È scoppiato in queste ore il caso del marocchino arrestato a Milano perché potrebbe essere coinvolto nelle vicende tragiche degli attentati in Tunisia. “Sul fatto che il giovane sia o meno coinvolto in questo fatto lo capiremo, una cosa tuttavia è certa, non può essere estradato in quel paese perché li vige la pena di morte” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
A vietarlo è il codice di procedura penale dopo la pronuncia della Corte Costituzionale di quasi vent'anni fa nel caso Pietro Venezia, patrocinato e seguito da Antigone con l’avvocato Arturo Salerni.
Pietro Venezia si era rifugiato in Italia a seguito di un omicidio commesso in Florida, con il governo statunitense che ne aveva chiesto l’estradizione, concessa dall’allora Ministero di Grazia e Giustizia. Antigone impugnò quella richiesta fino alla Corte Costituzionale che, con la sentenza 223/1996, stabilì l’impossibilità di estradare una persona verso paesi che hanno la pena di morte.
COMUNICATO STAMPA - "Bene gli Stati generali sulle carceri e la proposta di coinvolgere tutto il mondo penitenziario,ovvero operatori, esperti ed associazioni. Ogni percorso di riforme solo se aperto alla partecipazione potrà tenere conto della pluralità dei punti di vista.
Antigone ha le sue proposte al fine di: estendere il sistema delle misure alternative, rendere la vita dentro più rispettosa delle norme internazionali, assicurare uno sguardo particolare a stranieri e donne, prevedere regole ad hoc per i minorenni reclusi negli istituti penali per minori, osare in materia di iniziative per i tossicodipendenti, estendere i circuiti di carcere aperto, universalizzare il diritto di voto dei detenuti, cancellare le pene accessorie stigmatizzanti, favorire i piani per la salute, prevedere la sessualità."
Roma, 19/05/2015
Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, si è detto indignato per la condanna inflitta all'Italia in merito alle torture della Diaz (qui le dichiarazioni).
Questa di seguito la nostra risposta.
Ad essere indignato non dovrebbe essere Cantone ma i cittadini italiani, sia quelli che per ottenere giustizia si sono dovuti rivolgere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo invece che ai tribunali del loro paese, sia tutti gli altri che si trovano a vivere in un Paese che, dopo oltre 26 anni, non rispetta gli impegni assunti con le Nazioni Unite dando seguito alla ratifica della convenzione contro la Tortura.
COMUNICATO STAMPA - Da qualche settimana il Comune di Torino ha bandito il concorso per la nomina del Garante dei diritti per le persone private della libertà, in seguito alla scadenza del quinquennio in cui l’attuale garante Maria Pia Brunato ha ben operato nell’ambito di un ruolo delicato e prezioso per l’effettiva tutela dei diritti garantiti formalmente dal nostro ordinamento.
Si tratta di un ruolo ancor più rilevante con la prossima nomina del Garante nazionale che dovrà avvalersi della rete dei garanti locali al fine di assicurare una sua maggiore incisività operativa, in una materia in cui è essenziale il continuo monitoraggio sul territorio delle pratiche di restrizione della libertà.
Ieri mattina Antigone ha scritto ai Senatori chiedendo che facciano presto ad approvare il disegno di legge per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale.
Vi invitiamo a fare altrettanto copiano il testo che trovate di seguito e inviandolo ai componenti della Commissione Giustizia del Senato: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Commissioni/0-00002.htm
Gentile Senatore,
l’Italia ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura nell’oramai lontano 1988. Nonostante gli obblighi cogenti presenti all’interno del Trattato delle Nazioni Unite il nostro Paese non ha ancora il delitto di tortura nel codice penale.
COMUNICATO STAMPA - Un caso di ingiustizia e disumanità dell’attuale legge sulle droghe. “Subito una nuova legge” dichiara Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone.
Lo scorso 13 aprile un giovane romano di 25 anni ha subito una condanna a un anno di carcere per avere coltivato erba per finalità terapeutica.
Orfano di padre all’età di 12 anni si è ritrovato con una madre affetta da gravi patologie (hiv, epilessia farmacorestistente, depressione, cirrosi, altro). Il medico ha prescritto alla mamma derivati cannabinoidi. Lui non è ancora riuscito ad ottenere per vie legali. Così ha deciso di alleviare i dolori della mamma producendola a casa.
Detenuto italiano che vive con la bombola d’ossigeno ed è in gravi condizioni di salute rischia l’estradizione in Albania. Antigone chiede di sospendere l’esecuzione del provvedimento
Paolo Iodice, detenuto presso la casa circondariale di Regina Coeli a Roma, rischia l’estradizione in Albania dove deve scontare una pena di quattro anni perché ritenuto colpevole dei reati di traffico di veicoli e falso documentale. Il suo stato di salute è tuttavia molto grave e l’esecuzione del provvedimento di estradizione potrebbe provocare danni irreversibili. Per tale motivo Antigone ha chiesto alle autorità italiane di sospendere il provvedimento a tutela della sua salute e della sua stessa vita.
Durante la conferenza stampa di presentazione del nostro XI Rapporto sulle condizioni di detenzione è intervenuta anche la figlia del signor Muhammad Iqbal. Alcuni mesi fa, alla soglia dei suoi cinquantasette anni, è stato portato nel carcere romano di Rebibbia per scontare una condanna a oltre nove anni di carcere. Il signor Muhammad è stato condannato per reati riguardanti un traffico internazionale di stupefacenti commessi nel lontano 1996. Iqbal Muhammad è entrato in carcere per scontare una pena a distanza di 19 anni dai fatti. Che valore può mai avere tale pena?
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