“Il decreto legge del Governo sulle carceri – ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, attiva da anni nella tutela dei diritti delle persone detenute – è un provvedimento timido che va nella direzione giusta. Una direzione obbligata perché, va ricordato a chi si oppone in Parlamento, è stata l’Europa a imporci di mettere mano a un sistema penitenziario che produce in modo industriale trattamenti inumani o degradanti. Vi sono circa 25mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari.
Ci saremmo aspettati un radicale cambiamento delle leggi sulle droghe, sull’immigrazione e sulla recidiva che questo disastro hanno prodotto. Ci saremmo aspettati l’introduzione del delitto di tortura. Ci saremmo aspettati provvedimenti più efficaci.
E’ demagogico oggi fare opposizione evocando indulti mascherati che non sono all’orizzonte. Il decreto legge del Governo è il minimo indispensabile. Chi vi si oppone lo fa perché spera di racimolare qualche punto di consenso nell’elettorato più forcaiolo.”
Roma, 4 febbraio 2014
Il racconto della coordinatrice nazionale.
Vi racconto la mia giornata di mercoledì scorso.
Il giorno prima avevamo lasciato la sede di Antigone verso le 19. La mattina dopo Roberta ed io siamo arrivate a Pietralata intorno alle 10.30. Girato l’angolo nel lotto di via Silvano 10 da dove si arriva alla porta della sede, abbiamo visto un capannello di persone, quattro o cinque, in prevalenza ragazze. Giusto due passi, il tempo di pensare che qualcuno dei nostri giovani avvocati fosse venuto fuori orario a lavorare su qualche caso, che affacciandoci sui due scalini che portano ai 25 metri quadri seminterrati che ci ospitavano abbiamo visto il materasso gettato a terra. “C’è stata un’occupazione”, ci hanno detto a brutto muso le ragazze. “Ve ne dovete andare. Ora ci vive lei. È una senzatetto che dorme in macchina”, e hanno indicato una giovane incinta dentro la stanza. Era pulita, ben pettinata e aveva perfino un filo di trucco. Dopo un minuto di smarrimento, abbiamo chiesto se sapessero cosa facciamo là dentro. Ho preso a caso una lettera da uno dei faldoni che contengono le migliaia di casi da noi seguiti. “Sono malato di cuore”, ho letto dove ho trovato la sottolineatura in giallo. Devo fare una cura, ho paura per la mia salute, ho letto ancora qua e là. Vedete – ho tentato di spiegare – questo signore è malato e noi gli mandiamo i nostri medici a costringere il carcere a curarlo. Lui non sta meglio di voi. Noi aiutiamo molti detenuti a trovare un alloggio perché pensiamo come voi che la casa debba essere un diritto.
Ieri, 22 gennaio 2014, al nostro arrivo in sede l'abbiamo trovata aperta, la porta scardinata, la buca delle lettere dove ci scrivono i detenuti divelta. Ci siamo trovati di fronte donne, di cui una incinta, e uomini che ci hanno detto che da quel momento quel piccolo locale di 25 mq, senza cucina, era loro. Noi eravamo lì ospiti di un'altra associazione. È una occupazione che ci amareggia e ci crea danni economici. Potevamo entrare in conflitto, resistere ma abbiamo deciso di andarcene, anche perché siamo contro ogni forma di violenza. Abbiamo preferito salvare la nostra enorme documentazione e il nostro archivio trentennale. Eravamo nel quartiere romano di Pietralata, non lontani dal carcere romano di Rebibbia.
10 dicembre 2013 - Casa della cultura "Matteo d'Acquasparta"
Francesco Cordio - Regista
Stefano Anastasia - Associazione Antigone
Vanda Scarpelli - Stop OPG
Modera Camilla Todini