Sentenza della Cassazione
Clandestino povero? Assolto se non va via
Sentenza: non può essere condannato chi non ripseta un ordine di allontamento perchè non ha i mezzi per lasciare l'Italia. Mantovano (An): "I giudici boicottano la Bossi-Fini"
ROMA - Gli immigrati clandestini indigenti che non hanno i mezzi per rientrare in patria non possono essere condannati se non lasciano l'Italia dopo l'ordine di allentamento del questore.
È la tesi sostenuta dalla Corte di Cassazione nella sentenza 30774 depositata ieri. I giudici hanno così respinto un ricorso della Procura della Corte di Appello di Roma contro l'assoluzione accordata dal tribunale della Capitale a una cittadina romena, Malina A.N., sorpresa ancora in Italia dalle forze dell'ordine dopo un'espulsione.
Secondo i giudici di Roma, che avevano assolto la donna "perché il fatto non sussiste" , questa non aveva lasciato l'Italia perché "sprovvista del denaro occorrente al rimpatrio, circostanza plausibile essendo emerso che alloggiava presso uno scalo ferroviario". Una tesi non condivisa dal procuratore generale della Corte dìAppello, secondo il quale il "mero disagio economico dipendente dall'ingresso nello Stato, senza disporre di mezzi e dalla mancanza di occupazione connessa alla situazione di clandestinità volontariamente posta in essere" non è un "motivo di giustificazione che deve avere le "connotazioni di necessità inevitabile".
Ma la Cassazione ha dato ragione a Malina, giudicando infondato il ricorso della Pg della Corte d'Appello. I giudici hanno fatto riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale, secondo la quale la giustificazione al mancato allontanamento "non può essere costituita dal mero disagio economico di regola sottostante al fenomeno migratorio, ma ben può essere integrata da una condizione di assoluta impossidenza dello straniero, che non gli consenta di recarsi nel termine alla frontiera (in particolare aerea o marittima) e di acquistare il biglietto di viaggio". In questa condizione di "assoluta impossidenza" si trovava Malina, come dimostrano "le accertate condizioni di estrema precarietà abitativa".
La sentenza è stata criticata aspramente dal senatore di An Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all'Interno con delega all'Immigrazione. "La decisione della Cassazione - ha detto Mantovano - si inserisce in un solco consolidato di provvedimenti giudiziari che, da quando è in vigore la Fini Bossi, provano in vario modo a disapplicarla, se non a sabotarla apertamente".
Dura anche la reazione della Lega Nord, che per bocca del senatore Ettore Piravano denuncia "l'assurdo legislativo applicato da questi signori con l'ermellino". Se l'indigenza giustifica la disobbedienza, commenta Pirovano "allora io dico che sono giustificati anche i reati commessi dagli italiani indigenti. Se uno ruba in un supermercato oppure ruba una bicicletta o un motorino, perché non se li può permettere - continua -, è considerato esente dal rispettare sia il codice civile o il codice penale. Questo dovrebbe valere per tutti gli esseri umani residenti sul territorio nazionale".
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