novembre l’Italia comparirà di fronte al Comitato, che avrà modo di chiedere chiarimenti sulle problematiche principali e che ascolterà anche la voce delle ONG. La seduta pubblica di martedì 14 novembre sarà dedicata ai commenti del Comitato sull’operato italiano mentre nella seduta del 15 il Governo avrà la possibilità di rispondere alle osservazioni che gli sono state mosse il giorno precedente.
In occasione delle sedute sull'Italia, Antigone renderà fruibile nella propria sede la diretta web e organizzerà a seguire un incontro di confronto e discussione con altre organizzazioni di società civile e con soggetti coinvolti dal tema a vario titolo. Due momenti su cui nelle prossime settimane daremo maggiori informazioni.
di Carolina Antonucci
Sabato 14 ottobre è iniziata la stagione calcistica della Polisportiva Atletico Diritti. Anche quest’anno la squadra che mette insieme migranti, ragazzi in esecuzione penale e studenti, creata dalla sinergia delle Associazioni Antigone e Progetto Diritti e sostenuta dal patrocinio dell’Università di Roma Tre, per la quarta stagione consecutiva disputerà il campionato provinciale di Terza Categoria. Alla guida dei ragazzi quest’anno c’è “mister” Franco Protano aiutato dal suo secondo Lorenzo Carcani. L’esordio casalingo di sabato, contro la Real Torres di Torbellamonaca, ha visto uscire sconfitti i padroni di casa per 5 a 0, un punteggio forse troppo severo rispetto a quanto fatto vedere in campo.
"Rispetto alle vicende che hanno riguardato il caso del rinvio a giudizio dell'ex direttore del carcere di Rebibbia e di altre 13 persone, in futuro una nostra campagna riguarderà la richiesta di abrogazione del reato colpa del custode (art. 387 c.p.).
Non conosciamo i fatti che hanno riguardato nello specifico l'episodio del carcere romano di Rebibbia ma temiamo che decisioni di questo genere possano determinare una chiusura all'interno dell'amministrazione, provocando, per paura di ripercussione negative, una riduzione delle attività dirette alla socializzazione dei detenuti.
Se in ogni caso di evasione come in ogni caso di suicidio la soluzione è quella del capro espiatorio non si aiutano quei direttori e quello staff penitenziario che si dimostra più aperto e più disponibile a progetti di reintegrazione sociale".
Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone