Nel 2024 a 5.837 persone detenute nelle carceri è stato riconosciuto di essere state sottoposte dall'Italia a trattamenti inumani o degradanti. Servono urgenti riforme.
Nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo, con la sentenza Torreggiani, ha condannato l’Italia per le condizioni inumane o degradanti delle nostre carceri. Circa 4.000 ricorsi erano stati presentati da altrettante persone detenute italiane. Quella sentenza pilota aprì le porte ad una stagione di riforme, dove le condizioni di detenzione erano al centro dell'attenzione pubblica.
Oggi i numeri sono peggiori: nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto 5.837 istanze da parte di persone detenute, riconoscendo loro condizioni contrarie all'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura: "nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti".
Si tratta di numeri drammatici che aumentano all'aumentare del sovraffollamento. A fine agosto il sistema penitenziario italiano è tornato a contare oltre 63.000 persone detenute, con una crescita costante che ha portato il paese a superare un limite che non era stato più raggiunto proprio dagli anni che costarono all'Italia la condanna della Corte europea.
L’Italia continua a violare i diritti fondamentali, ed il numero esorbitante di suicidi, anche tra il personale, o di incidenti di ogni tipo, sta a dmistrarlo. Non possiamo accettare che la privazione della libertà diventi privazione della dignità.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di intervenire subito con una nuova stagione di riforme per garantire condizioni di detenzione rispettose dei diritti umani.
Ogni condanna in queste condizioni è un corpo violato, una vita umiliata.
Dobbiamo agire ora!
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