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Pistola taser alla polizia locale. Antigone scrive ai sindaci per chiedergli di opporsi

Taser polizia localeIl recente DL Salvini ha introdotto la possibilità per i comuni italiani oltre i 100.000 abitanti di dotare gli agenti di polizia locale di pistole Taser. Un provvedimento contro il quale ci stiamo opponendo. Abbiamo infatti scritto ai consigli comunali e i sindaci delle città più grandi proponendo un ordine del giorno con il quale le stesse si impegnino a non adottare quest’arma.   

"Da settembre in dodici città italiane era partita la sperimentazione dell’arma che oggi anche i corpi di polizia locale dei comuni potranno utilizzare. Un'arma pericolosa - sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - soprattutto su quei soggetti affetti da problemi cardiaci e/o disturbi neurologici e su donne in stato di gravidanza, e che nella pratica viene utilizzata al posto dei manganelli e non delle armi da fuoco". 

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Aumentano i suicidi in carcere, come prevenire

8196430273 ed1ae333e8 oVi è una crescita in termini assoluti, ma soprattutto in termini percentuali: mentre nel 2015 si è suicidato un detenuto ogni 1.200, nel 2018 il rapporto è diventato pari a uno su 900. I dati dicono inoltre che dietro le sbarre ci si ammazza circa venti volte di più che nella vita libera

di Patrizio Gonnella da il manifesto del 23 dicembre 2018

Nelle ultime ore ci sono stati due suicidi in carcere, uno a Messina e l’altro a Trento. Tra i detenuti che negli ultimi mesi si sono ammazzati ci sono anche un giovane senegalese e uno tunisino. Il primo si è suicidato qualche giorno fa nel carcere di Pisa, il secondo a settembre in quello di Civitavecchia. Il giovane senegalese era dentro da circa un mese in custodia cautelare per violazione della legge sugli stupefacenti; pare avesse una qualche forma di disagio comportamentale. Il ragazzo tunisino aveva venticinque anni. Si è ammazzato nell’istituto di Civitavecchia proveniente da quello romano di Regina Coeli. Da lui abbiamo ricevuto una lettera dopo avere saputo della sua morte; ne abbiamo informato le autorità inquirenti.

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Carceri. Affettività, isolamento, telefonate. Antigone presenta una proposta di legge per prevenire i suicidi

suicidi in carcereQuest'anno, fino ad oggi, sono stati 63 i suicidi nelle carceri italiane. Un numero così alto non si registrava dal 2011, quando furono 66. Erano stati 53 lo scorso anno, 45 nel 2016, e si erano fermati a 43 nel 2015. Vi è una crescita in termini assoluti e percentuali; mentre nel 2015 si è suicidato un detenuto ogni 1200 detenuti presenti, nel 2018 se ne è suicidato uno ogni 950. Il tasso di suicidi nelle persone libere è pari a 6 persone ogni 100mila residenti. In carcere ci si ammazza diciannove volte in più che nella vita libera.

Benché i suicidi dipendano da cause personali che non è possibile generalizzare, è facile immaginare come le condizioni di detenzione possano contribuire al compimento di questo atto estremo. "Più cresce il numero dei detenuti - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - più alto è il rischio che essi siano resi anonimi. L’alto numero delle persone recluse aumenta il rischio che nessuno si accorga della loro disperazione, visto che lo staff penitenziario non cresce di pari passo, anzi. I suicidi non si prevengono attraverso pratiche penitenziarie (celle disadorne o controlli estenuanti) che alimentano disperazione e conflitti. Né si prevengono prendendosela con il capro espiatorio di turno (di solito un poliziotto accusato di non sorvegliare il detenuto in modo asfissiante). Va prevenuta la voglia di suicidarsi più che il suicidio in senso materiale". 

"La prevenzione dei suicidi - prosegue Gonnella - richiede l’approvazione di norme che assicurino maggiori contatti con l’esterno e con le persone più care, nonché un minore isolamento affettivo, sociale e sensoriale. Il carcere deve riprodurre la vita normale. Nella vita normale - sottolinea il presidente di Antigone - si incontrano persone, si hanno rapporti affettivi ed intimi, si telefona, si parla, non si sta mai soli per troppo tempo".   

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Dalla parte dei diritti. Campagna tesseramento 2019

Campagna tesseramento Antigone 2019

  

E' un periodo difficile per tutti.  
Assistiamo a un restringimento drammatico degli spazi di democrazia e a un attacco senza precedenti alle associazioni e a chi crede nei diritti umani. 

