La condizione di indecenza e di perdurante emergenza delle patrie galere è ampiamente documentata ed è stata ormai denunciata in ogni contesto. Inchieste parlamentari, rapporti delle Ong, corti nazionali e internazionali ed anche il Presidente della Repubblica fotografano, per usare appunto le parole di Giorgio Napolitano, “una realtà che ci umilia in Europa”.
Anche il governo Berlusconi ne aveva preso atto, dichiarando il 13 gennaio del 2010 lo “stato di emergenza nazionale” delle carceri, prorogato fino al 31 dicembre 2011 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. L’emergenza è dunque ufficiale. Ma come se ne esce? Alcuni interessanti spunti vengono dal libro, curato da Stefano Anastasia, Franco Corleone e Luca Zevi, “Il corpo e lo spazio della pena. Architettura, urbanistica e politiche penitenziarie”.
Il processo penale in corso ad alcuni agenti di custodia in servizio nel carcere astigiano, ha portato alla luce, i problemi del sistema penitenziario italiano. Secondo l'associazione "Antigone", c'è un sovraffollamento carcerario di 25 mila unità.
"Un fatto grave, quello che si sta esaminando in questi giorni al tribunale di Asti, reso ancora più grave dal momento che ci troviamo in una città di provincia, in una regione come il Piemonte considerata da sempre tranquilla sotto l'aspetto carcerario".
Commenta così Simona Filippi, dell'associazione Antigone, il caso della violenza carceraria balzato agli onori delle cronache anche nazionali, che vede protagonisti alcuni agenti di custodia per episodi di violenza a danni di detenuti che si sono protratti per diversi anni nel carcere di Quarto.
Al Centro culturale San Secondo, l'associazione Antigone, presente in tutta Italia per assicurare ai detenuti condizioni carcerarie conformi alla legge, (che si presenterà parte civile al processo in corso e invita anche il Ministero di Grazia e Giustizia a fare altrettanto) fa il punto della situazione.