COMUNICATO STAMPA - Valutiamo favorevolmente la riforma dell'ordinamento penitenziario prospettata dal disegno di legge delega votato dal Senato, in particolare nelle parti che estendono le possibilità di accesso alle misure alternative alla detenzione e l’utilizzo della sorveglianza dinamica, nonché in quelle che guardano a maggiori garanzie nel rispetto dei diritti delle donne e dei detenuti stranieri – anche in relazione ai diritti religiosi – e all’esercizio della sessualità in carcere. Fondamentale è inoltre la previsione di norme penitenziarie specifiche per gli istituti penali per minori. Molte di queste disposizioni sono state da noi richieste e sollecitate. Si tratta di norme che possono, se attuate rapidamente, dare vita ai suggerimenti emersi negli Stati Generali sull’esecuzione penale.
Le organizzazioni ed i firmatari in calce al presente appello ritengono che il cd decreto Minniti sia da respingere sia per le modalità con le quali è stato prodotto, senza la consultazione della società civile e con un provvedimento di urgenza immotivato, sia per i contenuti che veicolano un messaggio politico culturale reazionario e per soluzioni normative inefficaci e pericolose.
In particolare preoccupano le norme contenute nel decreto del 20 febbraio 2017, n. 14, Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città, che valutiamo assolutamente sbagliato nella impostazione generale ed in riferimento ai poteri di ordinanza in materia di ordine pubblico attribuiti ai sindaci oltre i limiti di garanzia costituzionale. Riteniamo totalmente arbitrario l’utilizzo della decretazione d’urgenza e grave che un decreto sulla sicurezza emanato dal Ministero dell’Interno e della Giustizia intervenga con strumenti di controllo e repressione con l’obiettivo dell’eliminazione della marginalità sociale come previsto dall’art. 4, accreditando la tesi della criminalizzazione degli ultimi.
Sono nove gli imputati rinviati a giudizio per la morte di Alfredo Liotta avvenuta nel carcere di Cavadonna a Siracusa nel luglio del 2012: il Direttore sanitario e sette medici del carcere, nonché il perito nominato dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania.
Il caso venne portato a conoscenza del Difensore Civico di Antigone, che acquisì tutte le carte sullo stato del detenuto, da parte di alcuni famigliari del 41enne. Da queste emerse come il personale medico e infermieristico che si succedeva dal detenuto, non avesse saputo individuare e comprendere i sintomi né il decorso clinico di Alfredo Liotta e che tali carenze conoscitive ne avessero determinato il decesso. La scarsa lucidità del paziente avrebbe dovuto allarmare il personale sanitario e far considerare diversamente i rifiuti reiterati della terapia e del cibo che invece furono interpretati come rifiuti volontari.
Perciò Antigone, con il proprio Difensore Civico, l’Avv. Simona Filippi, presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa affinché fossero individuati i responsabili della morte dell’uomo, richiedendone il rinvio a giudizio.
Ad un anno dagli Stati Generali dell'Esecuzione Penale vogliamo discutere su quanto è stato fatto, quanto non si è fatto e quanto si poteva fare, partendo dall'esito dei lavori dei tavoli tematici, in materia di riforma dell'ordinamento penitenziario.
Dal 6 al 10 marzo Antigone sarà a Ginevra per partecipare alla sessione dello Human Rights Committee.
Nelle settimane scorse abbiamo presentato un documento sullo stato delle carceri e della giustizia penale in Italia che avremo modo di illustrare in alcune sessioni di lavoro. Durante il meeting ogni Stato membro è tenuto a presentare dei rapporti relativi all’implementazione della Convenzione dei Diritti Umani che verranno valutati assieme ai rapporti ombra presentati dalle Organizzazioni Non Governative dei rispettivi Paesi.
Tra questi c'è anche il nostro rapporto (scritto in collaborazione con la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili) nel quale affrontiamo i seguenti temi: tortura e uso eccessivo della forza; sovraffollamento penitenziario; detenuti stranieri; della questione della salute e della libertà religiosa e dei suicidi in carcere; del regime carcerario 41-bis; della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari; dell'isolamento (per il quale abbiamo presentato una proposta di legge); delle donne detenute e dei detenuti omosessuali e transessuali; dell'indipendenza della magistratura e della lunghezza dei processi.