Negli ultimi mesi ci siamo opposti con forza al decreto sicurezza, alla proposta di legge sulla legittima difesa, al taser in dotazione a tutti. Da qualche settimana è entrata in vigore la riforma penitenziaria. Non è quella per cui abbiamo lottato ma ne monitoreremo comunque l'applicazione. 

All'odio non risponderemo mai con l'odio. Alle fake news non risponderemo mai con le fake news. Continueremo a offrire il nostro punto di vista sulla pena, continueremo a raccontare quello che accade nelle carceri e a metterci a disposizione dei più deboli. 

Il pensiero garantista non è mai stato un pensiero di maggioranza. 
Questo però è un momento in cui è importante il sostegno popolare. Per questo vi chiediamo di aiutarci, di renderci sempre più indipendenti, di permetterci di raggiungere il record di iscritti nella nostra storia.  Proprio oggi, sì, nel momento più difficile. Se non ora quando? 

Iscriviti alla nostra associazione contro la retorica della pena come vendetta.
Patrizio Gonnella, presidente Antigone

Puoi iscriverti seguendo le istruzioni riportate a questo link, oppure contattando una delle nostre sedi regionali.

L’internamento di massa, strategia del capitale

Carcere e fabbricaScaffale. A più di 40 anni dalla sua prima edizione, torna un classico della letteratura sociologica, «Carcere e fabbrica» di Dario Melossi e Massimo Pavarini, edito dal Mulino

di Patrizio Gonnella da il manifesto 30/10/2018

C’è più di un modo per interpretare la crisi della democrazia e dello stato di diritto in cui siamo precipitati. Ci si può affidare a modelli economici, a tecnicalità giuridiche, ad approfondimenti geo-politici oppure leggere (o rileggere) uno straordinario classico della letteratura sociologia e penologica contemporanea quale è Carcere e fabbrica di Dario Melossi e Massimo Pavarini (Il Mulino, pp.336, euro 15). A tre anni dalla scomparsa di Massimo Pavarini, e a più di quaranta dalla prima edizione del saggio risalente all’oramai lontano 1977, il volume arriva nelle librerie, nelle università e nelle biblioteche italiane in un momento nel quale abbiamo eccezionalmente bisogno di strumenti critici approfonditi di analisi. Nella postfazione, lo stesso Massimo Pavarini scrive che «Carcere e fabbrica appartiene a quel movimento revisionista che legge il carcere e la cultura correzionalistica come necessità della modernità». 

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Con il taser in carcere si torna agli anni Settanta

pistola taserdi Patrizio Gonnella (presidente Antigone) e Riccardo De Vito (presidente Magistratura Democratica) da il manifesto del 28 ottobre 2018

Il Sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone ha annunciato – in un post su Facebook ripreso dalle agenzie di stampa – di concordare con il Ministro Alfonso Bonafede sull’apertura al taser per la Polizia Penitenziaria, sostenendo la necessità di dotare, in via sperimentale, gli Istituti di pena di questo strumento di deterrenza. Aspettiamo di conoscere la posizione ufficiale del Ministro, ma auspichiamo davvero che si prendano le distanze da questa idea pericolosa e controproducente. Il sistema penitenziario non si può governare con le armi. L’introduzione della pistola elettrica nelle carceri – in spregio al disposto dell’ultimo comma dell’art. 41 dell’ordinamento penitenziario, in base al quale gli agenti in servizio nell’interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore – riporterebbe il carcere ad essere quel luogo violento, conflittuale e non conforme a Costituzione che il nostro Paese ha conosciuto fino a prima della riforma penitenziaria del 1975. Un carcere ben diretto, con un clima sereno al proprio interno, con un trattamento aperto, occasioni di intrattenimento, di formazione, di istruzione, di informazione riduce i tassi di conflittualità ben di più che qualche scarica di elettroshock.

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LEGITTIMA DIFESA. Oltre 27mila persone firmano la petizione di Antigone per dire no al Far West in Italia

Oggi inizia dal Senato l'iter Parlamentare della proposta di legge sull'allargamento del regime della legittima difesa. 
"Una legge manifesto - secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - che si fonda sull’assenza totale di bisogni reali di prevenzione criminale e che metterebbe a rischio la sicurezza, attaccando principi giuridici consolidati del nostro ordinamento, intaccando il monopolio dell’uso della forza da parte delle Forze di Polizia, e che vorrebbe mettere il bavaglio ai giudici". 

"Oggi i dati degli omicidi - sostiene Gonnella - sono ai minimi storici e incentivare il possesso e l'utilizzo delle armi non farà altro che far aumentare il numero dei morti nel nostro paese. Inoltre anche i numeri delle rapine sono incomparabilmente minori rispetto a quelle dei furti in casa. La differenza tra le due è appunto l'uso della violenza".

