di Mauro Palma - Alias (inserto de il manifesto) - 29 ottobre 2016
Antigone si specchia in un fumetto che ripercorre la sua storia: la ripercorre però, come è ovvio, senza i confronti appassionati e forse verbosi che caratterizzarono le discussioni da cui nacque; senza il fumo delle sigarette non ancora bandite nelle riunioni, senza la lucidità e i dubbi che si alternavano nel misurarsi in quel mutamento del paradigma della giustizia che dava corpo al suo nascere.
Un paradigma diverso, caratterizzato da norme d’eccezione che rispondevano a una situazione anch’essa d’eccezione: il passaggio di parte di movimenti antagonisti cresciuti negli anni precedenti, a forme di lotta armata nell’ipotesi di innescare un conflitto in grado di estendersi e interpretare bisogni diffusi.
La risposta d’eccezione – si conierà allora l’espressione «legislazione d’emergenza» – era quella di rendere l’esercizio della giustizia penale strumento di lotta per arginare tale fenomeno, piegando il sistema da informativo a offensivo e il processo da luogo dell’accertamento a luogo dell’espressione della vittoria dello stato. Frammenti di ciò che, in altri e più duri contesti, sarà chiamato «diritto penale del nemico» già si intravedevano allora: Antigone riusciva a identificarne i germi.
COMUNICATO STAMPA - Renzi/Antigone. Gonnella: "importante la visita del Premier al carcere di Padova. Ci sono cose che si possono fare subito"
"La visita del presidente del consiglio Matteo Renzi nel carcere due palazzi di Padova è particolarmente importante. Mette al centro ancora una volta la questione carceraria in una fase delicata e a pochi giorni dal giubileo dei detenuti voluto da Papa Francesco. Ci sono cose che si possono fare subito. In primo luogo bisogna estrapolare dal disegno di legge di riforma del codice di procedura penale la parte relativa all'ordinamento penitenziario e portarla immediatamente in discussione. In questo modo si può valorizzare quanto di buono è stato deciso negli Stati generali sull'esecuzione della pena voluti dal ministero della Giustizia e che ci ha visto impegnati.
COMUNICATO STAMPA - TORTURA/ANTIGONE. Diaz e Bolzaneto: un altro giudice ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia nei casi di tortura. Gonnella: "Renzi e Orlando si impegnino per far approvare subito la legge"
"Condotte di vera e propria tortura". "La volontà di cagionare dolore nell'abusare delle rispettive posizioni di potere e autorità".
È quanto scrive la giudice del tribunale civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa nella sentenza con la quale riconosce a Tanja, una delle tante persone che subì violenza nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova, danni morali e fisici per 175 mila euro.
Vere e proprie torture che in sede penale non sono state punite poiché, come scrive la stessa giudice, la “lesione di diritti della persona a protezione costituzionale non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione".
“Ancora una volta - dichiara Patrizio Gonnella - un giudice italiano ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia”. “Era già accaduto per le torture nel carcere di Asti. In quel caso il giudice mise nero su bianco che le violenze subite da due detenuti erano torture ma che, per l’assenza di una norma ad hoc, non erano perseguibili come tali”.
A dicembre saranno 28 anni che l’Italia aspetta l’introduzione del reato di tortura nel proprio codice penale.
Tanti ne sono passati da quando il nostro Paese ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, impegnandosi ad inserire questo delitto nella propria legislazione.
All’inizio di questa legislatura una proposta di legge aveva iniziato il suo iter parlamentare. Approvata al Senato nel marzo 2014, successivamente fu approvata alla Camera, all’indomani della condanna dell’Italia per le torture nella scuola Diaz da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, nell’aprile del 2015. Il testo, qui modificato, fu spedito nuovamente al Senato dove è stato affossato.
REGENI/ANTIGONE. L’autopsia conferma le torture. L’azione del governo italiano si faccia più incisiva. Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e CILD.
“I risultati dell’autopsia dimostrano quello che da mesi andiamo ripetendo, Giulio Regeni fu torturato in maniera crudele e sistematica. Il suo corpo porta i segni di torturatori professionisti.
Per questo, ad oltre sette mesi dal ritrovamento del corpo del giovane ricercatore al Cairo, continuiamo a chiedere la verità sulle cause e i responsabili del rapimento, le torture e la morte di Regeni, respingendo tutte le verità di comodo e i depistaggi tentati dalle autorità egiziane.
Oggi gli investigatori italiani si incontreranno nuovamente con i loro omologhi egiziani. Ci auguriamo che stavolta la collaborazione da parte di questi ultimi sia massima e venga fornita tutta la documentazione richiesta, a partire dai tabulati telefonici.