"La società civile in Russia e in Italia. Scambio di esperienze e possibilità di cooperazione"
6 Luglio 2016, 16:00 -18:00, Via Monti di Pietralata 16, Roma
Invitiamo chi fosse interessato a unirsi a noi per un pomeriggio di networking informale presso la nostra sede il prossimo mercoledì.
ONG italiane e russe condivideranno le loro impressioni sullo stato della società civile nei loro rispettivi paesi si discuterà di eventuali possibilità di cooperazione.
Una rappresentante dello EU-Russia Civil Society Forum (CSF) presenterà le opportunità che il Forum offre in questo campo.
Martedì 5 luglio 2016, alle ore 20.30, presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino, via Magenta n. 31, verrà proiettato il documentario “ARCHIVIATO. L’ obbligatorietà dell’azione penale”, con il patrocinio di: Controsservatorio Valsusa; Antigone - per i diritti e le garanzie del sistema penale; A buon diritto - associazione per le libertà; Associazione Nazionale Giuristi Democratici; L'altro diritto - Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità.
Qui il trailer del documentario.
“ARCHIVIATO. L’ obbligatorietà dell’azione penale”
Il video, che ha fruito della collaborazione, tra gli altri, di Elio Germano come voce narrante, nasce dall’esigenza di raccontare uno dei molteplici risvolti giudiziari legati alla lotta popolare valsusina.
Il viceministro alla Giustizia Enrico Costa, quando parla di cannabis e droghe, evidentemente non riesce andare oltre l'approccio ideologico.
"Le politiche proibizioniste hanno portato negli ultimi 45 anni ad un aumento costante del numero di persone che utilizzano droghe, ad una loro grande diffusione in ogni parte nel mondo, all'emergere di nuove droghe sempre più potenti e pericolose. A testimoniarlo sono rapporti governativi e non governativi" dice Patrizio Gonnella, presidente di CILD e Antigone.
Incarcerare e criminalizzare le persone ha messo a repentaglio la salute dei consumatori senza permettere di risolvere le problematiche che l'utilizzo di droga crea, dipendenza, morti da overdose, trasmissione di HIV ed Epatiti, come anche il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute, nonché vari rapporti (sempre ONU) sottolineano.
Oggi è la giornata indetta dalle Nazioni Unite per le vittime della tortura. In Italia la tortura non è ancora reato.
Nel corso degli ultimi mesi le prese di posizione da parte del governo non sono mancate: Matteo Renzi, presidente del consiglio, 7 aprile 2015: “quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in parlamento con il resto di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un Paese”. In quella giornata l’Italia era stata condannata per le torture alla Diaz; Andrea Orlando, ministro della giustizia, 9 aprile 2015: “il voto sul ddl che introduce il reato di tortura sia il più ampio possibile, così che sia un risultato da portare davanti alla Corte di Strasburgo di tutto il parlamento”. Il voto alla Camera ci fu e la proposta fu approvata ad aprile 2015. Passò al Senato; Gennaro Migliore, sottosegretario alla giustizia, 16 giugno 2016: “a nome del governo affermo che una legge che punisca la tortura sia approvata”. Qualche giorno prima avevamo scritto al presidente del Consiglio chiedendo un suo impegno sulla questione.
Nonostante questo però la legge è invece ferma al Senato da oltre un anno. Il Senato nel luglio 2015, dopo avere avviato delle audizioni informali da cui ha escluso la società civile, ha peggiorato vistosamente il testo approvato un anno prima dalla Camera. Questo è oggi lo stato dell’arte.
Lettera appello contro le ipotesi di chiusura del Dipartimento antidroga e per la ridefinizione del suo mandato
Circolano di nuovo voci che vorrebbero smantellare il Dipartimento per le Politiche Anti-Droga affidandone le competenze al Ministero della Salute. Nell’anno in cui l’Italia finalmente si smarca da posizioni di retroguardia alle Nazioni unite in occasione della sessione speciale dell’Assemblea Generale affermando la necessità di promuovere approcci non ideologici e perseguire politiche che funzionino – anche sulla base di evidenze scientifiche – smantellare il DPA sarebbe la peggiore delle scelte politiche possibile.