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Progetto SAVE. Un documento sulla legislazione europea che protegge le vittime

Progetto SaveNei giorni scorsi siamo stati a Timisoara a discutere di possibili azioni di mediazione a sostegno delle vittime. In carcere e fuori è importante che si sostenga chi ne ha bisogno, per via del reato subito e perché in condizioni di vulnerabilità. Lo abbiamo fatto nell'ambito del progetto SAVE per il quale è stato elaborato un'utile documento sulla legislazione europea che protegge le vittime (potete leggerlo qui).

Il progetto SAVE (Supporting Actions for Victims of crime), di cui Antigone è partner, e a cui partecipano anche l'associazione A buon diritto, la Cooperativa Sociale CRISI (Cooperativa Sociale - Centro ricerche interventi sullo stress interpersonale), l'associazione portoghese Animam Viventem e l'organizzazione rumena MISIT, (entrambe esperte in mediazione penale) è finanziato dalla DG Justice della Commissione Europea e ha una durata di 24 mesi. L'apporto specifico di Antigone consiste in particolar modo nella condivisione della conoscenza del sistema penitenziario dei bisogni dei soggetti più vulnerabili del sistema penale.

Tra gli obiettivi del progetto vi sono la condivisione della conoscenza e delle buone pratiche in materia dei diritti delle vittime; la creazione di un modello di servizi di assistenza alle vittime e più in generale l'implementazione della direttiva 2012/29/EU, che stabilisce standard minimi sui diritti delle vittime e sul sostegno la protezione che è necessario apportare loro.

A Campobasso attivato il nostro sportello di assistenza legale per i detenuti

carcere campobassoDal 17 settembre la nostra sede regionale di Antigone Molise ha dato il via ad una attività di sostegno per le esigenze dei detenuti del carcere di Campobasso e per le loro famiglie. Lo Sportello è operativo, per il momento, nelle sole giornate di martedì e giovedì (dalle ore 11 alle ore 13) presso la sede di Via Gioberti 20 (Passaggio a Livello San Pietro, Via Mazzini). Un gruppo di esperti, avvocati, medici, assistenti sociali, assicura consulenza a tutti i detenuti ed alle loro famiglie per l’approccio e la soluzione di problemi legati alle difficili opportunità di gestione.

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Contro la nuova legge sulla legittima difesa, mobilitati con noi!

No Far WestIl 23 ottobre la legge per l’allargamento del regime della legittima difesa inizierà dal Senato il suo iter parlamentare. Questa proposta metterà a rischio la sicurezza, fondandosi sull’assenza totale di bisogni reali di prevenzione criminale

Da qualche mese abbiamo lanciato una petizione popolare con la quale chiediamo al Parlamento di non approvare la legge. Attualmente 27.000 persone la hanno già firmata. In vista dell’approdo al Senato vogliamo rilanciare alcune iniziative per far sentire forte la nostra voce.

Mobilitati con noi. Ecco come puoi farlo: 

  1. Puoi farlo su twitter. Il 23 ottobre a partire dalle ore 10.00, pubblica un tweet con questo testo “Contro la liberalizzazione dell’omicidio, contro il Far West in Italia, no alla legge sulla legittima difesa #NoFarWest”, oppure con un testo a tua scelta. Ricorda solo di utilizzare l’hashtag #NoFarWest. 
  2. Puoi farlo su tutti i social. Cliccando su questo link trovi un foglio A4: stampalo, fatti una foto e condividila sui tuoi account twitter, facebook o instagram, ricordandoti di utilizzare l’hashtag #NoFarWest nel testo che deciderai di scrivere per accompagnare la foto.
  3. Puoi farlo via mail. Sempre già da oggi puoi scrivere ai Senatori della Commissione Giustizia una lettera nella quale gli chiedi di non approvare questa legge. Qui trovi il testo della lettera che abbiamo predisposto noi (insieme agli indirizzi e-mail dei Senatori). Anche in questo caso puoi anche decidere di utilizzare la nostra lettera o scriverne un’altra. 
  4. Puoi farlo sul web. Firmando la nostra petizione e condividendola con i tuoi amici e conoscenti per far aumentare il numero dei firmatari. 

Nei prossimi giorni inoltre organizzeremo altre iniziative per la consegna delle firme raccolte. Ne daremo notizia sul nostro sito e sui nostri account facebook e twitter e attraverso la nostra newsletter. Seguici (o iscriviti) per rimanere aggiornato su questa iniziativa.

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