Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Immigrazione, l'Unione cambia ma teme l'opinione pubblica, Il Manifesto, 25/10/06

Immigrazione, l'Unione cambia ma teme l'opinione pubblica, Il Manifesto, 25/10/06

Immigrazione, l'Unione cambia ma teme l'opinione pubblica


Al via le consultazioni per modificare la legge Bossi-Fini. Probabile il ricorso alla delega
Cinzia Gubbini
Roma
Sul fatto che occorra mettere mano alla legge Bossi-Fini, sono tutti d'accordo, fosse solo per il battage in campagna elettorale. Il problema è, come spiegarlo all'opinione pubblica? E' questo il fantasma che agita il sonno del ministro dell'Interno Giuliano Amato e dei partiti dell'Unione, soprattutto Ds, Margherita, Udeur. Convinti che qualsiasi legge apparisse come un «regalo» agli immigrati irregolari potrebbe rappresentare il colpo di grazia per la maggioranza. Senza troppi giri di parole, qualcuno parla del timore dell'effetto-indulto.
Proprio ieri l'Unione si è seduta intorno a un tavolo, al Viminale, presenti il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero e tutti i partiti. Obiettivo: stabilire un «percorso» che renda possibile la modifica della legge senza cadere nell'ostruzionismo della destra, che di questo tema fa propaganda. Dunque l'idea è di ricorrere a una legge delega, ma solo dopo aver avviato una fase ampia di consultazioni. Anche all'interno dell'Unione.
Convitato di pietra, alla riunione di ieri, era infatti il programma elettorale, delicatissimo punto di equilibrio a cui - tutti dicono - «bisogna richiamarsi». La questione è che le linee guida presentate dal ministro Amato non sono in perfetto accordo con quel programma, soprattutto sugli ingressi. Amato punta principalmente sulla costruzione di una rete di «uffici di collocamento» all'estero. Il programma parla invece esplicitamente dell'inserimento di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, su cui spinge il ministro Ferrero e tutta la «sinistra radicale». E' il cosiddetto «immigrato con dote» (perché dovrebbe dimostrare di avere soldi a sufficienza per poter risiedere in Italia alla ricerca di lavoro), che ieri è spuntato di nuovo fuori. Amato ha insistito sulla necessità di evitare qualsiasi richiamo a una sanatoria, tanto meno a una sanatoria permanente, ma ha lasciato qualche spiraglio di disponibilità. Altra questione, molto cara a associazioni e movimenti, quella dei centri di permanenza temporanea: verranno modificati, ma il ministro dell'Interno insiste sulla necessità di avere un luogo in cui effettuare l'identificazione. E su questo, ci sarà poco da fare.
Ma l'asso nella manica del centrosinistra è coinvolgere il più possibile le organizzazioni sociali: associazioni, sindacati, rappresentanti degli imprenditori. Tutte realtà in cui gli immigrati hanno un loro protagonismo e che, soprattutto, guardano con favore (per non dire urgenza) alla modifica della legge. Potrebbe essere questa vasta rete a «blindare» la maggioranza. «Bisogna spiegare alla gente, con chiarezza, che la legge Bossi-Fini è inefficace. Genera clandestinità. Proprio quella cosa di cui le persone hanno paura», spiega il senatore della Margherita Tiziano Treu, «e poi, certamente, occorre attenersi al programma, che prevede una pluralità di canali di ingresso». «Il clima mi è sembrato positivo, di grande disponibilità - aggiunge il capogruppo in senato del Prc Giovanni Russo Spena - i nodi da sciogliere ci sono. Ma sono sicuro che se riusciremo a seguire la linea del programma, faremo una buona legge». Che il programma sia «l'asse di riferimento», ne è convinto anche il senatore dei Ds Massimo Livi Bacci. Tra i nodi da sciogliere, Dino Tibaldi del Pdci cita proprio gli uffici di collocamento all'estero di Amato: «che rischiano di essere troppo selettivi. Bisogna stare attenti a creare dei canali di ingresso credibili, o avremo comunque una valanga di irregolari. E per quanto riguarda l'opinione pubblica - continua - bisogna dire prima di tutto che nessuna legge può risolvere completamente il problema, ma che quella attuale è stata un disastro». Per Tommaso Barbato, dell'Udeur, il problema sta prima di tutto nell'efficacia della norma: «se qualcuno viene espulso, che lo sia veramente».

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