Una situazione di sovraffollamento penitenziario che persiste e ha ricominciato a crescere dopo l’importante flessione registrata nel post-Torreggiani, carceri con ampie carenze strutturali e che necessiterebbero di interventi di ristrutturazione, alcuni casi di violenza sui detenuti, persone in custodia della polizia che non sempre beneficiano dei loro diritti. È questa parte della situazione che emerge nel rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) che, nell’aprile del 2016, ha visitato alcune carceri italiane e altri luoghi di privazione della libertà.
Secondo il rapporto, nel periodo successivo alla sentenza Torreggiani con la quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti, c’era stata una importante stagione di riforme nell’ambito penitenziario che aveva portato ad avere in breve tempo circa 11.000 detenuti in meno e recuperare 2.500 posti. Tuttavia questa diminuzione si è interrotta nel 2016 con i numeri che hanno ricominciato a salire. Attualmente il 16% della popolazione vive in meno di 4 mq, non lontano dal parametro minimo che è fissato a 3 mq. Proprio su questo parametro il CPT critica l’Italia, rea di utilizzare lo stesso come elemento centrale delle proprie politiche, quando è nettamente al di sotto degli standard che lo stesso Comitato indica.
COMUNICATO STAMPA - "Le parole pronunciate oggi dal ministro degli Esteri Alfano non contengono alcuna novità significativa, relativamente al caso di Giulio Regeni, tale da giustificare il ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD), in merito all'audizione in Parlamento sul caso del ricercatore ucciso in Egitto e il ripristino dei rapporti politici tra questo paese e l'Italia.
"Alfano - prosegue Gonnella - ha sottolineato ancora una volta quanto detto alla vigilia di ferragosto, quando il governo aveva annunciato il nuovo invio dell'ambasciatore, sul fatto che la presenza dell'ambasciatore garantirà una azione più incisiva di pressione sulle autorità giudiziarie egiziane affinché collaborino con quelle italiane. Se così fosse - sottolinea il presidente di Antigone e CILD - lo stesso governo dovrebbe fare un mea culpa per averlo ritirato quasi un anno e mezzo fa".
COMUNICATO STAMPA - Ritirato dall'Egitto come strumento di pressione affinché il governo di Al-Sisi collaborasse per ottenere la verità sui colpevoli del rapimento, delle torture e dell'uccisione di Giulio Regeni, l'Ambasciatore italiano tornerà al Cairo.
Come nella peggiore tradizioni italiana, a cavallo di ferragosto, si prende una decisione così fondamentale su un caso che da oltre un anno e mezzo vede impegnata la famiglia del ricercatore, i suoi legali e grande parte della società civile italiana in questa richiesta di giustizia.
Stando al ministro degli Esteri Alfano il ritorno dell'ambasciatore sarà uno strumento in più per le autorità italiane nel ricercare questa verità. Se così fosse il governo allora dovrebbe fare un mea culpa per averlo ritirato nell'aprile 2016. La verità è che da tempo si cercava una normalizzazione nei rapporti tra Italia ed Egitto, importante partner commerciale ed economico del nostro paese. Una normalizzazione che andasse oltre alle violenze commesse dal regime di Al-Sisi e oltre alla ricerca dei colpevoli per la morte di Giulio Regeni.
Inizia ufficialmente la quarta stagione dell'Atletico Diritti, la squadra di calcio cui Antigone e Progetto Diritti hanno dato vita nel giugno del 2014. Ieri abbiamo presentato la richiesta di iscrizione al campionato di Terza Categoria del Lazio.
Un anno in cui speriamo di poter avere in campo con noi anche i tanti ragazzi rifugiati che, fino alla passata stagione sportiva, potevano solo allenarsi senza partecipare alle partite ufficiali a causa dei regolamenti della Federazione.
Un tema questo che ci sta particolarmente a cuore, essendo quello dell'inclusione e della lotta al razzismo attraverso lo sport una delle ragioni fondanti dell'Atletico Diritti.
Nell'ottobre dello scorso anno abbiamo presentato un dossier sulle discriminazioni nel calcio dove raccontavamo gli ostacoli burocratici e formali che venivano posti ai cittadini stranieri. Abbiamo inoltre aderito a "We Want To Play". Nell'ambito di questa campagna promossa da numerose realtà calcistiche popolari italiane abbiamo scritto nei giorni scorsi agli organi competenti affinché venga modificato il regolamento Noif al comma 1.1. (punti B e C) dell'art. 40.
Durante la conferenza stampa di presentazione del pre rapporto 2017, tenutasi nei giorni scorsi a Roma, abbiamo illustrato anche le nostre proposte per il nuovo ordinamento penitenziario.
Lo scorso 14 giugno la Camera dei Deputati ha votato infatti in via definitiva una legge recante ‘Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al’ordinamento penitenziario’;. Per quanto riguarda quest’ultimo, il comma 85 della legge elenca i principi e criteri direttivi secondo i quali il Governo è delegato a scrivere i decreti legislativi recanti sue modifiche. Lo scorso 19 luglio il Ministero della Giustizia ha annunciato la costituzione presso l’Ufficio Legislativo di tre Commissioni per la loro elaborazione. Le tre Commissioni, che lavoreranno fino al 31 dicembre 2017, si occuperanno delle modifiche alla disciplina delle misure di sicurezza e di assistenza sanitaria, della riforma dell’ordinamento penitenziario minorile e della riforma dell’ordinamento penitenziario nel suo complesso. Esse dovranno avvalersi di quanto elaborato dagli Stati Generali dell’esecuzione penale.
Attraverso le nostre proposte, intendiamo dialogare con il lavoro di scrittura dei decreti legislativi che noi auspichiamo possa dare vita a un nuovo ordinamento penitenziario a oltre quarant’anni dall’entrata in vigore di quello oggi vigente.