Ieri, mercoledì 19 novembre l’Associazione Antigone ha incontrato una delegazione palestinese, composta tra gli altri dal Vice Ministro alla Giustizia, Iyad Mousa Mohammad Tayem, per uno scambio di buone pratiche nel settore diritti umani e organizzazione penitenziaria. Durante l’incontro il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, accompagnato dalla coordinatrice nazionale dell’Associazione, Susanna Marietti, e dal coordinatore dell’Osservatorio europeo e nazionale sulle condizione di detenzione, Alessio Scandurra, hanno raccontato l’esperienza pluridecennale dell’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione nelle carceri per adulti e in quelle per minori ed esposto la metodologia di lavoro utilizzata nella redazione dei rapporti relativi al servizio penitenziario italiano, offrendo anche confronti con quello europeo.
Una direttiva europea che imponga agli stati membri di adottare i numeri di identificazione per gli agenti delle forze dell'ordine. È questo l'obiettivo di una petizione a livello europeo promossa dall'associazione European Democratic Lawyers e indirizzata al Commissario Europeo, alla Commissione Europea e alla Sottocommissione per i Diritti Umani del Parlamento Europeo.
La campagna ha l'obiettivo di raccogliere il numero più alto possibile di firme in tutti gli stati membri entro febbraio 2015, quando sarà presentata alle autorità europee. In molti paesi membri dell'UE, etichette con i nomi o numeri identificativi non sono inserite nelle uniformi della polizia, così è in Italia, in altri Paesi possono essere nascoste, ad esempio durante le attività di controllo dell'ordine pubblico.
Il prossimo 27 novembre, dalle ore 15, Antigone Sicilia ha organizzato l'incontro dal titolo "Dietro i cancelli. La situazione delle carceri in Sicilia". Lo stesso si terrà a Palermo, presso la Sala del Garante in via Generale Magliocco.
Parteciperanno: Pino Apprendi (Presidente Antigone Sicilia), Leoluca Orlando (Presidente Anci Sicilia), Maurizio Veneziano (Provveditore Reg. Amministrazione Penitenziaria), Francesca Leone (Presidente Agius), Rita Barbera (Direttrice Casa Circondariale Ucciardone, Palermo), Nicola Sposito (Animatore), Lino Buscemi (Esperto diritti umani), Salvatore Turco (segretario generale Fns Cils, Palermo), Ornella Spotorno (Psicologa), Viviana Cutaia (Associazione A.F.I.Pre.S), Maurizio Artale (Presidente Centro Padre Nostro), Patrizio Gonnella (Presidente nazionale Antigone). Modera: Vincenzo Scalia (Docente di Sociologia, Università di Palermo).
Antigone in collaborazione con la Scuola del sociale della provincia di Roma sta organizzando un seminario dal titolo La Salute in carcere, nei giorni 2 - 3 - 4 dicembre, di cui si allega programma dettagliato. Per partecipare è necessario iscriversi entro il 25 novembre seguendo le indicazioni presenti in questo link http://www.provincia.roma.it/percorsitematici/formazione/progetti/4490. Il seminario si svolgerà a Roma, presso la Sede della Scuola del sociale della provincia di Roma, sita in via Cassia 472.
Tra i temi trattati dal seminario, quello del passaggio della sanità penitenziaria al sistema sanitario nazionale, il diritto alla cura delle persone detenute, epidemiologia della popolazione carceraria, le malattie della povertà, la gestione del disagio mentale in carcere e della tossicodipendenza. Verranno anche proposti casi di violazione del diritto alla salute di persone detenute seguiti dall'associazione Antigone ed analizzate le condanne dell’Italia per violazione del diritto alla salute da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
Dunque, nessuno è responsabile per la morte di Stefano Cucchi. La sua vita è stata nelle mani di tante istituzioni dello Stato. Decine di operatori della sicurezza, della giustizia e della sanità pubblica lo hanno incrociato in quei giorni che lo hanno portato alla morte. Eppure, secondo la Corte d’Appello, non c’è neanche un colpevole.
Nei casi di tortura e di violenze istituzionali, nel nostro paese, perseguire i responsabili è operazione tragicamente impossibile. Mancano le norme (come il reato di tortura) e manca una cultura pubblica di rispetto profondo della dignità umana.
Anche in questo caso ha prevalso lo spirito di corpo che impedisce la ricostruzione puntuale dei fatti e il raggiungimento della verità storica. A questo punto non resta che sperare che la Corte Suprema di Cassazione annulli una sentenza, come quella odierna, che si muove perfettamente nel solco di una storia, quella italiana, che fa fatica a dare giustizia a chi ne ha diritto.