DISCUSSIONE SU REATO DI TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA E ANTIGONE AI CAPIGRUPPO DEL SENATO: DOPO 28 ANNI NIENTE PIÙ ALIBI SUL REATO DI TORTURA, IL PARLAMENTO HA IL DOVERE DI FARE PRESTO E BENE
Alla vigilia della discussione sui sub-emendamenti alla proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno scritto ai presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato chiedendo che si giunga – dopo un ritardo di oltre 28 anni - “a una definizione del reato, a una previsione di sanzioni e, più in generale, a una disciplina della nuova fattispecie in linea con quanto imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che l’Italia ha ratificato nel 1989, e in attuazione di sentenze della Corte di Strasburgo che hanno accertato violazioni sia dell’aspetto materiale che di quello procedurale dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani da parte del nostro paese”.
Giovedì 25 maggio a Roma presenteremo il nostro XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione: "Torna il carcere".
Non che sia mai sparito, in realtà. Ci si era illusi che, dopo la condanna per trattamenti inumani e degradanti della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani, 2013), il carcere potesse tornare a perseguire gli obiettivi dettati dalla Costituzione. I provvedimenti che incentivavano l’utilizzo delle misure alternative, le proposte degli Stati Generali dell’Esecuzione penale, l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà ci avevano resi fiduciosi di un positivo cambio di clima politico. E invece numeri e politiche ci stanno riportando indietro: 56.436 è il numero di persone detenute - duemila persone in più in soli quattro mesi -, la riforma dell’ordinamento penitenziario è ferma al palo, l’introduzione del reato di tortura è stata ancora rinviata, il populismo penale sembra essere l’unica risposta all’insicurezza dei cittadini. Il Rapporto di Antigone è la fotografia di questo prepotente ritorno.
Commentando il rinvio odierno della discussione sul reato di tortura in Senato, Antonio Marchesi e Patrizio Gonnella, rispettivamente presidenti di Amnesty International Italia e Antigone, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
"Prendiamo atto che l'esame della proposta di introduzione del reato di tortura è stato rinviato. Speriamo che questo dia modo di migliorare il testo in discussione, rendendolo il più vicino possibile a quello dell'art,1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. E speriamo altresì che questo rinvio sia davvero breve e non faccia venire meno il senso di urgenza che il tema richiede, visto che il nostro paese aspetta da quasi trent'anni l'introduzione di norme che consentano di punire in modo adeguato quella che la comunità internazionale intera considera una delle più gravi violazioni dei diritti umani".
Roma, 09/05/2017
Dar da mangiare a chi ha fame è, da sempre, il gesto fondamentale della solidarietà. È ciò che fonda una comunità di uguali. Punire la solidarietà o impedirne l’esercizio, qualunque ne sia la ragione, mette in pericolo i principi e i valori minimi di umanità e di civiltà.
Per questo ci preoccupa e ci indigna l’avvenuta incriminazione a Ventimiglia, nel marzo scorso, di alcuni volontari francesi, denunciati per il reato di cui all’articolo 650 del codice penale (“inosser-vanza dei provvedimenti dell’autorità”) per avere distribuito cibo a migranti contravvenendo al divieto previsto nell’ordinanza 11 agosto 2016 del sindaco della città. E tanto più ci preoccupa e indigna il contesto in cui questa vicenda si colloca: un contesto in cui si moltiplicano ordinanze e divieti analoghi, che trovano la loro “legittimazione”, da ultimo, nel decreto legge n. 14/2017 (il cosiddetto decreto Minniti) in cui, evocando la tutela di un non meglio precisato “decoro urbano”, si attribuiscono ai sindaci enormi poteri sulla libertà delle persone più vulnerabili.
"La revoca dell'ordinanza che vietava di distribuire cibo ai migranti a Ventimiglia è un'ottima notizia. Non si può utilizzare il diritto per perseguire la solidarietà, in qualsiasi modo essa si manifesti". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone a seguito della pubblicazione sull'albo pretorio della città ligure della revoca del divieto.
Il caso era balzato all'attenzione della cronaca circa un mese fa, a seguito di un comunicato della nostra associazione cui era stato segnalato il fatto che tre persone - tutte francesi - erano state fermate e denunciate proprio per aver dato del cibo ai migranti.
Oltre a segnalare pubblicamente l'accaduto Antigone si è fatta carico della difesa legale dei tre che, nonostante la revoca dell'ordinanza, vedono le accuse contro di loro rimanere in piedi.