di Corallina Lopez Curzi da Cild.eu
Nell’ambito del Consiglio d’Europa (CoE) – organizzazione internazionale composta da 47 stati membri impegnata promuovere i diritti umani in Europa (ma estranea all’Unione Europea) – è in corso un tentativo di regolamentazione della detenzione amministrativa dei migranti.
Si tratta di una pratica pericolosa che negli ultimi anni è stata di fatto istituzionalizzata in tutta Europa, diventando così un anello chiave nella gestione dei flussi migratori, nonostante secondo il diritto internazionale dovrebbe essere usata solo come ultima risorsa. Nel nostro continente si detengono infatti ogni anno circa 600.000 stranieri , tra cui numerosi minori (circa 40.000), sulla base di una semplice decisione amministrativa, senza che questi abbiano commesso nessun reato e senza che la loro privazione della libertà trovi consono fondamento e disciplina nella legge.
In Italia da oggi c’è il reato di tortura nel codice penale. Un dibattito parlamentare lungo ben ventotto anni.
Un dibattito molto spesso di retroguardia culturale. Un dibattito che ha prodotto una legge da noi profondamente criticata per almeno tre punti: la previsione della pluralità delle condotte violente, il riferimento alla verificabilità del trauma psichico e i tempi di prescrizione ordinari.
Era il dicembre del 1998 quando Antigone elaborò la sua prima proposta di legge, fedele al testo previsto nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984. Non abbiamo mai abbandonato la nostra attività di pressione istituzionale su questo tema. Siamo andati davanti a giudici nazionali, europei, organismi internazionali a segnalare questa lacuna gravissima nel nostro ordinamento giuridico.
Carcere di Camerino chiuso, a causa del terremoto, e detenuti spostati, tra difficoltà e disagi, a Roma. Aumento del numero delle persone private della libertà personale, in modo particolare nella casa circondariale di Villa Fastiggi (Pesaro). Carenza di corsi professionalizzanti e attività trattamentali. Scarse le misure alternative applicate.
Questa la fotografia della situazione nelle carceri marchigiane per il 2016 scattata dall'associazione Antigone Marche e descritta nel secondo report regionale.
Una carrellata di voci, da quella del detenuto che racconta la notte del terremoto a quella dei volontari che descrivono la loro attività e lanciano le loro riflessioni, per allargare il dibattito su pena, reinserimento sociale e ostacoli alla piena applicazione del mandato costituzionale.
Russia. Gli attivisti di Antigone, Arcigay e A Buon Diritto rentrati in Italia raccontano l'operazione muscolare della polizia per interrompere i rapporti dei militanti russi con l'Europa
Alessio Scandurra, Grazia Parisi, Michele Miravalle, Flavio Romani, Valentina Calderone - il manifesto del 30/06/2017
Nella sede del Commitee Against Torture avevamo da pochi minuti iniziato a discutere di quanto fosse difficile essere attivisti per i diritti umani a Nižnij Novgorod. In quella regione, a 400 km da Mosca, la polizia ha fama di essere repressiva e poco conciliante. Proprio in quel momento quattro agenti irrompevano nella stanza e, presentando una fantomatica lettera di denuncia di un cittadino russo che segnalava «sospette presenze di stranieri» sul loro territorio, ci poneva in stato di fermo e invitava a seguirli in commissariato. Ne sono seguite 10 ore di interrogatori e frenetici contatti con l’Ambasciata italiana a Mosca. Anche grazie al supporto degli attivisti russi che hanno preso le nostre difese, il fermo si è concluso verso la mezzanotte con una multa di pochi rubli.
AGGIORNAMENTO
Dopo circa 9 ore di fermo sono stati rilasciati tutti gli attivisti fermati. Nelle prossime ore faranno ritorno in Italia.
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Sono stati fermati oggi in Russia verso le 15.00 ora italiana tre attivisti di Antigone, il presidente nazionale di Arcigay e la direttrice di A Buon Diritto. I cinque si trovavano a Ninzhny Novogorod presso la sede dell'ONG russa "Committee Against Torture". L'incontro era stato organizzato dall'associazione russa Man and Law, partner di Antigone in un progetto di scambio con la società civile russa.
Fin dal primo momento sono stati allertati l'Ambasciata italiana in Russia e il Ministero degli Esteri, nella persona del sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola, che stanno lavorando con grande sollecitudine al rilascio dei cinque, cui vengono contestate mere violazioni di carattere amministrativo legate ai motivi della presenza in Russia. Attualmente sono trattenuti in una caserma delle forze dell'ordine russe. Sarebbe tuttavia prossimo il rilascio di tutti e cinque. Tutti hanno libertà di comunicazione e sono stati trattati finora in modo rispettoso.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
Luigi Manconi, presidente A Buon Diritto