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Carceri/droghe: il proibizionismo ci costa oltre 1 miliardo l'anno

legalizzare copiaOltre un miliardo di euro l’anno. Ben oltre i dieci miliardi di euro spesi negli ultimi dieci anni. È il costo indiretto della guerra alla droga nel nostro paese. Queste cifre, infatti, sono quelle che spende ogni anno lo Stato Italiano per tenere in carcere persone condannate per fatti di droga. Persone che nella grande maggioranza dei casi non hanno nessuno tipo di pericolosità sociale. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di consumatori, piccoli coltivatori e piccoli spacciatori. Ovvero di coloro che più di altri finiscono nelle reti della giustizia penale. Nel solo 2014 delle 29.474 segnalazioni all’autorità giudiziaria, 26.692, tra queste la maggior parte per cannabis, sono state per violazione dell’art. 73 DPR 309/90 (che colpisce consumatori e piccoli spacciatori), solo 2.776 quelle per violazione dell'art 74 (che colpisce l'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti).  

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Papa/Amnistia. La dichiarazione di Patrizio Gonnella

Papa-Francesco-nel-carcere-di-Castrovillari-AnsaPapa Francesco ricorda che ogni Giubileo sia sempre stato accompagnato da un provvedimento di amnistia. Il Papa ha il coraggio di riportare al centro la questione della giustizia penale e dell'ingiustizia di un sistema che incarcera troppe persone la cui più grande responsabilità è l'essere poveri, stranieri, tossicodipendenti, malati psichici. Ci vorrebbe oggi un provvedimento che riporti giustizia. I detenuti sono intorno alle 53 mila unità. Non bisogna avere paura di ridurre i numeri con la clemenza e allo stesso tempo abrogando leggi ingiuste come quella sulle droghe che rovina tanti ragazzi. Vanno incentivate invece sanzioni di comunità  e misure alternative. Va inoltre finalmente fatto quello che Papa Francesco ha fatto nel codice Vaticano con motu proprio, ovvero va introdotto il delitto di tortura nel codice penale e vanno diminuite tutte le pene a partire dall'abrogazione dell'ergastolo. Anche Obama ha annunciato una riforma della giustizia penale all'insegna della minore durezza e del maggiore recupero sociale.

Comunicato Stampa. Meno reati e meno detenuti. Non tornare indietro.

carceriMeno reati e meno detenuti. Non tornare indietro. 
Le proposte di Antigone approvate dalla commissione Giustizia della Camera: attenzione ai diritti degli stranieri, dei minori, più misure alternative e sessualità.

Il calo dei reati annunciato dal ministro Alfano (-9,2% rispetto al 2014) è veramente una buona notizia. Ed è contestuale alla decrescita della popolazione detenuta. Oggi i detenuti sono circa 52 mila. Nel 2010 erano 68 mila. Ciò significa che meno detenuti comportano anche più sicurezza pubblica. La giustizia mite paga. La giustizia dal volto truce, dalle pene esemplari e simboliche non ha alcuna efficacia deterrente. Per questo va assecondato un percorso di deflazione numerica senza cedimenti o passi indietro verso un diritto penale invadente e dalle pene sproporzionate. 

Va anche detto che il modello di carcerazione deve sempre più essere ispirato a principi di rispetto della dignità umana. Più vi è legalità e umanità nel sistema penitenziario più questo produce effetti significativi nell’abbassamento della recidiva. 

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Antigone Puglia sul decesso del giovane Lorenzo Toma

logo antigoneLa morte del giovane Lorenzo Toma ci lascia molto tristi perchè la sensazione che si prova quando a morire è un ragazzo è quella di aver perso un sogno, il futuro e la speranza insieme. Non è la prima volta che la cronaca racconta di tragedie come questa consumate in discoteca nei rave party o durante i concerti. E ogni volta che simili episodi accadono, le teorie moralizzatrici e i giudizi si sprecano e si alza la voce di chi pensa di risolvere il problema sballo e movida a botte di ordinanze di chiusure dei locali e controlli a tappeto. Chi specula lo fa in nome di leggi più severe, pacchetti sicurezza ad oltranza e pene detentive più elevate. Reprimere, stoppare i luoghi di aggregazione giovanile che siano discoteche, le T.a.z. dei rave, i centri sociali, vuol dire ancora una volta chiudere definitivamente ai giovani e fallire come educatori.

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30 luglio 2015, Antigone presenta il pre-rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia

Il prossimo 30 luglio 2015 a Roma, dalle ore 11.00, Fondazione Basso (via della Dogana Vecchia 5), Antigone presenterà un pre-rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia. 

Verranno presentati gli esiti delle visite effettuate in questi primi mesi dell'anno e saranno forniti dati e numeri aggiornati su carceri e detenzione.

