COMUNICATO STAMPA - Denuncia del Difensore civico di Antigone (Simona Filippi): a tre anni dalla morte di Alfredo Liotta, le indagini preliminari ancora non si sono chiuse
Era il 26 luglio del 2012, quando Alfredo Liotta, a soli 41 anni, veniva trovato cadavere nella sua cella della C.C.di Siracusa.
Secondo lo psichiatra dei familiari, Alfredo era affetto da “epilessia tonico clonica temporale con aura ad espressività comportamentale caratterizzata da perdita percettiva spazio-temporale, deliri e allucinazioni, aggressività, rotture comportamentali.”
In un esposto depositato a luglio 2013, il Difensore civico di Antigone denunciava i molti aspetti oscuri e contraddittori delle cause che hanno portato alla morte di Alfredo: cosa è stato fatto per i problemi fisici e psichici del detenuto, considerati “strumentali” dal personale penitenziario, quando nel giro di sei mesi aveva perso circa 40 chili e non riusciva più neanche a camminare?
Gentile Presidente del Consiglio,
dal 1988 l’Italia aspetta di tener fede ad un impegno assunto dinanzi alla comunità internazionale, allorché il Parlamento ratificò la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Finora ogni tentativo di inserire il reato di tortura nel codice penale è andato a vuoto. In più occasioni le corti internazionali e quelle interne hanno stigmatizzato questa lacuna che costringe il nostro Paese a restare sotto lo sguardo critico degli organismi sovranazionali.
Abbiamo molto apprezzato il suo intervento nell’aprile scorso quando a proposito del reato di tortura ha affermato che approvarlo “è la risposta di chi rappresenta un Paese”.
COMUNICATO STAMPA - "I più grandi studiosi di diritto penale ci hanno insegnato che il sistema penale deve essere impermeabile agli umori dell'opinione pubblica. Oggi su un grande quotidiano c'è addirittura un sondaggio on-line nel quale si chiede se siamo d'accordo all'aumento di pena carceraria per scippi e furti in appartamento. Su questi temi vince sempre chi la spara più grossa. Su questi temi vince sempre il Salvini di turno perché parla alla pancia e non alla ragione delle persone" sono le parole di Patrizio Gonnella, presidente nazionale di Antigone.
Tortura. La Commissione giustizia del Senato modifica il ddl. Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
Purtroppo era nell'aria e si capiva che la discussione, attorno al disegno di legge sull'introduzione del reato di tortura, si stesse incanalando nel sentiero sbagliato, fin da quando la Commissione giustizia del Senato ha audito informalmente solo i capi di tutte le forze di Polizia.
Questo ramo del Parlamento pare reintrodurrà il plurale nel caso delle violenze, cosa che porterebbe a a configurare il reato solo nel caso in cui siano commesse reiterate violenze. Per cui andrebbe impunito il mono-torturatore, quello che per una volta ad esempio usi violenza inaudita fisica o psichica (ad esempio minaccia di morte i figli della persona sotto custodia legale).
Un delitto che, così come configurato dalla Commissione giustizia di Palazzo Madama, sarà ancora più generico del già generico testo approvato dalla Camera. Il ping pong parlamentare rischia di rendere tutto evanescente e di non far arrivare a nulla.
Ci appelliamo all'Aula del Senato affinché approvi subito il testo più conforme possibile a quello presente all'articolo 1 del trattato Onu.
Chiediamo al Governo - assieme agli oltre 51000 firmatari della nostra petizione - di darci una mano su questo terreno.
COMUNICATO STAMPA - Tortura: in centinaia su twitter e oltre 50.000 con una petizione chiedono #SubitoLaLegge
Centinaia di persone hanno risposto alla mobilitazione su twitter lanciata da Antigone e, quando ancora mancano alcune ore alla fine di questa giornata internazionale contro la tortura, hanno chiesto a Matteo Renzi di farsi garante dell'approvazione della legge sulla tortura utilizzando l'hashtag #SubitoLaLegge.
Persone che si aggiungono alle oltre 51.000 che hanno firmato la nostra petizione, nonché a personaggi come Erri De Luca, Massimo Carlotto, Piotta, che hanno messo il loro volto nella campagna "Chiamiamola Tortura" da noi promossa.
Sono queste le risposte che arrivano a chi prova ad ostacolare l'approvazione di un reato che ci viene chiesto non solo dal buon senso, ma da organismi internazionali quali la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e dalle Nazioni Unite.
La tortura in Italia esiste ed è praticata. Per questo è urgente che il Senato approvi in tempi brevi questa legge, senza ulteriori tentennamenti e corse al ribasso.
Roma, 26/06/2015