Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator Suicidi e detenuti stranieri. Antigone: "il governo si muove o prova a farlo, ma con ricette insufficienti o sbagliate"

Suicidi e detenuti stranieri. Antigone: "il governo si muove o prova a farlo, ma con ricette insufficienti o sbagliate"

8196398253 b323a88bf7 o5 milioni di euro per prevenire i suicidi in carcere e accordi per inviare a scontare la pena nel loro paese per i detenuti stranieri. Queste sono le due proposte arrivate nelle ultime ore dal Governo. 

Nel primo caso si tratta di risorse senza dubbio fondamentali per migliorare l'assistenza psicologica nelle carceri che, dai dati raccolti dall'Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, era riconosciuta nel limite di 20 ore ogni 100 persone recluse, per quanto riguarda gli psicologi, 10 ore ogni 100 persone recluse, per quel che concerne gli psichiatri (operatori in forza alle Asl). Ma non è l'unico provvedimento che può bastare. C'è bisogno di garantire una disponibilità maggiore di attività, che siano lavorative, formative, culturali. Le giornate delle persone detenute vanno riempite e non passate sdraiati sul letto a guardare il soffitto o a passeggiare per la sezione. Vanno inoltre garantiti i contatti con l'esterno, liberalizzando le telefonate e andrebbe dato seguito alla sentenza della Corte Costituzionale in merito al diritto all'affettività, prevedendo nelle carceri anche luoghi dove siano possibili colloqui intimi.

Per quanto riguarda invece gli accordi con i paesi terzi per far scontare la pena alle persone detenute straniere in quelli di provenienza, sono anni che se ne parla e non si arriva mai a nulla. Così come avviene per l'edilizia penitenziaria. Il motivo è semplice, nessun Paese vuole indietro i detenuti in quanto ciò produce costi elevatissimi. Non riusciamo neanche a espellere i migranti presenti senza titolo in quanto i paesi di provenienza non collaborano. Anche laddove si stipulassero accordi con gli altri paesi, come è accaduto in passato, è molto probabile che restino sulla carta. Ne sentiamo parlare da quando era ministro il leghista Castelli. Se poi i paesi stranieri invocassero la clausola di reciprocità dovremmo riprendere i 3 mila italiani detenuti all'estero. Inoltre non sarebbe giusto che uno straniero abbia un trattamento differenziato rispetto a un italiano per lo stesso reato commesso.
Infine c'è da tenere conto che in molti casi queste persone hanno una famiglia in Italia, coniuge, figli, genitori, e in questi casi c'è da tenere conto anche di questi aspetti prima di decidere se trasferire forzatamente una persona in un altro paese.
C'è poi la variabile del rispetto dei diritti umani che riguarda sia il divieto di tortura che di trattamenti inumani e degradanti. Questi diritti vanno tenuti in considerazione e non si può essere certi che in paesi terzi vengano rispettati. Ricordiamo, solo ad esempio, che l'Egitto è il paese con cui l'Italia ha ancora aperto il caso riguardante le torture e l'uccisione di Giulio Regeni. Peraltro, la legge che punisce la tortura, approvata nel 2017 dal Parlamento italiano, proprio in tal senso era andata a modificare l'articolo 19 del testo unico immigrazione vietando le espulsioni, i respingimenti e le estradizioni ogni volta che sussistano fondati motivi di ritenere che, nei Paesi nei confronti dei quali queste misure amministrative dovrebbero produrre i loro effetti, la persona rischi di essere sottoposta a tortura.

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