Verranno inoltre illustrati i 20 punti proposti da Antigone per la discussione che si sta svolgendo nell'ambito degli Stati Generali dell'Esecuzione Penale, organizzati dal Ministero della Giustizia.

LA CARTELLA STAMPA (.pdf)

I 20 PUNTI DI ANTIGONE (.pdf)

Roma, 27/07/2015

Carcere di Parma. I primi esiti della nostra visita

10860837 969867789721696 6281381400440075843 oSiamo stati in visita al carcere di Parma in data venerdì 17 luglio 2015. La visita è stata condotta insieme al Garante dei detenuti di Parma Roberto Cavalieri. Siamo stati accolti dalla vicedirettrice Lucia Monastero e dal Comandante della Polizia Penitenziaria Domenico Gimmelli.

Rispetto ad altri istituti a Parma vi è una minore diminuzione di detenuti rispetto al 2012 passandosi dai 640 detenuti del 2012 ai 536 attuali a fronte di una capienza regolamentare di 350 detenuti. In media vi sono due detenuti per cella e anche diversi detenuti in celle singole. Rispetto al 2012 sono stati riaperti i centri diagnostici terapeutici e sono stati potenziati dalal Asl con inserimento di nuove visite specialistiche anche se ci vengono segnalati tempi lunghi per poter accedere a determinati tipi di prestazioni sanitarie, in particolare per i cardiopatici stante che ben 160 detenuti soffrono di tali patologie.

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Suicidi a Regina Coeli. Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone

11078259 689443051162259 3064525589418298004 nCOMUNICATO STAMPA - Suicidi a Regina Coeli. Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone

Le due tragedie di Regina Coeli devono indurre a rivedere e se possibile eliminare del tutto la pratica dell'isolamento e a investire energie umane nei reparti dei nuovi giunti, dove a tutti deve essere consentito di vivere in comunità e di avere un sostegno psicosociale adeguato. E questo un compito anche delle ASL.  

Nel Lazio la Regione ha approvato un protocollo per la prevenzione dei suicidi in carcere. Va reso operativo.  

La questione dei suicidi in carcere non c'entra con il numero degli agenti di polizia penitenziaria, già oggi tra i più alti di Europa. Di tutto ciò gli Stati Generali dell'Esecuzione Penale, organizzati dal ministero della Giustizia, sono un'ottima occasione per cambiare in meglio le prassi.  

Roma, 21/07/2015

La denuncia di Antigone: a tre anni dalla morte di Alfredo Liotta, le indagini preliminari ancora non si sono chiuse

cavadonna 3COMUNICATO STAMPA - Denuncia del Difensore civico di Antigone (Simona Filippi): a tre anni dalla morte di Alfredo Liotta, le indagini preliminari ancora non si sono chiuse

Era il 26 luglio del 2012, quando Alfredo Liotta, a soli 41 anni, veniva trovato cadavere nella sua cella della C.C.di Siracusa.
Secondo lo psichiatra dei familiari, Alfredo era affetto da “epilessia tonico clonica temporale con aura ad espressività comportamentale caratterizzata da perdita percettiva spazio-temporale, deliri e allucinazioni, aggressività, rotture comportamentali.”

In un esposto depositato a luglio 2013, il Difensore civico di Antigone denunciava i molti aspetti oscuri e contraddittori delle cause che hanno portato alla morte di Alfredo: cosa è stato fatto per i problemi fisici e psichici del detenuto, considerati “strumentali” dal personale penitenziario, quando nel giro di sei mesi aveva perso circa 40 chili e non riusciva più neanche a camminare?

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Tortura. Chiediamo a Renzi un impegno diretto per la legge

renzi-pdGentile Presidente del Consiglio,

dal 1988 l’Italia aspetta di tener fede ad un impegno assunto dinanzi alla comunità internazionale, allorché il Parlamento ratificò la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Finora ogni tentativo di inserire il reato di tortura nel codice penale è andato a vuoto. In più occasioni le corti internazionali e quelle interne hanno stigmatizzato questa lacuna che costringe il nostro Paese a restare sotto lo sguardo critico degli organismi sovranazionali.

Abbiamo molto apprezzato il suo intervento nell’aprile scorso quando a proposito del reato di tortura ha affermato che approvarlo “è la risposta di chi rappresenta un Paese”.

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No all'aumento di pena per furti e rapine. Non è così che si contrasta il crimine.

COMUNICATO STAMPA - "I più grandi studiosi di diritto penale ci hanno insegnato che il sistema penale deve essere impermeabile agli umori dell'opinione pubblica. Oggi su un grande quotidiano c'è addirittura un sondaggio on-line nel quale si chiede se siamo d'accordo all'aumento di pena carceraria per scippi e furti in appartamento. Su questi temi vince sempre chi la spara più grossa. Su questi temi vince sempre il Salvini di turno perché parla alla pancia e non alla ragione delle persone" sono le parole di Patrizio Gonnella, presidente nazionale di Antigone.

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