Tra pochi giorni, il 3 settembre, saranno trascorsi sette mesi dalla tragica morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ventottenne rapito, torturato e ucciso al Cairo.
In un'intervista rilasciata a Riccardo Iacona (Presa diretta, lunedì 29 agosto) la madre, Paola Regeni, ha affermato: "È importante che il nuovo ambasciatore Cantini non scenda al Cairo: non dobbiamo dare questa immagine distensiva".
Condividiamo la sua preoccupazione. Il ritorno in Egitto del nostro ambasciatore, infatti, sarebbe inteso dalle autorità egiziane come un segnale della volontà di ristabilire normali rapporti politico-diplomatici tra i due Paesi. Riteniamo che ciò sarebbe assai inopportuno, tanto più alla vigilia dell'incontro tra gli investigatori italiani e quelli egiziani, previsto per l'8 e 9 settembre.
Si è chiusa oggi l’inchiesta sulle violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Poggioreale – e in particolare nella cosiddetta “cella zero” – tra il 2012 e il 2014. A denunciarle furono alcuni detenuti che, direttamente, avrebbero subito tali violenze per le quali oggi 23 persone (22 agenti di polizia penitenziaria e un medico) risultano indagate.
La cella zero sarebbe una stanza vuota, senza videosorveglianza, sporca di sangue sulle pareti.
I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Napoli – che segue l’inchiesta – vanno dal sequestro di persona, all’abuso di autorità, maltrattamenti, lesioni, violenza privata.
“Ogni tentativo di fare chiarezza è sempre importante, soprattutto nei casi di violenze che avvengono quando un cittadino è sottoposto all’affidamento dello Stato” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Quello che ci auguriamo è che si arrivi presto ad appurare eventuali responsabilità senza che, nel caso di colpevolezza degli indagati, intervenga la prescrizione come già avvenuto in altri casi simili”.
Anche quest'anno si rinnova l'appuntamento con la Scuola di Formazione di Antigone. Per il terzo anno di fila ad ospitarci sarà "La Castiglia" di Saluzzo, in provincia di Cuneo.
L'argomento al centro di questa edizione, che si terrà dal 29 settembre al 2 ottobre, sarà "Il carcere mediatico. La giustizia e l'esecuzione penale nella società dell'immagine". Qui il programma completo.
Per iscriversi è necessario inviare la presente scheda di partecipazione compilata entro venerdì 9 settembre 2016 all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La quota di partecipazione è di 150 euro e comprende pernottamento per 3 notti in B&B in camera doppia o singola, 2 pranzi, 3 cene, navetta Torino-Saluzzo a/r, visita alla città e ai musei.
La quota non comprende le spese di viaggio per raggiungere Torino.
Il contributo potrà essere versato direttamente a Saluzzo.
Per informazioni si può scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
In questi giorni la Commissione giustizia del Senato è impegnata a discutere un disegno di legge governativo che, tra l'altro, contiene "principi e criteri direttivi per la riforma dell'ordinamento penitenziario".
Proprio questa Commissione ha approvato, con parere favorevole del Ministro della Giustizia Orlando, alcuni emendamenti presentati del senatore Lo Giudice; emendamenti basati sulle proposte che Antigone aveva inviato lo scorso mese di gennaio a tutti i componenti della Commissione stessa.
"Già durante il primo passaggio alla Camera dei Deputati di questo disegno di legge - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - alcune nostre indicazioni furono accolte".
Il 30 novembre del 2010 l’Italia raggiunse il massimo storico della popolazione detenuta ovvero 69.155 unità.
Nel gennaio del 2013 il nostro Paese è stato condannato dalla Corte Europei dei diritti umani per le condizioni degradanti di vita presenti nelle sue carceri a causa del sovraffollamento (oltre che per l’assenza di rimedi giurisdizionali nel caso di reclami dei detenuti per i loro diritti violati). A differenza di altri Stati (ad esempio Ungheria e Bulgaria ambedue condannate dalla Corte per le condizioni di affollamento nelle proprie prigioni) l’Italia ha dialogato in modo positivo con la Corte di Strasburgo e ha avviato un percorso di riforme per ridurre i numeri della popolazione detenuta e migliorare la qualità della vita dentro gli istituti penitenziari. Da pochi mesi si sono chiusi gli Stati generali sull’esecuzione della pena, importante iniziativa voluta dal ministero della Giustizia per ragionare in modo partecipato sulle prospettive di cambiamento.
Nel frattempo però i numeri della popolazione detenuta tendono a salire di nuovo, dopo un paio di anni di decrescita.